Abruzzo: differenze tra le versioni

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[[File:Villa comunale (Chieti)-old photo.jpg|thumb|upright=1.2|Veduta di [[Chieti]] dalla villa comunale, nel primo '900]]
Negli anni del regime fascista, l'Abruzzo vide ripartito dal punto di vista amministrativo il proprio territorio, con molte riorganizzazioni interne ed anche cessioni verso altre regioni. Il regime infatti istituì nel [[1927]] la [[provincia di Pescara]], creata scorporando il [[circondario di Penne]] dalla provincia di Teramo (salvo il [[mandamento di Bisenti]], che resterà teramano) e numerosi comuni dal [[circondario di Chieti]], oltre a [[Bussi sul Tirino]] e [[Popoli (Italia)|Popoli]], ceduti dalla provincia aquilana. Il capoluogo, costituito dall'unione dei comuni della vecchia Pescara e [[Castellammare Adriatico]] sarebbe dovuto chiamarsi ''Aterno'' in un primo momento, ma l'influenza di [[Gabriele D'Annunzio]] su Mussolini spinse quest'ultimo a favorire il nome della città che diede i natali al Vate. Nello stesso anno venne firmato il decreto soprannominato [[Grande Aquila]], che a compensazione della cessione al [[Lazio]] del [[circondario di Cittaducale]], univa al comune aquilano (che per l'occasione acquisiva l'attuale nome L'Aquila, cambiando il precedente nome postunitario ''Aquila degli Abruzzi'') 8 comuni limitrofi. [[File:Pescara Palazzo di Citta 01 (raboe).jpg|thumb|Il Palazzo di CIttà di Pescara, uno degli esempi dell'architettura del regime in città.|alt=]]
L'unificazione cittadina di Pescara si accompagnò ad un nuovo ed importante sviluppo edilizio, in parte dovuto anche alla notevole attività pubblica, con il regime che costruì in città numerosi ed imponenti edifici pubblici in stile [[Razionalismo italiano|Razionalista]]. L'attività ediliza pubblica fu molto presente anche nella [[Marsica]], durante la ricostruzione ex novo di [[Avezzano]], ed a [[Lanciano]], dove si stava inaugurando il nuovo corso Trento e Trieste della città nuova, nella piana delle fiere, fuori dal vecchio centro medievale.<br/>Lo sviluppo della città di [[Pescara]] e della costa abruzzese continuavanocontinuava ad accelerare, con la costruzione di monumentali edifici pubblici e amministrativi, nonché l'avvio delle prime forme di attività industriali e la massiccia colonizzazione di vaste aree rimaste disabitate. In quegli anni si sviluppò notevolmente il turismo balneare, con la costruzione dei primi alberghi e strutture ricettive a Pescara e [[Francavilla al Mare]]. Nel teramano sorsero delle vere e proprie città, edificate da piccoli casali di campagna, come [[Montesilvano]] marina, [[Roseto degli Abruzzi]], sviluppatasi dal colle di [[Montepagano]], e i comuni di [[Pineto]], [[Tortoreto]] e [[Martinsicuro]].
 
Fiero oppositore del fascismo fu lo scrittore [[Ignazio Silone]] di [[Pescina]] (borgo marsicano) il quale, benché esiliato in [[Svizzera]], scrisse i primi romanzi con ambientazione abruzzese nella Marsica, come ''[[Fontamara]]'' e ''[[Vino e pane]]'', dove si narrano le vicende di dura vita di montagna di gruppi di contadini, costretti al silenzio, ai soprusi e all'obbedienza dai vari podestà del territorio. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, già dal 1940 le persecuzioni in Abruzzo dei fascisti contro gli ebrei e i dissidenti politici prese avvio, e vennero aperti in totale 15 campi d'internamento dei prigionieri, molti dei quali consistenti in grandi ville di reclusione, ma altri in vere e proprie prigioni, come il Campo 78 di Fonte d'Amore a Sulmona e quello della Caserma Rebeggiani a Chieti Scalo.