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Escluso ormai da tempo qualsiasi progetto di aggiornamento, ma anche un sistematico piano di interventi manutentivi, alcune partì della fortezza furono affittate, come per esempio la '''''Rocca''''', considerata ''<nowiki>''di cattiva vecchia architettura per la quale il difetto è massimo ed irrimediabile''</nowiki>'', all'interno della quale fu richiesta la possibilità di coltivare viti e gelsi.
Nel [[1803]] si assistette al crollo dì un tratto di mura di ragione comunale ''<nowiki>''a monte della fortezza''</nowiki>'', e la decisione
Considerata l'intenzione del governo di procedere all'alienazione, il
La fortezza fu acquisita, ma con il vincolo di non poter apportare alcuna alterazione in assenza di autorizzazione statale, e di dover cedere tali opere senza alcun corrispettivo nel caso si fosse presentata la necessità di dover erigere una quale opera di fortificazione. La '''''Rocca''''', in parte demolita, fu invece venduta già nel [[1804]], a ''Galeazzo Daina''. ▼
Negli anni successivi le nuove destinazioni d'uso dei torrioni, del fossato, l'abbattimento di tratti di cortina ma anche la lottizzazione e la definizione di aree verdi con pubblici passeggi, furono i temi di un dibattito che trovavo ragione nelle nuove esigenze di decoro urbano.
▲Considerata l'intenzione del governo di procedere all'alienazione, il comune ne chiese il possesso per poter garantire la conservazione del fossato, degli spalti e delle mura, oggetto di continuo asporto di materiali che ne comprometteva la stabilità. Pur prive di qualsiasi valore militare, le strutture risultavano fondamentali per preservare e proteggere l'abitato dalle frequenti esondazioni del [[Chiese (fiume)|Chiese]].
▲La fortezza fu acquisita ma con il vincolo di non poter apportare alcuna alterazione in assenza di autorizzazione statale, e di dover cedere tali opere senza alcun corrispettivo nel caso si fosse presentata la necessità di dover erigere una quale opera di fortificazione.
I cambiamenti politici e amministrativi che seguirono l'annessione al Regno di Sardegna (poi Regno d'Italia affrettarono la definitiva scomparsa dell'antica fortezza.
▲Negli anni successivi le nuove destinazioni d'uso dei torrioni, del Ossuto, l'abbattimento di tratti di cortina ma anche la lottizzazione e la definizione di aree verdi con pubblici passeggi furono i temi di un dibattito che trovavo ragione nelle nuove esigenze di decoro urbano. la ridefinizione dei tracciati d'accesso alla città determinò invece la demolizione delle opere poste a difesa delle porte. Si inserisce in questo contesto il progetto, del 1817, di ampliamento di porta Fuori e la realizzazione di una piazza semicircolare, delimitata e contornata da alberature, posta all'esterno della porta stessa, così come qualche anno più tardi, sistemato il ponte sul Chiese e realizzato il rettifilo stradale, progetto di rifacimento dell'omonima porta, in parte demolita per ragioni di pubblica sicurezza, sospeso però nel 1823.
All'inizio degli anni Sessanta, infatti, la difficile situazione economica e in particolare il bisogno di fornire ''lavoro e pane ai poveri'', indusse l'amministrazione comunale a deliberare, per ragioni di pubblica utilità, lavori di abbassamento degli spalti inferni ''a mezzogiorno della città''. Interventi giustificati dalla volontà di garantire una maggiore ventilazione all'abitato e di realizzare un comodo e ameno passeggio per la popolazione.
▲l'asporto non autorizzato 1 materiali dalle mura e i contratti d'affitto degli spalti tracciano la storia degli anni successivi. Nel .),k, AI -- - 9,-- 1839 era in atto un contenzioso tra l'amministrazione comunale e don Giovan Battista Osma, proprietario della rocca, per una serie di scavi do lui eseguiti all'interno del complesso e la demolizione di tre contrafforti delle mura ›.t.... .. di proprietà del comune che cingevano la rocca sui ver-i santi nord ed est, in contrasto con gli accordi stipulati al momento della vendita della rocca e che crearono gravi r1/4 :, -,- problemi di stabilità. - , ,t „ wigA31 I cambiamenti politici e amministrativi che seguirono ;. , l'annessione al Regno di Sardegna (poi Regno d'Italia) 7t... affrettarono la definitiva scomparsa dell'antica fortezza. All'inizio degli anni Sessanta, infatti, la difficile situazio-
Alla fine del secolo quello che rimaneva della quattrocentesca cinta difensiva divenne sempre più elemento di ostacolo alla crescita, allo viluppo e all'espansione urbana. Le esigenze del disegno della città moderna presero il sopravvento; il ridisegno della rete viaria, l'arrivo della tramvia e la necessità di nuove costruzioni portarono progressivamente alla demolizione e alla conseguente definitiva cancellazione di quanto rimaneva delle antiche mura, del fossato, dei torrioni, della rocca e delle porte che per secoli avevano caratterizzato il disegno della fortezza.
▲ne economica e in particolare il bisogno di fornire lavoro Asola, Porta Orientale 1905 (aggi inizio Via Libertà . e pane ai poveri, indusse l'amministrazione comunale a deliberare, per ragioni di pubblica utilità, lavori di abbas-samento degli spalti inferni a mezzogiorno della città. Interventi giustificati dalla volontà di garantire una maggiore venti-lozione all'abitato e di realizzare un comodo e ameno passeggio per la popolazione. Qualche anno più tardi si deliberava la demolizione e ricostruzione delle porte cittadine a causa del loro indecoroso aspetto. indetto un libero concorso, pervennero due soli progetti, uno dei quali successivamente ritirato. La commissione giudicatrice non espresse alcun giudizio e iniziata la demolizione delle porte e io vendita dei materiali fu dato l'incarico all'architetto Carlo Visioli di Cremona per un progetto dì ricostruzione. Il 29 luglio 11873 il perito agrimensore Giovanni Torreggiarsi presentava il disegno di due barriere.
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