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Alla fine del 1906 si ebbe un'altra avvisaglia della crisi. Il presidente della [[Acciaierie di Terni|Terni]] speculò sui titoli della propria società, operando soprattutto sulla [[Borsa di Genova]], tuttavia, alla liquidazione di novembre non poté pagare il dovuto. Questo determinò il panico alla borsa ligure, che poi si diffuse in altre piazze italiane. Un crollo nelle quotazioni ci fu, ma ancora una volta intervenne la banca centrale, diretta da [[Bonaldo Stringher]], con la propria politica di sconti ed anticipazioni e riuscì a porre rimedio alla situazione. Così anche in questa seconda occasione non si capì la gravità della situazione e la corsa al rialzo riprese come prima<ref name=Aleotti63/>.
 
parlare===Lo già quiscoppio della SIB?crisi===
Chi aveva ormai capito il circolo vizioso che si era creato, erano proprio le banche universali che ne erano la causa. Per questo la Commerciale ed il [[Credito Italiano]] nel 1907 decisero di restringere il ricorso al credito alle operazioni di borsa, ed in particolare ai riporti. Di conseguenza, nel maggio di quell'anno crollarono le posizioni speculative al rialzo e questo determinò il crollo dei corsi di borsa e l'inizio di un periodo di stagnazione che durò fino allo scoppio della [[prima guerra mondiale]]<ref name=Aleotti63/>.
 
Non si comportò nello stesso modo la terza banca mista italiana, la [[Società Bancaria Italiana]]. La SIB era una banca universale nata da pochi anni e che era diventata il "terzo pilastro" del credito nelle regioni del [[triangolo industriale]]<ref name = "toniol"/>.
 
Per raggiungere in pochi anni le dimensioni delle sue maggiori concorrenti, la Banca Commerciale Italiana ed il [[Credito Italiano]], la "bancaria" si era però lanciata in operazioni rischiose, dal momento che i clienti più solidi se li erano già accaparrati le banche che operavano da più tempo<ref name = "toniol"/>.
 
Benché la "Bancaria" avesse sede a Milano, la quota di capitale facente capo ad azionisti genovesi era rapidamente aumentata: i Raggio lo erano del 1904<ref>Doria, cit. p.658</ref>, in seguito si erano aggiunti i Bruzzone ed i De Ferrari. Nel 1907 queste famiglie erano ormai diventate proprietarie di circa il 50% delle azioni della banca e operavano sulla [[Borsa di Genova]].
 
===Il crac della Ramifera===
Anche in Italia lail crisiprimo iniziòsettore nelcolpito settorefu quello del rame. Nei primi mesi del 1907 il prezzo del rame, che era cresciuto di un quarto durante il 1906, crollò di circa il 40%<ref name ="tone"/>. Si erano avute speculazioni su imprese metallurgiche in diversi paesi: in Giappone (le società debitrici della ''Banca di Nagoya'' e della ''Banca Fukui''), negli Stati Uniti (''United Copper''), in Romania (''Teplitz'') ed in Cile (''Compania Gatico and San Bartolo'')<ref name ="tone"/>.
 
La "Società Ligure Ramifera", nata nel 1904, era diventata il primo produttore italiano di rame<ref name ="tone">Mary Tone Rodgers e James E. Payne, ''The Role of Copper Prices as a Transmission Mechanism of the Panic of 1907'',[http://economics.rutgers.edu/downloads-hidden-menu/news-and-events/workshops/money-history-and-finance/1043-maryrodgers/file]</ref>. L'ideatore dell'impresa era stato l'ingegner Fortunato Gardella, ma negli anni successivi avevano sottoscritto i diversi aumenti di capitale finanzieri come i De Ferrari (azionisti anche della SIB), Federico Brown, i Bombrini ed il Credito Italiano. Di conseguenza il capitale della società era passato da uno a sei milioni di lire. Le azioni, del valore nominale di duecento lire, nel marzo del 1907 erano quotate 1.355 lire<ref>Giorgio Doria, ''Investimenti e sviluppo economico a Genova alla vigilia della Prima Guerra Mondiale'', Milano, Giuffré, 1973, pag. 310-2</ref>.
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Banca Commerciale et Credito Italiano ont assez vite cessé leurs tentatives de contenir la baisse du prix des actions, tandis que SBI a seule persévéré dans la tentative de faire remonter le prix de ses propres actions et de celui de ses débiteurs principaux''<ref name = "toniol">Alfredo Gigliobianco e Gianni Toniolo (a cura di), ''Financial Market Regulation in the Wake of Financial Crises: The Historical Experience'', [https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/collana-seminari-convegni/2009-0001/1_volume_regolazione.pdf]</ref>.
 
