Orazio Petruccelli: differenze tra le versioni

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|Ref =dati tratti dall'articolo ''Orazio Petruccelli'', in ''Il Lucano Magazine'' n.10, ottobre 2013<ref name=M3p48>{{Cita|Matassini 2013|p. 48}}.</ref>
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{{Bio
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Nacque a Potenza il 18 ottobre 1914,<ref name=M3p48/> figlio di Vincenzo e Eleonora Correale, e dopo aver conseguito la laurea in [[Economia e commercio]] si arruolò nell'[[Arma dei Carabinieri]] come allievo nella Legione di [[Roma]].<ref name=M3p48/> A causa di una grave malattia abbandono la vita militare, entrando come funzionario presso la filiale della [[Banca d'Italia]] di [[Napoli]].<ref name=M3p48/>
 
Dopo l'entrata in [[seconda guerra mondiale|guerra]] dell'Italia, il 10 giugno [[1940]], si arruolò volontario come [[Sottotenente|sottotenente di complemento]], chiedendo di essere destinato in zona di [[guerra]].<ref name=M3p48/> Il 23 marzo 1943 fu inviato alla 2ª Compagnia del 7º Battaglione Mobile Carabinieri, assegnata alla 33ª Divisione di fanteria "Acqui" di stanza sull'[[isola]] di [[Cefalonia]].<ref name=M3p48/> Dopo la proclamazione dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre]] [[1943]] la [[Divisione (unità militare)|divisione]] decise di resistere ai [[Germania nazista|tedeschi]]. Durante le trattative incorse tra il comandante della divisione, generale [[Antonio Gandin]], e i comandi della [[Wehrmacht]], la mattina del giorno 14 egli riunì una ventina di uomini fedeli deciso ad arrestare il generale Gandin per tradimento.<ref group=N>Dichiarazione resa dai CC.RR. Francesco Scanga e Attilio Appetecchi il 31 ottobre 1944.</ref> Il piano fallì in quanto Gandin, oggetto di un attentato da parte di un carabiniere,<ref group=N>Secondo la testimonianza dei CC.RR. Scanga e Appetecchi, un carabiniere, presumibilmente un certo Nicola Tirono, aveva lanciato una [[bomba a mano]] contro Gandin mentre questi scendeva dalla macchina, ma fortunatamente l'ordigno non era esploso.</ref> aveva messo a guardia del suo comando un reparto di fanteria armato di mitragliatrici. In quello stesso frangente, sfidando un picchetto armato tedesco, egli ammainò la bandiera germanica issata oltraggiosamente nella piazza di [[Argostoli]], innalzando nuovamente quella italiana.<ref name=M3p49>{{Cita|Matassini 2013|p. 49}}.</ref>
 
Al comando dei suoi uomini prese parte ai successivi combattimenti, distinguendosi per il coraggio dimostrato sulle alture di Hieramis al fianco del capitano Vincenzo Saettone.<ref name=M3p49/> Catturato dal nemico dopo giorni di lotta, fu [[Eccidio di Cefalonia|fucilato a Capo San Teodoro]]<ref group=N>Secondo la testimonianza del sottotenente Giovanni Parissone, uno dei 37 scampati alle fucilazioni della Casa Rossa: ''Tra i primi, gli ammirevoli ufficiali dell'Arma, il capitano Giovanni Maria Gasco, il tenente [[Alfredo Sandulli Mercuro]] e il s.ten. Orazio Petruccelli, tenendosi stretti uno all'altro, passano davanti a me, che m'ero appartato con un altro ufficiale, esclamando:- "Addio ragazzi! Arrivederci in Paradiso!" -Riconosco la voce serena del capitano Gasco, che, calmo, controllato come sempre, accompagna i suoi fedeli ufficiali all'olocausto....'' (Notizia tratta dal libro: ''A Cefalonia e Corfù si combatte'' di Giovanni Giraudi , Cavallotti Editore, Milano, 1982).</ref> il 24 settembre 1943.<ref name=M3p49/> insieme al capitano '''Giovanni Mario Gasco''',<ref group=N>Nato a [[Brindisi]] nel 1904, era Comandante della 2ª Compagnia del VII Battaglione Carabinieri mobilitato a Cefalonia all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943. Secondo la testimonianza del Console civile a Cefalonia, Vittorio Seganti, il 25 luglio 1943, all'atto della caduta del [[regime fascista]], egli manifestò liberamente la propria gioia per la destituzione di [[Benito Mussolini]], sostituito dal [[Maresciallo d'Italia]] [[Pietro Badoglio]] alla guida del governo italiano. Entrato in aperto contrasto con Gandin, prese parte ai combattimenti contro i tedeschi e fu fucilato alla Casetta Rossa il 24 settembre 1943. Decorato con [[Medaglia d'argento al valor militare]] alla memoria con la seguente motivazione: ''Comandante la compagnia dei carabinieri si schierava decisamente tra i propugnatori della lotta per l’onore delle armi. volontariamente accorreva in soccorso di un battaglione riuscendo a riorganizzare i pochi superstiti e mantenere le posizioni in attesa di rinforzi. Catturato dai tedeschi affrontava la fucilazione con serena dignità, lieto di cadere pur di lasciare un nome incontaminato ai suoi cinque figli. Cefalonia, 24 settembre 1943''.</ref> e al tenente [[Alfredo Sandulli Mercuro]].<ref group=N>Anche Sandulli Mercuro fu decorato con Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.</ref> Per il coraggio dimostrato in quel frangente gli fu assegnata la [[Medaglia d'oro al valor militare]]<ref group=N>Tale decorazione fu consegnata alla vedova, Signora Iolanda Schifani Cortini, il 5 luglio [[1949]], durante una solenne cerimonia tenutasi presso la Caserma "Legnano" a [[Roma]].</ref> alla memoria,<ref name=M3p49/> ed inoltre gli sono state intitolate vie nella sua città natale e a Napoli.