Architettura in Abruzzo: differenze tra le versioni

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== Storia dell'architettura ==
=== Antichità e periodo italico ===
==== Architettura del Paleolitico-Neolitico ====
*'''Grotte e villaggi della Majella''': i primi insediamenti abruzzesi risalgono a 700.000 anni fa, quando le tribù erano stanziate presso le grotte e le cave, quasi soprattutto di pietra montuosa, come dimostrano i numerosi ritrovamenti sulla [[Majella]] e sul [[Gran Sasso d'Italia]]. I ritrovamenti più antichi, documentati nel [[Museo delle Genti d'Abruzzo]] a [[Pescara]], riguardano le Svolte di [[Popoli (Italia)|Popoli]], la Valle Giumentina e la Grotta dei Piccioni di [[Bolognano]]. Quest'ultima era già nota agli archeologici nel 1835, e fu oggetto di scavi da parte del barone Giovanni Leopardi di Penne, e successivamente altri scavi più approfonditi vennero effettuati nel 1951 dal prof. A. Radmilli. Sostanzialmente l'architettura nell'epoca paleolitica in Abruzzo era quasi nulla, poiché l'importanza dei reperti si concentra di più sugli oggetti e i materiali usati per la caccia, l'uso domestico, la sepoltura e la cottura dei cibi. Per la zona vestina, si considera la "cultura Bertoniana" per i ritrovamenti nei pressi di [[Montebello di Bertona]] e Bolognano, che ricopre un arco di tempo di 8.000 anni.
 
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*'''Il villaggio delle [[Museo Paludi di Celano|Paludi di Celano]]''': l'insediamento si trova in località Paludi, alle pendici del bacino lacustre del Fucino, risale al XVII-X secolo a.C., ed è considerato il villaggio preistorico più antico dell'Abruzzo. Il terreno ha restituito materiale organico in perfetto stati di conservazione, come pali in legno di quercia, salice e pioppo per realizzare le palafitte, insieme a tazze, boccali, ciotole e olle di ceramica dei rispettivi corredi funebri maschili e femminili
 
==== Architettura della fase italica (VII-II sec. a.C.) ====
*'''[[Comino (Guardiagrele)|Necropoli Comino]]''' ([[Guardiagrele]]): si trova presso [[Guardiagrele]] nella contrada omonima. Fu scoperta da don Filippo Ferrari nel 1913, che allestì una privata collezione, notevolmente arricchita nel 1998 da nuovi scavi e dall'istituzione del museo archeologico civico a Guardiagrele. Gli scavi hanno permesso di datare le varie stratificazioni temporali del sito, dal X secolo a.C. fino al III secolo. Nella prima fascia remota le tombe sono assai monumentali, il che fa pensare a figure nobili, come la tomba 38 con lo scheletro ornato da oggetti di bronzo come spada, punta di lancia, fibula, rasoio rettangolare e bracciali. Nella seconda fase dell'VIII-VI secolo ci sono tombe più semplici a tumulo, che hanno restituito vari oggetti di bronzo, e infine le tombe del IV-II secolo, con sepoltura molto profonda, ma poco conservate. La tipologia tipica dei sepolcri di Comino è la fossa terragna a margini netti, scavata nella breccia, dove giaceva lo scheletro con il corredo, e data la presenza di numerose tombe, specialmente quelle della prima fase, con sassi che costituiscono i perimetro circolare, gli studiosi hanno ritrovato numerose somiglianze con la necropoli di Fossa. Benché questa appartenesse al popolo dei [[Carricini]]-[[Marrucini]], mentre l'altra a quello dei [[Vestini]].
[[File:Mura di Pallanum.jpg|thumb|Mura di Pallanum]]
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*'''[[Necropoli di Campovalano]]''': è una contrada presso il comune di [[Campli]] (TE). La necropoli di questa contrada, i cui scavi sono stati effettuati dalla Soprintendenza negli anni '70, ha riportato alla luce 600 tombe, che abbracciano un arco cronologico che va dall'[[età del Bronzo]] alla conquista romana. Il corredo funebre della prima fase è molto semplice, caratterizzato da un solo oggetto decorativo posto sul torace dell'inumato. Nelle sepolture del VII-VI sec. a.C. si evidenziano cambiamento del sistema di sepoltura, con arricchimento dei corredi. La tomba n. 100, che per la grandezza, la monumentalità e la ricchezza del corredo, lascia immaginare che fosse quella di un personaggio d'alto rango sociale, poiché accanto al sepolcro sono stati rinvenuti i resti di un carro da guerra.<br/>Questa fase delle sepolture è detta "regia", per la presenza dei sepolcri di vari capi della tribù, la tipologia dei sepolcri è a tumulo, con un diametro variante dai 4 ai 25 metri. Il corredo funebre sia per gli uomini che per le donne sono accomunati dalla presenza di ceramiche e vasi di bronzo, a significare la simbologia del banchetto funebre: nelle tombe maschili prevale il corredo composto da armi, mentre per le donne ci sono gli strumenti domestici per la cucitura, la tessitura, la filatura. Dopo la fase "monarchica", la più antica, e quella "repubblicana" del VI-IV secolo, segue quella "ellenistica" del III-I secolo a.C., con le tombe più semplici scavate a fossa, orientate verso sud, con i corredi in ceramica lavorati a tornio, frequentemente verniciate in nero. Nelle sepolture femminili si rinvengono numerosi strumenti per la cura del corpo, come netta-unghie, netta-orecchie, gingilli in bronzo e d'oro come orecchini, mentre nelle tombe maschili spariscono le armi, per lasciare spazio ad oggetti per la pratica sportiva.
 
