Umberto Bardelli: differenze tra le versioni

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Nel febbraio [[1930]] si imbarcò sull'[[incrociatore pesante]] ''[[Trieste (incrociatore)|Trieste]]'', e il 10 luglio è nominato Tenente del [[Genio Navale]], frequentando poi la Scuola di Ingegneria Navale di Genova, per venire assegnato all'Ufficio del Genio Navale<ref name="Pansa">Giampaolo Pansa, ''I figli dell'Aquila'', Sperling e Kupfer, Milano, 2014.</ref> di Trieste.
 
Nel novembre [[1932]] si imbarcò per la prima volta su di un [[sommergibile]], il ''[[Enrico Toti (sommergibile)|Toti]]'',<ref name=B4p131>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2013|p. 131}}.</ref> per passare poi, il 1 marzo [[1933]], sul ''[[Ciro Menotti (sommergibile)|Menotti]]'', e dal 16 novembre dello stesso anno sullo ''[[Tito Speri (sommergibile)|Speri]]''.<ref name=B3p36>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2013|p. 36}}.</ref> Nell'ottobre [[1934]] sposò la signorina Luigia Maresca, che gli darà una figlia, Serena, e nel luglio 1936 viene nominato Capitano del Genio Navale, per imbarcasi quindi sul sommergibile ''[[Fratelli Bandiera (sommergibile)|Fratelli Bandiera]]''.<ref name=B3p39>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2013|p. 39}}.</ref> Dopo una parentesi a [[Massaua]], nel [[Mar Rosso]], il 15 dicembre [[1937]] viene destinato a Taranto, dove prende parte all'allestimento del ''[[Benedetto Brin (sommergibile)|Benedetto Brin]]'',<ref name=B4p150>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2014|p. 150}}.</ref> un sommergibile appartenente alla [[classe Marcello]].<ref name=B4p145/> Nel febbraio 1938 vi è il trasferimento a [[Monfalcone]] per seguire l'allestimento del sommergibile ''[[Giacomo Nani (sommergibile 1938)|Giacomo Nani]]'';<ref name=B4p149>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2013|p. 149}}.</ref> come Capo Servizio del Genio Navale è imbarcato su varie unità sommergibili<ref>Sui sommergibili ''Nani'' e ''Speri'' (27 maggio-27 giugno 1938), e poi sul ''[[Giovanni da Procida (sommergibile)|Giovanni da Procida]]'', ''[[Alberto Guglielmotti (sommergibile 1938)|Guglielmotti]], ''[[Archimede (sommergibile 1939)|Archimede]]'' e ''[[Console Generale Liuzzi|Liuzzi]]'', di cui seguì anche l'allestimento (30 settembre 1938-20 maggio 1940).</ref> fino al maggio del 1940 presentandosi allo scoppio della guerra come uno dei più esperti ufficiali del Genio Navale della Regia Marina.
 
===La seconda guerra mondiale===
[[File:Junio Valerio Borghese and Umberto Bardelli April 1944 Nettuno.jpg|thumb|upright=1.4|Umberto Bardelli con [[Junio Valerio Borghese]] nell'aprile del 1944 sul fronte di [[Nettuno (Italia)|Nettuno]], pochi mesi prima della morte]]
 
Allo scoppio delle ostilità, il 10 giugno del [[1940]], si trovava imbarcato sul sommergibile posamine ''[[Zoea (sommergibile 1938)|Zoea]]'',<ref name=B4p143>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2013|p. 143}}.</ref> che fu impiegato in missioni di trasporto munizioni verso l'[[Africa settentrionale italiana]] e posa di mine.<ref name=B4p145>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2013|p. 145}}.</ref> Per la sua partecipazione ad una missione di posa [[Mina navale|mine navali]] della acque [[Palestina|palestinesi]] fu decorato con la [[Valor militare|medaglia di bronzo al valor militare]].
 
