Isola di Vulcano: differenze tra le versioni

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Vulcano rimase quindi disabitata per secoli. Intorno al 510, re Teodorico vi relegò, per punizione, il curiale Iovino.Il normanno Ruggero I, conte di Sicilia, intorno all'anno 1083 fece donazione dell'Isola, insieme ad altre dell'arcipelago, al Monastero di “ S. Bartolomeo “ dei frati benedettini di Lipari, tramite il suo Abate Ambrogio. All'epoca le isole erano quasi disabitate e infestate dalla pirateria arabo –islamica. La chiesa locale costituiva per il Re, una base di informazioni e un campanello d'allarme. Le isole, colonizzate dalla Chiesa, potevano vedere un incremento della popolazione e lo sfruttamento delle risorse naturali.
 
Nel 1090 Papa Urbano II, fece dono delle sette isole a Costantino il Grande, quindi per secoli l'Isola di Vulcano rimase sotto il dominio della Chiesa di Lipari.Nel 1813 giunse da Napoli il generale Don Vito Nunziante, con nulla osta regio, onde potere acquistare terre nelle Isole Eolie, dalla Mensa Vescovile di Lipari. Egli con due atti separati, ma entrambi dell'8-4- 1813, ottenne in enfiteusi, dal Vescovo Mons. Francesco Todaro, dieci “salmate” di terra in Vulcano, in zona ProtoPorto di Levante, e altrettante in Contrada Porto Ponente.Alla morte di Nunziante, gli eredi, intorno al 1873 entrarono in contatto con un certo James Stevenson, ricco signore di Glasgow, interessato all'acquisto di grandi quantità di zolfo, che forniva al Regno Unito e alla Francia. L'atto di vendita fra gli eredi di Nunziante e James Stevenson, venne stipulato nel 1873.L'industria artigianale per la lavorazione dello zolfo, già avviata nel XVIII, venne ripresa da Nunziante e incrementata dallo Stevenson. Per i lavori venivano utilizzati i coatti, prigionieri condannati ai lavori forzati, alloggiati alla meno peggio in dei “cameroni”, tuttora esistenti, nei quali si lavorava anche lo zolfo.
La notte del 3 agosto 1888, l'eruzione del Vulcano poneva fine a tutte le attività lavorative. La moglie dello Stevenson, terrorizzata, obbligò lo stesso ad abbandonare l'isola e a fare ritorno in Scozia. Alla morte dello Stevenson, nel 1903, i suoi beni di Vulcano vennero acquistati dalle famiglie Favaloro e Conti.