Jacques Berenguer: differenze tra le versioni

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Malavitoso di alto livello, ricercato dalle polizie di mezzo mondo sin dagli anni sessanta, Berenguer fece il suo arrivo a [[Roma]] nel 1971. Accusato dell'omicidio di una prostituta e sospettato nel 1972 di aver ucciso con quattro colpi di pistola il pregiudicato tunisino Gaspard Orland, ritrovato poi fuori dai cancelli dell'ospedale San Giovanni, è costretto alla fuga dalla capitale.
 
Arrestato a Genova, nel [[1973]], inscenò una protesta di 96 ore sul tetto del carcere per sollecitare la concessione della libertà provvisoria. Liberato, in quello stesso anno, si trasferisce di nuovo a [[Roma]] dove giunse con la notorietà di un grande malavitoso e riuscì a introdursi ben presto nella malavita capitolina, prendendo contatti con i più noti criminali della città. In particolare, però, Berenguer strinse amicizia con l'altro marsigliese [[Albert Bergamelli]] e con il bresciano [[Maffeo Bellicini]] con i quali mise in piedi un gruppo criminale conosciuto come [[Clan dei marsigliesi|la banda delle tre B]] e, più tardi, come il [[Clan dei marsigliesi]].<ref>{{cita|Armati, 2006|p. 181}}.</ref>
 
===Il Clan dei marsigliesi===
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Grazie all'inchiesta portata avanti dal magistrato romano [[Vittorio Occorsio]], le serie di reati della banda venne interrotta con gli arresti, da parte delle forze dell'ordine, dei più importanti boss.
 
Berenguer riuscì a fuggire a [[New York]] dove venne poi catturato nel 1980 ed estradato in Italia.<ref>{{cita|Selvetella, 2010|p. 90}}.</ref>
 
Il 25 febbraio del 1981, per la rapina di piazza dei Caprettari, venne condannato all'ergastolo e giocò la strada della semi-infermità mentale. Nonostante la falsa perizia del criminologo [[Aldo Semerari]], restò comunque in carcere mettendo fine alla propria attività criminale. Venne poi ucciso, nel 1990, nel carcere di [[Nizza]].