Rimase sul teatro di operazioni del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo orientale]] fino all' ottobre dello stesso anno quando passò a bordo del ''Benedetto Brin'', al comando del tenente di vascello Longanesi Cattani, sul quale, il 25 ottobre, oltrepassò lo stretto di Gibilterra in immersione per la raggiungere la base atlantica di [[Bordeaux]] ([[BETASOM]]).<ref name=B4p171>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2013|p. 171}}.</ref> Durante la navigazione il ''Brin'' rimase danneggiato, e si rifugiò a [[Tangeri]] per eseguire le necessarie riparazioni.<ref>In questa occasione si meritò un encomio solenne con la seguente motivazione: ''In località lontana dalla base contribuiva in modo efficace con tenacia ed entusiasmo, a ripristinare rapidamente la piena efficienza del proprio sommergibile danneggiato da offesa nemica”. (Oceano Atlantico, dicembre 1940).</ref>
 
Nel febbraio [[1941]] si imbarco come direttore di macchina<ref name="Pansa"/> sul ''[[Reginaldo Giuliani (sommergibile)|Reginaldo Giuliani]]'',<ref name=B4p153>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2013|p. 153}}.</ref> che nel mese di marzo si trasferì presso la base germanica di [[Gotenhafen]]<ref>A Gotenhafen fu edotto sulle soluzioni tecniche adottate per la realizzazione dei più recenti sommergibili tedeschi, e sul loro armamento. Durante la sua permanenza strinse una solida amiciazioa con il capitano [[Enzo Grossi]].</ref> per un lungo periodo di addestramento al combattimento nell'Oceano Atlantico, assegnato alla sezione di tattica italiana ('''Marigammason''').<ref name=B4p155>{{Cita|Bagnasco, Brescia 2013|p. 155}}.</ref> Rimase in Germania fino al febbraio [[1942]], rientrando in Patria in quanto assegnato all'Ufficio Allestimento Sommergibili di Taranto (marzo-ottobre 1942). Promosso Maggiore del Genio Navale il 18 ottobre 1942, si imbarcò il 21 successivo sulla [[nave da battaglia]] ''[[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]]'', per passare il 6 dicembre sul [[cacciatorpediniere]] ''[[Bombardiere (cacciatorpediniere)|Bombardiere]]'', ma già il 28 dicembre rientrò sulla ''Vittorio Veneto''. Decorato con la [[Croce di guerra al valor militare]], dal 22 maggio 1943 e fino al 31 agosto dello stesso anno fu imbarcato sull'[[incrociatore leggero]] ''[[Scipione Africano (incrociatore)|Scipione Africano]]'' di stanza a [[La Spezia]] e poi a [[Genova]]. A bordo dell'incrociatore prese al forzamento dello [[stretto di Messina]] ('''Operazione Scilla''') nei confronti delle unità leggere anglo-americane che lo pattugliavano a seguito degli eventi bellici in [[Sicilia]] del luglio 1943 riuscendo a raggiungere la base di Taranto, meritando una seconda Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
 
Sbarcato dallo ''Scipione Africano'' il 31 agosto andò in licenza, raggiungendo la famiglia a [[Laurana]], dove lo colse l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] dell'8 settembre 1943. Raggiunta Trieste<ref>Nino Arena, ,''R.S.I. Forze Armate della Repubblica Sociale'', Albertelli Editore, Parma, 1999, pp. 314-315.</ref> si mise in un primo tempo a disposizione delle autorità militari tedesche, e poi Pola.<ref name=M5p6>{{Cita|Martinelli 2005|p. 6}}.</ref> Qualche tempo dopo, saputo che il comandante [[Junio Valerio Borghese]] stava riorganizzando la [[Xª Flottiglia MAS (RSI)|Xª Flottiglia MAS]] sotto le insegne della [[Repubblica Sociale Italiana]], partì da Trieste per raggiungere la caserma del Muggiano, La Spezia,<ref>Arrivò a La Spezia il 18 settembre, con regolare permesso rilasciato dalle autorità militari tedesche.</ref> al comando di una piccola autocolonna<ref>A bordo vi era anche la sua famiglia.</ref> che trasportava militari e materiale sottratto all'arsenale di Pola.<ref name=M5p8>{{Cita|Martinelli 2005|p. 8}}.</ref> Godendo della piena fiducia di Borghese si dedicò subito, con il grado di capitano di corvetta, all'organizzazione di una prima unità di fanteria di marina,<ref>Con la costituzione del battaglione "Lupo" e di quello "Nuotatori Paracadutisti" fu formato il Reggimento fanteria di marina "San Marco".</ref> il battaglione "Maestrale", poi ridenominato "Barbarigo"<ref name=R8p91>{{Cita|Rocco 1998|p. 91}}.</ref>
 
