Fulvio Setti: differenze tra le versioni
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|Ref =Dati tratti da ''Sotto ai Grandi Cieli. Fulvio Setti: l'oro dei servizi aerei speciali''<ref name=V4p22>{{Cita|Viola 2014|p. 22}}.</ref>
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{{Bio
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== Biografia ==
Nacque a [[Modena]] il 16 febbraio [[1914]], figlio di Alberto di professione commerciante. Studente universitario alla Facoltà di [[economia e commercio]] dell'[[Università di Bologna]], iniziò a praticare l'[[atletica leggera]] nella specialità ostacoli.<ref name=V4p22/> Divenuto campione italiano fu indicato per partecipare alle [[Giochi della XI Olimpiade|Olimpiadi di Berlino]] del [[1936]], ma nel corso della selezione olimpica suo padre gli chiese fermamente di aiutarlo nell'attività di famiglia, ed egli simulò un infortunio muscolare, mantenendo il segreto con tutti<ref>Compresi tecnici, preparatori atletici e compagni di squadra.</ref> sul vero motivo del suo ritiro.<ref name=V4p22/> Pur non prendendo parte alle olimpiadi continuò l'attività sportiva in seno alla società sportiva "La Fratellanza" di Modena,<ref>In cui era entrato all'età di quattordici anni.</ref> partecipando a numerosi meeting internazionali. Durante un incontro [[Italia]]-[[Svizzera]] stabilì il suo record personale sui [[110 metri ostacoli]] in 15” e 6/10.<ref>Tale record è ancora citato nell'Albo d'oro della società sportiva "La Fratellanza" di Modena.</ref><ref name=V4p23>{{Cita|Viola 2014|p. 23}}.</ref>
Preso dalla passione per il volo, nel corso del [[1936]] conseguì il brevetto di [[Pilota (aviazione)|pilota civile]] presso l'[[Aero Club]] "Guido Colli"<ref>Conseguì il brevetto sotto la guida dell'istruttore Adolfo Lancellotti.</ref> della sua città natale.<ref name=V4p23/> Il conseguimento del brevetto gli permise di svolgere il [[Servizio militare|servizio militare di leva]] in seno alla [[Regia Aeronautica]]. Dopo l'addestramento iniziale presso la Scuola [[Bombardiere|Bombardamento]], situata sull'[[Aeroporto di Milano-Malpensa|aeroporto della Malpensa]], entrò a far parte, come [[pilota militare]], della [[47ª Squadriglia]] del [[18º Stormo|18º Stormo B. T.]]<ref name=V4p23/> inquadrato nella Divisione Bombardamento "Aquila" di [[Aviano]].<ref>Tale reparto era al comando del generale [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo di Savoia duca d'Aosta]].</ref> Verso la fine del [[1938]] ritornò alla vita civile, dopo aver conseguito l'abilitazione al pilotaggio dei bombardieri [[Savoia-Marchetti SM.81|Savoia-Marchetti S.81 Pipistrello]], [[Piaggio P.32]] e [[CANT Z.1011]], riprendendo gli studi universitari, e conseguendo la laurea in economia e commercio nel [[1939]].<ref name=V4p23/> All'inizio del [[1940]] convolò a giuste nozze con la signorina Carla Bazzi, sua concittadina.<ref name=V4p23/>
=== La seconda guerra mondiale ===
Il 4 giugno 1940,<ref name=P6p4>{{Cita|Pellegrino 1996|p. 4}}.</ref> poco prima dell'entrata in [[Seconda guerra mondiale|guerra]] dell'Italia, avvenuta il giorno 10, lo [[Stato maggiore dell'Aeronautica Militare|stato maggiore]] della Regia Aeronautica istituì il [[Comando servizi aerei speciali|Comando Servizi Aerei Speciali]] (C.S.A.S.),<ref name=P6p5>{{Cita|Pellegrino 1996|p. 5}}.</ref> militarizzando<ref name=P6p4/> il personale navigante della varie compagnie aeree civili<ref>Si trattava del personale delle compagnie aeree [[Ala Littoria]], [[Avio Linee Italiane]] e [[Linee Aeree Transcontinentali Italiane]].