Carlo Bisio: differenze tra le versioni

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Claudio Bezzi, autorevole studioso italiano di valutazione, commenta il punto di vista di Bisio in questo ambito:
 
« Dopo avere inizialmente argomentato contro il termine ‘valut-azione’, che sarebbe epistemologicamete errato e da sostituire con ‘valut-ologia’ (probabilmente anche corretto, ma non all’ordine del giorno delle questioni urgenti), e avere asserito che la valutazione è una disciplina autonoma, l’Autore discute approfonditamente la questione dei ‘valori’, centrali in valutazione, per concludere in merito al fatto che “la valutazione attribuisce un giudizio di valore &nbsp;– etico e/o economico –, ma attraverso l’incremento di valore d’uso alla conoscenza umana; quest’ultima è la specificità della valutazione”. Questa posizione, interessante e ben argomentata, lo porta ad asserire che “la funzione valutativa della conoscenza entra in gioco […] intervenendo per supportare la scelta su quale tipo di ristrutturazione conduca ad un maggior valore della rete di significati” ». <ref>{{Cita libro|autore=Claudio Bezzi|titolo=Bibliografia generale commentata sulla valutazione|url=http://www.chersi.it/listing/master2008/4_mod_valutazione/bezzi/Bibliografia%20generale%20commentata%20sulla%20valutazione.pdf|formato=PDF|anno=2008|pp=25-26}}</ref>
 
Lo stesso Bezzi lo cita nel suo glossario sulla definizione di due diversi lemmi, uno sui Criteri di valutazione<ref>{{Cita web|url=https://valutazione.blog/criteri-di-valutazione/|titolo=Criteri di valutazione|sito=Le parole della valutazione|data=2017-08-06|lingua=it-IT|accesso=2019-06-20}}</ref> e uno sull'Etereogeneità<ref>{{Cita web|url=https://valutazione.blog/eterogeneita/|titolo=Eterogeneità|sito=Le parole della valutazione|data=2017-11-04|lingua=it-IT|accesso=2019-06-20}}</ref>.
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Converso (2012) descrive così il contributo di Bisio:
 
« Nel panorama italiano si può ricordare la definizione proposta da Bisio (2009) che descrive tali rischi [psicosociali] come il potenziale che le caratteristiche della comunicazione sociale e organizzativa hanno di produrre una diminuzione o di impedire l’aumento del benessere, della salute e della incolumità delle persone. Tale definizione ha il pregio di mettere in luce come non solo disfunzioni legate alle caratteristiche progettuali dell’organizzazione in senso stretto, ma anche ai processi sociali di comunicazione e partecipazione favoriscano l’insorgenza di stress, [[Sindrome da burnout|burnout]], mobbing, ma anche altri comportamenti negativi quali molestie di diverso tipo. Bisio propone inoltre una focalizzazione su una concezione di salute che, a differenza di quella implicita nelle definizioni precedenti, richiama oltre all'idea di riduzione del disagio quella di «aumento del benessere» quale esito di una situazione sociale che consente di cogliere opportunità di crescita e di sviluppo delle persone in organizzazione. Questa interpretazione dei rischi psicosociali consente altresì di evidenziare l’effetto duplice e per certi versi paradossale dei fattori di rischio psicosociale che, se gestiti adeguatamente, possono rappresentare allo stesso tempo anche fattori di protezione e promozione della salute dei lavoratori. In tal senso viene ribadito il ruolo centrale delle scelte che l’organizzazione compie in materia di politiche gestionali e, parimenti, dalle modalità con cui esse vengono comunicate, implementate e condivise a tutti i livelli dell’organizzazione. »<ref>{{Cita web|url=https://www.researchgate.net/publication/296333090_Benessere_e_qualita_della_vita_organizzativa_in_Sanita|titolo=Daniela Converso, Benessere e qualità della vita organizzativa in Sanità, Espress Edizioni, 2012|p=33}}</ref>
 
Avallone (2011), autorevole studioso italiano di Psicologia del Lavoro, riprende la distinzione fra sicurezza oggettiva e soggettiva come sistematizzata da Bisio:
 
« Per un lungo periodo di tempo gli studi e gli interventi sulla sicurezza lavorativa si sono fondati sulla distinzione fra sicurezza oggettiva e sicurezza soggettiva. Per dimensioni relative alla sicurezza oggettiva si intendevano gli aspetti impiantistici, il layout, i dispositivi di protezione, gli aspetti di processo e procedurali e così via. Per le dimensioni relative alla sicurezza soggettiva si intendevano i comportamenti, la comunicazione, i nuclei culturali che caratterizzano un'organizzazione. Le dimensioni oggettive si proponevano di limitare il rischio presente; quelle soggettive di aumentare la sicurezza, la capacità di gestire il rischio presente e di migliorare la qualità della vita (Bisio, 2009) »<ref>{{Cita libro|autore=Avallone Francesco|titolo=Psicologia del lavoro e delle organizzazioni. Costruire e gestire relazioni nei contesti professionali e sociali|anno=2011|editore=Carocci editore|città=Roma|p=642|ISBN=9788843057771}}</ref>
 
Bonomo e altri (vedi nota) riprendono da Bisio la descrizione del rapporto fra clima e sicurezza:
 
« Il concetto di clima di sicurezza descrive il punto fondamentale di intreccio tra processi organizzativi e psicologici, analizzati in rapporto alla sicurezza lavorativa (Bisio, 2009) »<ref>Bonomo Annalisa, Ghini Paolo, Sarchielli Guido, Toderi Stefano, Veneri Lamberto, "Validazione italiana di una scala breve per la misura del Clima di sicurezza lavorativa", in Cipolla Costantino, Mazzetti Maurizio, Veneri Lamberto, "Sicurezza e salute sul lavoro. Quale cultura e quali prassi?", Franco Angeli, 2015, p. 203, <nowiki>ISBN 9788891711199</nowiki> </ref>
 
Altre fonti riprendono il suo punto di vista, ad esempio:
 
« Bisio (2009) definisce il rischio psicosociale come il potenziale che le caratteristiche della situazione sociale e organizzativa hanno di produrre una diminuzione o di impedire l’aumento del benessere, della salute o dell’incolumità delle persone; in una successiva pubblicazione lo stesso autore affermerà che i rischi psicosociali sono quelli che “come dice la parola, derivano da fenomeni psicosociali, vale a dire fenomeni che esistono quando un insieme di persone interagisce ».<ref>{{Cita web|url=https://www.rassegna.it/articoli/rischi-psicosociali-come-riconoscerli-come-prevenirli|titolo=Rischi psicosociali: come riconoscerli, come prevenirli|sito=www.rassegna.it|lingua=it|accesso=2019-06-20}}</ref>
 
Il suo interesse è stato in gran parte nella messa a punto di protocolli per la valutazione di fattori psicosociali di rischio<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Bisio C., Campanini P., Sala G.|anno=2016|titolo=Definizione del metodo Cesvor per la valutazione dei rischi derivanti dalle diversità1|rivista=Rivista Italiana di Ergonomia|volume=|numero=1/2016|pp=159-164|url=https://www.cesvor.com/wp-content/uploads/2017/06/Journal_4-2016-cesvor-diversit%c3%a0-1.pdf}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Bisio C., Sala G.|anno=2016|titolo=La valutazione dei rischi da diversità: