Giuseppe Pizzirani: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Già [[Arditi|ardito]] di guerra con il grado di [[tenente]] durante il [[primo conflitto mondiale]] aderì all'associazione [[Arditi d'Italia]]. Quando si svolse il congresso nazionale di Bologna fra il 22 e il 23 ottobre 1922 venne fondata la nuova [[Federazione nazionale Arditi d'Italia]] di cui Pizzirani divenne segretario generale<ref>[http://cinestore.cinetecamilano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=107:la-sagra-degli-arditi&catid=26&Itemid=126&lang=it La sagra degli arditi<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>{{cita web |url=http://www.alterhistory.altervista.org/Italia/City/estrazionecity.php?inizio=1901&fine=1925&nomecampo=Bologna&ante1000 |titolo=Copia archiviata |accesso=23 febbraio 2015 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150223214338/http://www.alterhistory.altervista.org/Italia/City/estrazionecity.php?inizio=1901&fine=1925&nomecampo=bologna&ante1000 |dataarchivio=23 febbraio 2015 }}</ref><ref>{{cita|Carafoli & Padiglione|p. 142}}.</ref>. Durante il regime fascista ricoprì il ruolo di [[federale]] fascista di [[Rovigo]] e [[Padova]]<ref name=autogenerato1>{{cita|Parlato|pp. 77-78}}.</ref><ref>Dal 3 febbraio 1940 al 7 giugno 1941 federale a Padova</ref> fino a diventare deputato alla [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni]] nella [[XXX legislatura del Regno d'Italia|XXX Legislatura]]<ref>http://dati.camera.it/ocd/deputato.rdf/dr11612_30</ref>.
 
Con la proclamazione della [[Repubblica Sociale Italiana]] divenne federale di Roma<ref name=autogenerato1 /> dove fu chiamato inizialmente a svolgere l'incarico di ispettore dei Fasci e in seguito a sostituire il federale [[Gino Bardi]], il quale aveva costituito una banda dedita a rapine e di cui aveva guidato l'arresto dopo un'irruzione in [[Palazzo Braschi]] il 26 novembre 1943<ref>{{cita|Osti Guerrazzi|p. 74}}.</ref>. Il 18 febbraio 1944 subì, uscendone illeso, un attentato [[Gruppi di Azione Patriottica|gappista]] nel corso del quale morirono tre agenti di scorta, l'autista e il vice segretario federale Serafini<ref>http://www.storiaxxisecolo.it/cronologia/cronoresroma/cronoresrom8.html</ref>.
 
[[File:Giuseppe Pizzirani passaggio consegne Roma.jpg|thumb|left|Pizzirani durante il passaggio di consegne a Pasqualucci nuovo [[federale]] di [[Roma]]]]
Poco [[Occupazione tedesca di Roma|prima della liberazione di Roma]] il 12 febbraio 1944 lasciò l'incarico a [[Renato Pasqualucci]] per assumere l'incarico di vicesegretario nazionale del [[Partito Fascista Repubblicano]]<ref>{{cita|Parlato|p. 78}}.</ref>, carica che mantenne fino al novembre dello stesso anno quando fu sostituito da [[Pino Romualdi]]<ref>{{cita|Parlato|p. 80}}.</ref>. In questo periodo, mentre il segretario del partito [[Alessandro Pavolini]] si trasferì in [[Toscana]] a ridosso del fronte per costituire le prime formazioni delle [[Brigate Nere]], Pizzirani svolse analoga funzione nel nord Italia<ref>{{cita|Ganapini|p. 197 in nota}}.</ref><ref>{{cita|Pansa, Il gladio e l'alloro|p. 159}}.</ref>.
 
Nel novembre 1944 divenne [[alto commissario]] per il Veneto fino alla fine della guerra in questo periodo appoggiò l'azione del ministro dell'Interno volta a riorganizzare le [[Corpo di Polizia Repubblicana|forze di polizia]] della RSI e i reparti autonomi ponendoli tutti sotto il comando delle [[questura|questure]]<ref name=autogenerato2>{{cita|Ganapini|p. 294}}.</ref>. A tal fine in una riunione tenuta a [[Padova]] il 5 gennaio 1945 alla presenza dei questori del Veneto, degli uffici provinciali della [[Guardia Nazionale Repubblicana]] e degli stati maggiori delle Brigate Nere tentò inutilmente di portare sotto l'esclusiva responsabilità delle questure la tutela dell'ordine pubblico scontrandosi però con la GNR e le Brigate Nere che non nutrivano fiducia nella polizia<ref name=autogenerato2 />. Pizzirani, scontento del clima di reciproca sfiducia, trovò comunque un compromesso in Veneto delegando l'ordine pubblico alle questure e i reati politici agli [[Ufficio Politico Investigativo|UPI]] della GNR mentre le Brigate Nere avrebbero avuto ruolo esclusivamente militare<ref>{{cita|Ganapini|pp. 294-295}}.</ref>. La sera del 27 aprile 1945 firmò la resa delle autorità civili di Padova al CLN<ref>{{cita|Battaglia|p. 557}}.</ref>.
 
[[Procedimento in contumacia|Processato in contumacia]] dalla corte di assise speciale di Padova fu condannato a venticinque anni per [[collaborazionismo]]<ref>{{cita|Caprara & Semprini|p. 97}}.</ref>. L'11 novembre 1946 Pizzirani fu amnistiato<ref>{{cita|Franzinelli, L'amnistia|pp. 348-349}}.</ref> e poco tempo dopo prese parte alla nascita del [[Movimento Sociale Italiano]].
 
Nel dopoguerra organizzò alcuni gruppi neofascisti clandestini. Referente a Roma dei [[Fasci di azione rivoluzionaria]] fece parte del direttorio e il 21 giugno 1947 nell'ambito di una estesa serie di perquisizioni svolte in tutta Italia fu arrestato dalle forze dell'ordine<ref>{{cita|Franzinelli, L'amnistia|p. 355}}.</ref><ref name=autogenerato3>{{cita|Carioti|p. 75}}.</ref>. Nonostante la perdita di Pizzirani la guida dell'organizzazione rimase intatta anche se alcuni mesi più tardi si sciolse<ref name=autogenerato3 />. Lo storico [[Giuseppe Parlato]] definisce Pizzirani «personaggio non marginale nelle vicende del passaggio dalla RSI al neofascismo»<ref>{{cita|Parlato|p. 77}}.</ref>.
 
In seguito si candidò alla Camera alle [[elezioni politiche italiane del 1958]] nelle liste del [[Movimento Sociale Italiano]] senza essere eletto<ref>http://elezionistorico.interno.it/candidati.php?tpel=C&dtel=25/05/1958&tpa=I&tpe=I&lev0=0&levsut0=0&lev1=9&levsut1=1&ne1=9&es0=S&es1=S&ms=S&ne=9&nlg=9&ts=C&ccp=10</ref>.