</ref> operanti sul territorio nazionale.<ref name=P6p4/> Nei primi mesi del [[1942]] egli fu richiamato in servizio attivo, assegnato al "Gruppo C" del Servizi Aerei Speciali, basato sull'[[Aeroporto di Roma-Urbe|aeroporto del Littorio]], a Roma-Urbe. Conseguì in poco tempo l'abilitazione al pilotaggio del [[Aereo da trasporto|velivolo da trasporto]] [[Savoia-Marchetti S.M.82|Savoia-Marchetti S.M.82 Marsupiale]], e con il grado di tenente pilota di complemento entrò a far parte della 609ª Squadriglia, 146º Gruppo, [[44º Stormo]].<ref name=V4p23/>
Nel corso del [[1942]], mentre trasportava un carico di munizioni pesanti, il suo aereo fu scoperto dalla caccia nemica, e nonostante il velivolo fosse stato colpito e duramente danneggiato, egli riuscì caparbiamente a farlo atterrare su una piccola pista che non era nemmeno segnata sulle carte, toccando il suolo a vista con la testa fuori dall'abitacolo per riuscire a vedere, perché il fumo e l'olio che fuoriusciva dal motore in fiamme gli impediva la visuale. Per tale azione gli fu assegnata la [[Medaglia d'argento al valor militare]].
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Il 5 maggio 1943 il suo aereo decollò dal campo di Finocchiara,<ref name=V4p24/> nei pressi di [[Base aerea di Gerbini|Gerbini]]<ref>Paese nelle vicinanze di [[Catania]].</ref> trasportando un reparto di [[bersaglieri]]<ref>Al comando del tenente Antonio Del Gizzi.</ref> dell'[[8º Reggimento bersaglieri|8º Reggimento]]. Insieme ad altri quattro velivoli, scortati da 16 [[Aereo da caccia|caccia]] [[Macchi M.C.202|Aermacchi C.202 Folgore]]<ref>Appartenenti al 151º Gruppo del [[53º Stormo|53º Stormo Caccia Terrestri]], e posti al comando del tenente Amedeo Guidi.</ref> la formazione italiana iniziò la traversata sul mare quando, circa a metà del percorso, fu intercettata da caccia [[Lockheed P-38 Lightning]] dell'[[United States Army Air Forces|U.S. Army Air Forces]]. Anche se contrastati duramente dai C.202, i P-38 abbatterono subito due S.M.82 che precipitarono in fiamme, mentre altri due, gravemente danneggiati, furono costretti ad ammarare. Rimasto solo, il suo aereo fu preso a bersaglio dagli aerei americani riportando gravi danni che lo costrinsero ad atterrare in emergenza sul litorale sabbioso tra [[Capo Bon]] e [[Cartagine]].<ref name=V4p24/>
Una volta a terra l'equipaggio iniziò immediatamente a riparare il velivolo, mentre egli si incamminò verso la sede del Comando Aeronautica della Tunisia per consegnare il rapporto di missione.<ref name=V4p25>{{Cita|Viola 2014|p. 25}}.</ref> Due giorni dopo, avuto un nuovo colloquio con il generale Boschi del Comando Aeronautica, ottenne il permesso di decollare verso [[Castelvetrano]], ma dovette, nel contempo, recuperare sull'aeroporto di El Alouina il tenente pilota Lino Rosci<ref>Anch'egli appartenente allo stesso aeroconvoglio del S.A.S. di cui faceva parte l'aereo di Setti, e che era stato recuperato in mare dai mezzi di soccorso.</ref> per trasportarlo in Italia. Raggiunto fortunosamente l'aeroporto di El Alouina<ref>Ormai assediato dalle [[US Army|truppe americane]], i cui [[Carro armato|carri armati]] avevano raggiunto la capitale [[Tunisi]].</ref> a bordo di un autocarro, insieme al suo secondo pilota Bizzotto, i due recuperano Rosci ma si resero conto che ogni via di fuga terrestre era oramai preclusa.<ref name=V4p25/> Dietro un hangar i tre aviatori scorsero, defilato, un bombardiere Savoia-Marchetti S.M.81 gravemente danneggiato, e destinato a fornire pezzi di ricambio. Con l'aiuto di un motorista presente sul posto riuscirono ad avviare i motori, ed egli, seduto su un bidone di [[benzina]] vuoto, messo al posto del seggiolino mancante, decollò per raggiungere in pochi minuti di volo il campo d'aviazione di Soliman.