Reinhold Messner: differenze tra le versioni
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Messner nacque a Bressanone nel 1944, da famiglia di [[lingua tedesca]]. Il padre lo introdusse precocemente all'alpinismo e sin dall'età di tredici anni prese a scalare le vette [[Alpi|alpine]], in primis quelle Dolomitiche. In seguito, studiò all'[[Università di Padova]].
Inspirato da [[Hermann Buhl]], sin dagli [[anni 1960|anni sessanta]] fu uno dei primi e più convinti sostenitori di uno stile di arrampicata che non utilizzi ausilii esterni (come ad esempio quello dei portatori). Da allora, Messner ha sempre supportato una filosofia alpinistica volta a non ''invadere'' le montagne, ma solamente ad ''arrampicarle''. Lo stile di alpinismo proposto da Messner viene talvolta denominato ''[[alpine style]]'', e comporta fra l'altro la necessità di utilizzare un equipaggiamento minimo e molto leggero. Tra gli altri alpinisti che seguirono le idee di Reinhold Messner già dagli anni sessanta, vanno ricordati il fratello [[
Nel [[1970]] effettuò la sua prima scalata di una delle principali vette dell'[[Himalaya]]: il [[Nanga Parbat]]. Tale impresa fu funestata dalla morte del fratello minore
Nel [[1975]], completò con Peter Habeler la prima ascesa ''senza ossigeno artificiale'' di una vetta oltre gli ottomila metri: il [[Gasherbrum I]]. Nel [[1978]] ripetè — sempre con Habeler — l'impresa sull'Everest, diventando uno degli alpinisti più famosi del mondo. La scalata dell'Everest senza l'ausilio di bombole di ossigeno era considerata fino ad allora impossibile per l'uomo, tanto che Messner ed Habeler furono accusati di aver utilizzato di nascosto delle mini-bombole. Tuttavia, nel [[1980]], Messner mise a tacere le polemiche nei suoi confronti quando il [[20 agosto]] raggiunse di nuovo la vetta dell'Everest senza l'ausilio di ossigeno, ed ''in solitaria''. Durante l'ascesa dovette affrontare anche la caduta in un crepaccio. In seguito, scriverà che il suo fisico non era mai stato tanto provato come in quell'ascesa, ''una continua agonia''.
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