===L'allargamentointervento della crisiBanca d'Italia===
Chi aveva ormai capito il circolo vizioso che si era creato, erano proprio le banche universali che ne erano la causa. Per questo la Commerciale ed il [[Credito Italiano]] nel 1907 decisero di restringere il ricorso al credito alle operazioni di borsa, ed in particolare ai riporti. Di conseguenza, nel maggio di quell'anno crollarono le posizioni speculative al rialzo e questo determinò il crollo dei corsi di borsa e l'inizio di un periodo di stagnazione che durò fino allo scoppio della [[prima guerra mondiale]]<ref name=Aleotti63/>.
 
Non si comportò nello stesso modo la terza banca mista italiana, la [[Società Bancaria Italiana]]. La SIB era una banca universale nata da pochi anni e che era diventata il "terzo pilastro" del credito nelle regioni del [[triangolo industriale]]<ref name = "toniol"/>.
 
Per raggiungere in pochi anni le dimensioni delle sue maggiori concorrenti, la Banca Commerciale Italiana ed il [[Credito Italiano]], la "bancaria" si era però lanciata in operazioni rischiose, dal momento che i clienti più solidi se li erano già accaparrati le banche che operavano da più tempo<ref name = "toniol"/>.
 
Benché la "Bancaria" avesse sede a Milano, la quota di capitale facente capo ad azionisti genovesi era rapidamente aumentata: i Raggio lo erano del 1904<ref>Doria, cit. p.658</ref>, in seguito si erano aggiunti i Bruzzone ed i De Ferrari. Nel 1907 queste famiglie erano ormai diventate proprietarie di circa il 50% delle azioni della banca e operavano sulla [[Borsa di Genova]].
 
===Il settore automobilistico===
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Une crise de liquidité commence en 1907 à Gênes, comme sur les autres marchés. Mais elle est bien plus sévère à Gênes, qui se montre plus instable et moins réglementée, et se fait ensuite doubler par Milan, qui a beaucoup plus coopéré avec les autorités du gouvernement<ref name="mob">Caroline Fohlin, ''Mobilizing Money: How the World's Richest Nations Financed Industrial Growth'', pag. 37</ref>.
 
[[Gênes]] a maintenu sa domination en Italie tout au long du XIXe siècle. Elle concentre 3 milliards de lires échangées en 1873 contre 1,5 milliard à Milan, où cependant 25 sociétés sont désormais cotées, dont 15 banques<ref name ="caromob"/>.
 
Le mécontentement domine les réunions des courtiers officiels milanais, consacrée à l'intermédiation non autorisée<ref name="off">"History Tour", site officiel de la Bourse italienne [History Tour - Borsa Italiana]</ref>, très importante à Gênes. En 1906, il y a toujours environ 1200 courtiers à Gênes<ref name="caromob" />, qui a contourné régulièrement les tentatives de réglementer leur nombre, la puissante chambre de commerce locale s'y refusant. La criée ne devient obligatoire à Gênes qu'en 1912 alors que c'est le cas à Milan depuis 1885<ref name="caromob" /> et la spéculation y est débridée, ouverte à tous mais concentrée sur peu de titres
 
== Note ==