Pasque piemontesi: differenze tra le versioni

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I rapporti tra le comunità di professione religiosa [[Chiesa valdese|valdese]] del [[Piemonte]] occidentale ed il [[ducato di Savoia]] si inasprirono dopo la morte di [[Vittorio Amedeo I di Savoia]] ([[1637]]), con la salita al trono di [[Carlo Emanuele II di Savoia]] sotto la reggenza della madre, [[Maria Cristina di Borbone-Francia]]. Le lotte tra quest'ultima e i fratelli di Vittorio Amedeo, che volevano per sé la reggenza, portarono entrambe le parti in gioco a tentare di ingraziarsi per quanto più possibile il potere ecclesiastico della [[Chiesa cattolica]].
 
In questo quadro, tradendo gli impegni assunti con la [[Pace di Cavour]], il governo ducale operò una progressiva riduzione delle libertà della [[Valdismo|comunità valdese]] abitante nelle [[valli valdesi|valli]] occidentali del [[Piemonte]], che fu costretta a ritirarsi sempre più all'interno delle montagne, mentre al contempo veniva favorita una "cattolicizzazione" forzata degli stessi, con l'installazione di conventi e l'incentivazione alla conversione alla fede ufficiale [[Cattolicesimo|cattolica]]. Editti successivi ridussero via via le libertà dei suddetti [[Chiesa valdese|valdesi]], fino all'editto del 15 maggio [[1650]].<ref name="israel-2-6">{{en}} Alexis Muston, ''The Israel of the Alps - a complete history of the Waldenses of Piedmont and their colonies'', traduzione inglese di John Montgomery, Baptist Standard Bearer, 2000; ISBN 1-57978-533-6; vol. I, parte II, capitolo VI (edizione storica del 1866 [http://books.google.com/books?id=__5fAAAAMAAJ&dq=israel+of+the+alps disponibile su Google Books])</ref>
 
Negli anni successivi, si verificarono quindi diversi episodi volti ad accrescere la tensione e cercare un ''casus belli''. Nel [[1653]] i valdesi furono accusati dell'incendio del convento di [[Villar Pellice]].<ref name=riforma>[http://www.riforma.it/innerpage.php?id=article20090317171406 Riforma in rete - Le Pasque piemontesi del 1655] {{webarchive|url=https://archive.is/20130413113420/http://www.riforma.it/innerpage.php?id=article20090317171406 |data=13 aprile 2013 }}</ref> Questo evento, peraltro, non ostacolò la firma, lo stesso anno, di un trattato tra Ducato e comunità valdese che ripristinava almeno in parte i preesistenti privilegi, annullando il decreto del 1650.<ref name=israel-2-6 /> Successivamente, altri giovani valdesi furono accusati di avere abbattuto un pilone votivo, ed altri ancora di aver ostacolato lo svolgimento di una [[processione]] cattolica facendola attraversare da un asino imbizzarrito.<ref name=israel-2-6 />
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Jahier partì per una spedizione di rifornimento a [[Crissolo]]; il paese, che aveva appoggiato le truppe del Pianezza, fu saccheggiato. Nel frattempo, truppe provenienti da San Secondo e dai paesi limitrofi attaccarono i valdesi di Angrogna, ma vennero respinte. Al suo ritorno, Jahier partì per [[Pragelato]] per vendere parte del bottino. Dopo 8 giorni, il 13 giugno, Janavel decise di attaccare Luserna solo con i suoi; nel frattempo però era arrivato un nuovo reggimento di difensori, e Janavel dovette ritirarsi.
 
Il 15 giugno il Pianezza attaccò le truppe di Janavel ad Angrogna con 3000 uomini. Janavel si portò in quota, confrontò gli assalitori per 5 ore, poi contrattaccò, disperdendo gli assalitori. In quel momento, tornarono Jahier e le sue truppe; i due gruppi si riunirono, ed attaccarono le truppe del Pianezza a San Giovanni, dove queste si stavano raggruppando. Qui Janavel venne ferito gravemente da una pallottola; fece giusto in tempo a lasciare il comando a Jahier, poi perse conoscenza. Fu trasportato a [[Pinasca]], dove fu curato, ed impiegò sei settimane a rimettersi.<ref name=israel-2-8 /> Jahier, mal consigliato da un traditore, quella sera stessa cercò di attaccare [[Osasco (Italia)|Osasco]]; attirato in un'imboscata, venne ucciso con le sue truppe.<ref name=israel-2-8 /><ref name=angrogna>[http://www.valdangrogna.it/index.php?module=pagemaster&PAGE_user_op=view_page&PAGE_id=53 Val d'Angrogna Musei e luoghi storici valdesi]</ref>
 
Nonostante la perdita di Janavel e Jahier, i Valdesi non si sbandarono. Dall'estero giungevano truppe e comandanti a loro rinforzo. Anche Léger rientrò, ed il giorno dopo il suo arrivo si spostò nel territorio di Angrogna, fermandosi al colle della Vaccera. Quella notte, alcuni esploratori valdesi incontrarono un reggimento piemontese, formato dai volontari dei paesi della pianura, diretti ad attaccare i Valdesi ad Angrogna; gli esploratori riuscirono ad avvertire per tempo i loro compagni accampati al colle della Vaccera, dove il giorno dopo i piemontesi attaccarono, venendo respinti dopo una giornata di combattimenti. Pochi giorni dopo, una spedizione della guarnigione di Torre Pellice viene ancora respinta, ed il contrattacco valdese giunse ai limiti della stessa città.<ref name=israel-2-9>{{en}} Alexis Muston, ''op. cit.'' vol. I, parte II, capitolo IX</ref>