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== Declino e scomparsa della Fortezza ==
Nel [[1797]] Asola entrò a far parte della [[Repubblica Cisalpina]] e
Escluso ormai da tempo qualsiasi progetto di aggiornamento, ma anche un sistematico piano di interventi manutentivi, alcune partì della fortezza furono affittate, come per esempio la '''''Rocca''''', considerata ''<nowiki>''di cattiva vecchia architettura per la quale il difetto è massimo ed irrimediabile''</nowiki>'', all'interno della quale fu richiesta la possibilità di coltivare viti e gelsi.
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Considerata l'intenzione del governo di procedere all'alienazione, il Comune ne chiese il possesso per poter garantire la conservazione del fossato, degli spalti e delle mura, oggetto di continuo asporto di materiali che ne comprometteva la stabilità. Pur prive di qualsiasi valore militare, le strutture risultavano fondamentali per preservare e proteggere l'abitato dalle frequenti esondazioni del [[Chiese (fiume)|Chiese]].
La fortezza fu acquisita, ma con il vincolo di non poter apportare alcuna alterazione in assenza di autorizzazione statale
Negli anni successivi le nuove destinazioni d'uso dei torrioni, del fossato, l'abbattimento di tratti di cortina ma anche la lottizzazione e la definizione di aree verdi con pubblici passeggi, furono i temi di un dibattito che
La ridefinizione dei tracciati d'accesso alla città determinò invece la demolizione delle opere poste a difesa delle porte. Si inserisce in questo contesto il progetto
L'asporto non autorizzato dei materiali dalle mura e i contratti d'affitto degli spalti tracciano la storia degli anni successivi. Nel [[1839]] era in atto un contenzioso tra l'amministrazione comunale e ''Don'' ''Giovan Battista Osma'', proprietario della '''''Rocca''''', per una serie di scavi
I cambiamenti politici e amministrativi che seguirono l'annessione al [[Regno di Sardegna]] (poi [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]) affrettarono la definitiva scomparsa dell'antica fortezza.
All'inizio degli anni Sessanta
Qualche anno più tardi si deliberava la demolizione e ricostruzione delle porte cittadine a causa del loro ''<nowiki>''indecoroso aspetto''</nowiki>.'' Indetto un libero concorso, pervennero due soli progetti, uno dei quali successivamente ritirato. La commissione giudicatrice non espresse alcun giudizio e, iniziata la demolizione delle porte e la vendita dei materiali, fu dato l'incarico all'architetto ''Carlo Visioli'' di [[Cremona]] per un progetto dì ricostruzione. Il [[29 luglio]] [[1873]] il perito agrimensore ''Giovanni Torreggiani'' si presentava il disegno di due ''<nowiki>''barriere''</nowiki>.''
Alla fine del [[XIX secolo]] quello che rimaneva della quattrocentesca cinta difensiva divenne sempre più elemento di ostacolo alla crescita, allo viluppo e all'espansione urbana. Le esigenze del disegno della città moderna presero il sopravvento
Percorrendo le vie della città si possono ancora riconoscere, accanto a evidenti dislivelli del terreno, alcuni tratti di mura inglobati in più recenti costruzioni assieme all'imponente ''torrione'' di viale Brescia e alle ''chiavi di volta'' delle porte d'ingresso alla città. Frammenti che, assieme alla memoria
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