La teoria dei colori (Goethe): differenze tra le versioni

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==Fortuna==
=== Nel mondo scientifico ===
La teoria goethiana dei colori non godette di molta fortuna presso gli ambienti scientifici che rimasero interessati solo all'aspetto quantitativo e misurabile dei colori,<ref>Giovanni D'Aloe, ''I colori simbolici: origini di un linguaggio universale'', pp. 39-40, Il Segno Gabrielli Editori, 2004.</ref>, anche perché uno scienziato britannico, [[Thomas Young]] (1773-1829), aveva da tempo ipotizzato che le discrepanze fra il colore percepito, studiato da scienziati e filosofi anche prima di Goethe, e lo spettro cromatico posto in evidenza da Newton risiedeva esclusivamente nella fisiologia dell'occhio. L'intuizione di Young trovò riscontro negli studi ottocenteschi sulla propagazione luminosa e sulla sua percezione dall'occhio umano.<ref>[http://didascienze.formazione.unimib.it/Lucevisione/pittura/maxwell.htm Didascienze: LA VISIONE CROMATICA NELLA RICERCA SCIENTIFICA DELL'800.] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150128042018/http://didascienze.formazione.unimib.it/Lucevisione/pittura/maxwell.htm |date=28 gennaio 2015 }}.</ref> Tra i fisici che contribuirono a chiarire il collegamento fra lo spettro di frequenza della luce e il colore percepito vi furono [[Hermann von Helmholtz]] e [[James Clerk Maxwell]]. Nel 1859 Maxwell pubblicò la sua ''Teoria sulla visione dei colori'', che è all'origine dello sviluppo della misura quantitativa dei colori (Colorimetria), oggi codificata internazionalmente ([[CIE XYZ]]). Il famoso fisico [[Werner Karl Heisenberg]], tuttavia, riconobbe che la teoria di Newton si era rivelata la «più utile», ma non per questo la «più vera»,<ref>W. Heisenberg, ''La teoria dei colori di Newton e di Goethe alla luce della fisica moderna'' (1941), trad. it. in ''Mutamenti nelle basi della scienza'', Boringhieri, 1978.</ref> e invitò a considerare il significato della battaglia intrapresa da Goethe contro l'ottica newtoniana, che andava oltre la mera questione dei colori, dato che, in fondo, «anche secondo la teoria di Newton è benissimo comprensibile che i colori nascano dalla luce bianca soltanto grazie alla reciproca influenza fra il bianco e l'opaco».<ref>W. Heisenberg, ''Mutamenti nelle basi della scienza'', Boringhieri, 1978, p. 84.</ref> Il filosofo della scienza [[Paul Feyerabend]] ha rilevato in proposito:
{{citazione|Si è più volte sottolineato come il problema non debba essere posto nei termini della domanda su chi tra Goethe e i fisici abbia ragione, ma piuttosto nei termini di quest'altra: si deve ammettere soltanto il [[metodo scientifico|metodo epistemologico]] della [[fisica]] oppure anche quello della via battuta da Goethe? È merito indiscusso di Goethe, anche se molto raramente riconosciuto, avere percorso con successo la via, rigettata dai fisici, di una [[filosofia della natura|teoria generale della natura]], estendibile a tutti gli altri ambiti. Egli ha mostrato che i fenomeni sono percepibili soltanto ai limiti e che ciò che sta oltre i limiti viene chiamato ''"l'inconcepibile"''.|[[Paul Feyerabend]] e Christian Thomas, ''Kunst und Wissenschaft'', 1984<ref>Trad. it.: ''Arte e scienza'', a cura di Francesco Mugheddu, p. 106, Armando Editore, 1989 ISBN 9788871440262.</ref>}}