Valerio Da Pos: differenze tra le versioni

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Morto il padre quando lui era ancora giovane, ritornò in famiglia ad aiutare la madre e lavorò come scrivano per il comune. Quando poi morì anche la madre, si occupò principalmente delle poche faccende di casa e si dedicò allo scrivere nel tempo libero.
 
Oltre a molti estimatori come il conte [[Giuseppe Urbano Pagani-Cesa]], il vescovo [[Sebastiano Alcaini]] (verso il quale era costretto a mille ossequi in ogni occasione, "vizio" che il Da Pos sempre rifiutò), il conte Pietro Crotta, i fratelli Girolamo e Antonio Manzoni, ma particolarmente il dottor [[Paolo Zannini]], poi ancora don Tommaso de Luca (che ebbe in dono tre volumi di copie dell'intera produzione di Valerio Da Pos, volumi donati in seguito dai discendenti alla biblioteca di Belluno e ivi conservati), ebbe comunque molti delatoridetrattori, tra cui un sacerdote che curiosò fra i suoi componimenti e il Da Pos, scopertolo, decise di bruciarli tutti.
 
Tra coloro che ne lessero e lodarono i versi, vi furono inoltre [[Vincenzo Monti]] e [[Giosuè Carducci]].