Alla sera: differenze tra le versioni

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E così prima di lui avevano scritto anche Young nella ''Notte'' (“O notte, o silenzio, o nulla, compagni terribili, indivisibili ed eterni. Ciascuno de’ miei pensieri è un pugnale, che mi trafigge il seno”) e Monti negli ''Sciolti a don Sigismondo Chigi''. Tuttavia i due autori avevano affrontato l’idea del nulla in una concezione spiritualistica contrapponendola invece all’idea di immortalità. Foscolo è dunque il primo, già con ''Al Sole'', a proporre il superamento del nulla con la stessa concezione della morte.
 
Scrive Di Benedetto, il Foscolo scopre la positività di per sé del nulla. La contemplazione della sera, alta esperienza estetica, porta il poeta a “vagar” con i pensieri “su l’orme che vanno al nulla eterno”. L’associazione più forte è dunque quella della sera con il poeta e con il vagare dei suoi pensieri: il pensiero che porta al nulla eterno si associa infatti con una situazione in cui tensioni interne e passioni si placano e trovano riposo.<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Vincenzo Di Benedetto|titolo=Lo scrittoio di Ugo Foscolo|anno=1990|editore=Giulio Einaudi editore|città=Torino|pp=5-19|capitolo=Il modello rovesciato|ISBN=88-06-11714-9}}</ref>
 
Per pura associazione analogica, evitando ogni collegamento logico, Foscolo fa corrispondere l’alto momento di contemplazione della sera a una situazione serena che in modo diretto e intuitivo è anche il momento della morte, la quale si insinua come percezione, ''imago'', un fantasma mai descritto se non come contemplazione e intuizione del tutto: dell’indefinito e dell’infinito, di ciò che non è tempo ma è poesia. Un annullamento analogo a quello di Saffo nell’ode ''[[All'amica risanata|All’amica risanata]]'', presentata proprio quando si inserisce il motivo apparentemente in contrasto della morte, ma in realtà coerente perché corrispondente - come già ripetuto - al momento della contemplazione più elevata, rappresentando la necessità incombente di uscire dai limiti della finitezza e del tempo.