Zelda Sayre Fitzgerald: differenze tra le versioni
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===Matrimonio===
A settembre Scott completò il suo primo romanzo, ''[[Di qua dal Paradiso]]''; il manoscritto fu prontamente accettato dal suo redattore, Maxwell Perkins. Fece ritorno in Alabama a novembre, tronfio del successo raggiunto. Zelda concordò a sposarlo solo dopo la pubblicazione del libro;<ref>{{cita|Bruccoli|p. 109|Bruccoli}}.</ref> Scott, similmente, le promise di portarla a New York, con «tutta l'iridescenza dell'inizio del mondo».<ref>{{cita|Milford|p. 57|Milford}}.</ref> La coppia arrivò a New York il 30 marzo 1920 (quattro giorni dopo la pubblicazione del romanzo) e, il 3 aprile 1920, con una favolosa cerimonia alla [[Cattedrale di San Patrizio (New York)|Cattedrale di San Patrizio]], i due si unirono finalmente
[[File:Zelda Fitzgerald, 1922.png|left|Zelda in un ritratto del [[1922]]|thumb]]
Scott e Zelda diventarono in poco tempo delle celebrità a New York, sia per il successo riscosso da ''Di qua dal Paradiso'' che per il loro comportamento selvaggio. Vennero addirittura cacciati da due celebri hotel di New York, il Biltmore e il Commodore, per il loro evidente stato di [[ubriachezza]].<ref>{{cita|Cline|p. 87|Cline}}.</ref> Il loro comportamento anticonformista, che scandalizzava gli anziani ed esaltava i giovani, si manifestava nei modi più disparati: Zelda, una volta, si immerse nella fontana di [[Union Square (Manhattan)|Union Square]], ed entrambi i coniugi una volta attesero la scrittrice [[Dorothy Parker]] sedendo su un taxi. La Parker ricordò la coppia positivamente: «sembra che siano entrambi appena usciti del sole: la loro gioventù è impressionante. Tutti vogliono incontrarli».<ref>{{cita|Milford|p. 67|Milford}}.</ref> La loro esistenza era scandita dall'alcol, dai debiti e da una vita tanto folle quanto irresponsabile, tanto che i due erano descritti dai giornali di New York come gli emblemi della giovinezza e del successo - ''enfants terribles'' dell'[[età del jazz]].<ref>{{cita|Milford|p. 69|Milford}}; {{cita|Cline|p. 81|Cline}}; {{cita|Bruccoli|p. 131|Bruccoli}}.</ref>
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