<ref name=V4p25/> Da qui si recò presso il suo velivolo, che era stato ulteriormente danneggiato dai caccia americani ormai padroni del cielo sopra la Tunisia, decollando immediatamente per raggiungere un campo di fortuna sul lago asciutto di Sidi Kedoni.<ref>Tale campo d'aviazione era situato in una depressione geografica sita a ridosso della costa mediterranea.</ref> Alla quattro del mattino ridecollò<ref>Pur non essendo mai stato abilitato al volo notturno.</ref> per la Sicilia<ref>A bordo il suo aereo trasportava i generali Vittorio Sogno, comandante del XXX Corpo d'armata, e Giovanni Imperiali, comandante della 50ª [[Brigata]] di [[Arma di Fanteria|fanteria]].</ref> nuovamente con destinazione finale la Sicilia, sorvolando la superficie del mare a bassissima quota.<ref name=V4p25/> Eludendo la [[caccia notturna]] |alleata l'aereo atterrò a Castelvetrano alla 6:10 dell'8 maggio, e dopo aver consegnato il velivolo alle squadre di riparazione locale (SRAM) di [[Sigonella]] per le necessarie riparazioni l'equipaggio rientrò a [[Roma]].<ref name=V4p25/> Giunto sull'aeroporto di Roma-Urbe andò a rapporto dal comandante di Stormo, [[tenente colonnello]] Pietro Morino, che lo redarguì pesantemente per le molteplici infrazioni al regolamento compiute durante la missione.<ref name=V4p25/> Prima di congedarlo Morino gli ordinò di andare a rapporto dal [[generale di divisione aerea]] [[Attilio Matricardi]]<ref name=P6p6>{{Cita|Pellegrino 1996|p. 6}}.</ref> comandante del Servizio Aereo Trasporti, concludendo con le seguenti parole: «Verrai proposto per la [[Medaglia d'oro al valor militare|Medaglia d'Oro]]!».<ref name=U9p264/><ref name=V4p25/>
Alla data dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]], l'8 settembre, si trovava presso la stazione ferroviaria centrale di [[Bologna]] in attesa del treno locale per Modena, dove doveva trascorrere una breve licenza.<ref name=V4p25/> All'annuncio dell'armistizio si recò ugualmente a Modena, ma presso la casa sua non trovò nessuno in quanto la famiglia si era da tempo trasferita a [[Sestola]]. Cercò quindi di rientrare presso il suo comando, ma dovette allontanarsi dalla stazione ferroviaria della città in bicicletta, indossando abiti borghesi, in quanto i [[Wehrmacht|tedeschi]] stavano già iniziando i rastrellamenti dei militari italiani per avviarli nei campi di prigionia in [[Germania]].<ref name=V4p25/> Raggiunta Sestola incontrò brevemente i famigliari raggiungendo,<ref>Gran parte del viaggio fu effettuato con la bicicletta, ed un tratto a bordo di un'autocorriera di linea ancora funzionante.</ref> Roma il giorno 14.<ref name=V4p25/> Impadronitosi con l'astuzia, insieme ad alcuni compagni,<ref>Si trattava del [[maggiore]] [[Paolo Moci]], del tenente Rodolfo Venturini, del maresciallo Toscano e del tenente Zoppi.</ref> di un bombardiere [[Savoia-Marchetti SM.79|Savoia-Marchetti S.79 Sparviero]] che si trovava a [[Aeroporto di Ciampino|Ciampino]], riuscì a decollare raggiungendo l'[[Aeroporto di Lecce-Galatina|aeroporto di Galatina]]<ref name=V4p25/> il 16 settembre.
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== Pubblicazioni ==
*''Sulle ali del coraggio'', Dalla Casa, Modena 1996
*''Savoia Marchetti SM 82 Marsupiale'', in collaborazione con Giorgio Pini, Le Macchine e la Storia - Profili 5, STEM-Mucchi s.p.a., Modena, 1975.
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