Allonsanfàn: differenze tra le versioni

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Giunti a [[Genova]], dove dovrebbe partire la spedizione, Fulvio e Francesca comunicano l'insuccesso al capo dei Fratelli, ma il racconto dei soprusi e delle miserie subite di un esule meridionale, Vanni, smuove gli animi dei rivoluzionari tanto da convincerli a partire con lui prima che la mancanza delle armi possa essere rivelata. Fulvio protesta, ma perde conoscenza a causa di una pozione di [[rum]] e [[oppio]] somministratagli per la ferita e quando si risveglia è già sulla nave: Francesca infatti ha convinto i Fratelli a imbarcarlo. Demoralizzato, Fulvio è il solo a intuire il passato criminoso di Vanni.
 
Appena sbarcato nel Sud, Fulvio tradisce nuovamente i suoi compagni, recandosi nel vicino paese piùdi vicino[[Grottole]] e denunciando la presenza dei Fratelli a un sacerdote. Quest'ultimo, temendo una rivolta, sobilla il popolo contro gli stranieri, facendo leva sull'epidemia di [[colera]] in corso e sulla presenza di Vanni tra i cospiratori. Riconosciuti per via delle loro [[camicie rosse]], gli ignari Fratelli vengono [[Linciaggio|linciati]] sul posto.
[[File:Allonsanfan-1974-gruppo.png|thumb|upright=1.2|Rivoluzionari e contadini fianco a fianco nella visione finale di Allonsanfàn.]]
Prima che possa definitivamente darsi alla fuga, Fulvio viene raggiunto da Allonsanfàn, figlio del Maestro e unico superstite del massacro, che, ferito alla testa e incapace di accettare ciò che è accaduto, delira su un'improbabile fratellanza instauratasi a prima vista tra contadini e rivoluzionari. Fulvio è incredulo ma, quando sente suonare le campane, si convince che i contadini e i suoi compagni abbiano effettivamente preso la città e, indossata la camicia rossa di Allonsanfàn, s'incammina per unirsi a loro. In questo modo viene notato e freddato dalle truppe [[Borbonici|borboniche]], appena sopraggiunte.