Passato al comando del [[Battaglione "Barbarigo"]],<ref name=R8p91/> il 20 febbraio 1944 alla testa del suo reparto partì per la zona di operazioni, venendo rischierato ad Anzio/Nettuno.<ref name=M5p19>{{Cita|Martinelli 2005|p. 19}}.</ref> Rimase in zona di operazioni fino al 27 aprile, passando quindi al comando del 1º Reggimento fanteria di marina "San Marco".<ref name="Pansa"/> Rientrò nel nord Italia il 4 giugno raggiungendo la zona di [[Viverone]],<ref name=R8p92>{{Cita|Rocco 1998|p. 92}}.</ref> nelle vicinanze di Ivrea, per ricostituire il reggimento, decimato dai combattimenti.<ref name="Pansa"/>
 
===La morte===
La diserzione di un ufficiale del battaglione "Sagittario" allora di stanza ad [[Agliè]], che tentò di raggiungere Torino con la cassa del reparto<ref>Si trattava di Gaetano Oneto, Ufficiale di Amministrazione, che fuggì con la moglie e due marò della stazione di Ozegna.</ref>, provocò il suo diretto intervento.<ref name=A7p8>{{Cita|ACTA n.63, maggio-luglio 2007|p. 8}}.</ref>
Nel pomeriggio dell'8 luglio 1944, a Ozegna,<ref name=R8p92/> una frazione a sud di [[Cuorgnè]] ([[Torino]]), raggiunse alla testa di reparto motorizzato della Decima Mas la piazza del paese per discutere uno scambio di prigionieri.<ref name=R8p92/> Si trattava di una quarantina di Marò del Battaglione "Barbarigo" reduci dal fronte di Anzio, che iniziarono a parlamentare con il comandante dei partigiani Piero Urati. Dopo pochi minuti questi, pistola alla mano, intimò a Bardelli di gettare le armi e arrendersi, ma al rifiuto di Bardelli i partigiani di Urati aprirono il fuoco. Nonostante un tentativo di resistenza, i partigiani ebbero il sopravvento sui repubblichini, e Bardelli fu uno dei primi a cadere.<ref name=M5p19/> Lo scontro costò la vita a nove marò<ref>Si trattava del c.c. Umberto Bardelli, del s.t.v. Salvatore Beccocci, del capo di 3ª cl. Francesco Redentino, del s.c. Ottavio Gianolli, e dei marò Gianni Biaghetti, Franco De Berardinis, Pietro Fiaschi, Giovanni Grosso, Armando Masi, Pietro Repetti.</ref> e numerosi feriti<ref>Alla salma di Bardelli alcuni partigiani, ma più probabilmente si trattava di abitanti del posto, strapparono due denti d'oro e altri due marò uccisi vennero rinvenuti lordati di letame.</ref> mentre 29 furono fatti prigionieri.<ref name=A7p8/> Perirono anche tre partigiani e un civile.<ref name=A7p8/> Il giorno successivo giunse ad Ozegna alla testa di un reparto il comandante Borghese che, nonostante le insistenze di alcuni sottoposti, impedì qualsiasi tipo di rappresaglia contro la popolazione. I funerali dei caduti furono celebrati a [[Ivrea]] il 14 luglio. Nei primi giorni dell'ottobre 1944, il battaglione "Barbarigo" mosse all'attacco dei partigiani attestati nella zona di Rimordono (Torino).<ref name=R8p92/> I marò sbaragliarono le formazioni avversarie, costringendo le bande a riparare in territorio francese.<ref name=R8p92/> La salma di Bardelli sarà poi seppellita nella tomba Duelli al Verano, assieme a molti dei suoi Marò, e quindi traslata il 16 giugno 2005 al [[Campo della Memoria]], divenuto Cimitero Militare, di [[Nettuno (Italia)|Nettuno]] dove riposerà circondata dai Caduti del battaglione "Barbarigo".