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== Biografia ==
* Antonio (Sarteano 1437 - Napoli 1493). Dopo i primi anni dedicati agli studi a [[Sarteano]], si rivolse al mestiere delle armi, come molti altri componenti della sua famiglia. [[File:Antonio Piccolomini d'Aragona (Archivio Sforza di Celano - Aquila) (Particolare).jpg|thumb|upright=0.6|left|Antonio P. d'Aragona]]Sotto la guida dello zio Pio II, curò gli interessi della chiesa, nella ancora fragile [[monarchia]] aragonese di [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I (Ferrante) d'Aragona]].[[File:Decorazione murale stemma gentilizio Piccolomini d'Aragona.jpg|thumb|upright=0.8|Affresco murale dello stemma Piccolomini d'Aragona]][[File:La città medievale di Amalfi nel XVII secolo.jpg|thumb|upright=1.4|left|La città medievale di Amalfi nel XVII secolo. Sullo sfondo la [[torre]] di avvistamento Piccolomini d'Aragona]]Quest'ultimo, figlio naturale del defunto [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso V]], fu favorito dal papa, che sancì il suo diritto successorio nella monarchia [[Napoli|partenopea]], ai danni del [[pretendente al trono|pretendente]] [[angioini|angioino]] [[Giovanni di Lorena]]. In questa situazione di instabilità politica e nella necessità di consolidare l'[[alleanza]] con il [[papato]], fu deciso il matrimonio tra Antonio e Maria figlia naturale del re aragonese<ref name="TreccaniFerdinandoI">Dizionario Biografico degli Italiani - FERDINANDO I (Ferrante) d'Aragona, re di Napoli - Volume 46 (1996)
[http://www.treccani.it/enciclopedia/ferdinando-i-d-aragona-re-di-napoli_(Dizionario-Biografico)/ - Fonte]</ref>. Circostanza che aprì alla famiglia senese, nuovi [[orizzonte|orizzonti]] nel [[sud]] della [[penisola]]. Il [[primogenitura|primogenito]] di Laudomia, ottenne così la [[nomina]] a [[Ducato di Amalfi|Duca d'Amalfi]] e poté aggiungere al suo, il cognome degli Aragona ed inquartare il proprio stemma con le insegne reali<ref name="Spreti6">Vittorio Spreti - Op. cit. Vol. V, pag. 329</ref>. Nello stesso anno, il [[1458]], fu nominato anche Gran [[Giustiziere (funzionario)|Giustiziere]] del Regno di Napoli e la famiglia fu aggregata al [[Patrizio (titolo)|patriziato]] napoletano nel ''Seggio di Nilo'', uno dei sette [[Sedili di Napoli]]<ref name=NobiliNapoletani>Nobili Napoletani, Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. Famiglia Piccolomini - I Sedili di Napoli [http://www.nobili-napoletani.it/sedili_di_Napoli.htm - Fonte]</ref>. Le aspettative non furono deluse e il Piccolomini, con le sue [[milizie]], ebbe un ruolo determinante nell'acquisizione, alla monarchia, di [[Castellammare di Stabia]] e [[Scafati]]. Il 18 agosto del [[1462]] sotto il comando di [[Alessandro Sforza]], ed alla guida di 2000 [[fanteria|fanti]] e 26 squadre di [[Cavallo|cavalli]], prende parte alla battaglia di Troia.<ref name=Famaleonis>Eugenio Larosa, Biografia del Condottiero Roberto Sanseverino - Associazione Culturale Famaleonis [http://www.famaleonis.com/robertodasanseverino-2.asp - Fonte] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140518044303/http://www.famaleonis.com/robertodasanseverino-2.asp |data=18 maggio 2014 }}</ref><ref name=NobiliNapoletani2>Nobili Napoletani, Op. cit., Le principali battaglie svoltesi nel Mezzogiorno d'Italia [http://www.nobili-napoletani.it/Battaglie.htm#Troia-1462 - Fonte]</ref>. Il rivale angioino di Ferrante I venne definitivamente sconfitto, insieme ai feudatari ribelli del regno. Fu così dato al movimento anti aragonese, la cosiddetta [[Congiura dei baroni]], un colpo di grazia dal quale non riuscirà, più a risollevarsi<ref name="TreccaniFerdinandoI" />.<br />Dopo la vittoria di Troia, beneficiò della distribuzione di numerosi feudi che il Ferrante assegnò ai difensori della sua causa. Nel [[1463]] ottenne il titolo di [[marchese]] di [[Capestrano]] e di [[Deliceto]], il titolo di [[conte]] di [[Celano]] e [[Gagliano]], il titolo di [[barone]] di [[Balsorano]], [[Pescina]] e [[Carapelle (Italia)|Carapelle]]; nel [[1465]] infine divenne barone di [[Scafati]]<ref name=NobiliNapoletani3>Nobili Napoletani, Op. cit. - Famiglia Piccolomini [http://www.nobili-napoletani.it/Piccolomini.htm - Fonte]</ref>.<br />Contemporaneamente a questi avvenimenti nel [[1462]], nelle continue controversie che interessavano i territori [[Marche|marchigiani]], il [[Malatesta]] perse definitivamente la [[Signore (titolo nobiliare)|Signoria]] di Senigallia ad opera di [[Guido da Montefeltro]], che la restituì allo [[Stato della Chiesa]]. L'allora pontefice Pio II la diede in dominio, insieme alla signoria di Moldavio al nipote Antonio<ref name=TreccaniSigallia>G. Treccani, Enciclopedia Italiana, Vol. XXXI pag. 380 - Istituto Poligrafico dello Stato - Roma - 1936 [http://www.treccani.it/enciclopedia/senigallia_(Enciclopedia-Italiana)/ - Fonte]</ref>.<br />Nel [[1474]], però, in tali feudi subentrò [[Giovanni Della Rovere]], nipote di [[Papa Sisto IV]], che nei vari giochi nepotistici, risultò vincitore<ref name="Treccani.it" />.Gli interessi del Piccolomini ormai gravitavano nel regno di Napoli, dove le cariche politiche, l'amministrazione degli innumerevoli feudi, che fra l'altro, portavano ritorni economici di non poco interesse, lo assorbivano completamente. Durante i vent'anni di pace che seguirono, fece costruire i castelli di [[Balsorano]], [[Celano]] e [[Castello Piccolomini (Ortucchio)|Ortucchio]] e restaurare diversi altri di sua proprietà che, poi, distribuì tra i suoi discendenti.<br />Va sottolineato che la figura di Antonio ha una dimensione esemplare. Unico in tutta la sua famiglia dimostrò grande sensibilità nei confronti dello [[Attività manifatturiera|sviluppo manifatturiero]] amalfitano. In virtù della sua cultura operosa, ereditata nel territorio senese, ed anche alla politica inaugurata da [[Alfonso V d'Aragona]], importò, da diversi luoghi delle penisola, [[Corporazioni delle arti e mestieri|maestri]] in grado di dare impulso alla costruzione di diversi opifici. Primo fra tutti fu quello per la lavorazione della [[lana]] "all'usanza di Siena e Firenze", nonché diverse [[Gualchiera|gualchiere]] e [[tintoria|tintorie]] nel territorio amalfitano: a [[Scala (Italia)|Scala]], [[Pontone]], [[Ravello]], Strani e [[Maiori]]. Rilanciò ed implementò gli [[Centro siderurgico|stabilimenti siderurgici]] [[Storia economica dell'età preindustriale|preindustriali]], le [[Ferriera|ferriere]], già presenti ad Amalfi<ref name="IlariaPuglia" />.
== Discendenza ==
== Note ==
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