San Cesario sul Panaro: differenze tra le versioni
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Nell’anno 825 la vasta "selva di Vilzacara" (antico toponimo di San Cesario sul Panaro) venne donata all’Abbazia di Nonantola dall’imperatore Lotario; i monaci benedettini sicuramente estesero anche qui la loro preziosa opera di bonifica e coltivazione del territorio e, soprattutto, diffusero il culto di [[Cesareo di Terracina|San Cesario diacono e martire di Terracina]]. Nell'anno 945 il Marchese Berengario, poi Re d'Italia, destinò il territorio sancesarese a coltivazione ed eresse un Castello o Borgo con molti edifici e una cappella in onore di San Cesario, che fu scelto come celeste patrono; questo è segno di una devozione che vi era nei confronti del santo e che proseguì e si intensificò nel corso dei secoli. La presenza del fiume Panaro, che segna il confine fra Spilamberto e San Cesario sul Panaro, in passato sempre impetuoso e pericoloso, potrebbe essere un ulteriore motivo dell'elezione del diacono come patrono.
Nei pressi dell'attuale San Cesario sul Panaro, [[Papa Adriano III|Sant'Adriano III papa]], trovò la morte n una data compresa tra la metà d'agosto e la metà di settembre dell'855 mentre era in viaggio per raggiungere Worms, dove l'imperatore Carlo il Grosso aveva convocato la cosiddetta [[Dieta di Worms (1521)|Dieta di Worms]]. Il corpo di Sant'Adriano III papa è conservato nella Abbazia di Nonantola.
La contessa [[Matilde di Canossa]], con un importante atto del 1112, fece sì che la corte e selva di Vilzacara fosse sottratta ai monaci nonantolani per passare in gestione alla chiesa locale, dedicata al martire Cesario (è per questo motivo che dopo l’anno mille scomparve gradualmente il toponimo ''"Wilzacara"'' sostituito da San Cesario, anche se si ritiene che la località Vilzacara fosse in diverso luogo, sebbene non lontano); nella chiesa introdusse i canonici regolari provenienti da Modena, ai quali fece un donazione corposa. In seguito la corte e la chiesa di San Cesario verranno affidati ai monaci benedettini di [[San Benedetto Po]] (vicino a Mantova) che a loro volta le cederanno al monastero dì San Pietro in Modena.
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