=== Architettura romana ===
==== Caratteristiche generali ====
Delle antiche costruzioni dei popoli italici che dominavano l'Abruzzo si ha poco, poiché gran parte delle antiche città, e dei monumenti isolati edificati da [[Marsi]], [[Marrucini]], [[Sanniti]], [[Peligni]] e [[Frentani]], è stato riedificato o restaurato durante il governo romano dal I secolo a.C. al IV secolo d.C. Dell'epoca neolitica si conservano molto fedelmente, benché in maniera stratificata, le necropoli. Gli esempi di maggior interesse sono la [[necropoli di Fossa]], la necropoli di Comino di [[Guardiagrele]] e la necropoli di [[Campovalano]], usate già dal XII secolo a.C. circa, fino al II secolo a.C. La stratificazione più antica mostra delle tombe a circolo, con il perimetro scandito da menhir piantati sul terreno, e ricco corredo interno di oggetti e utensili per il defunto oltre la vita terrena<ref>V. D'Ercole, E. Benelli, ''La necropoli di Fossa. Vol. II: I corredi orientalizzanti e arcaici'', Carsa Editore, 2004</ref>; vale a dire che si tratta di tombe di personaggi nobili e di antichi re delle tribù. I ricchi corredi nella fase intermedia del VII-V secolo a.C. andò ridmensionandosi fino a una nuova fase di monumentalità di ambito ellenistico-romano nel III secolo a.C.
[[File:Fossa AQ - Necropoli 04.JPG|thumb|left|240px|Menhir della necropoli di Fossa]]
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Nella [[provincia di Teramo]] sono stati rinvenuti numerosi reperti sia nella capitale dei Pretuzi che nelle cittadine principali quali ''Hadria'' ([[Atri]]) e ''Castrum Novum'' ([[Giulianova]]). Il patrimonio più consistente però si trova a [[Teramo]], rappresentato innanzitutto dall'anfiteatro e dal teatro romano. Il primo è poco conservato, se non nell'impianto e nelle mura perimetrali, poiché vi fu eretto il Seminario vescovile, mentre il teatro romano per metà è conservato, poiché presso la ''scena'' sono stati edificati dei palazzi. Lo stile è simile ai teatri di Chieti e L'Aquila, in opus mixtum e cementicium. Di grande interesse sono i mosaici rinvenuti sotto diversi palazzi, come la domus di Largo Torre Bruciata, sopra cui nel VI secolo venne eretta l'antica Cattedrale di Santa Maria Aprutiensis, la domus del Mosaico di Bacco, la domus di Largo Madonna delle Grazie e la domus del Leone, il cui mosaico rappresenta il manifesto dell'arte pavimentale teramana. Lo stile pompeiano è portato al suo culmine nel particolarismo e la ricercatezza dei dettagli nella figura della belva che ghermisce una serpe, con un primo piano della facciata con le fauci spalancate, che guardano direttamente lo spettatore. Il disegno è incluso in uno sfondo a cornice in tessere bianche e nere disposte a formare un contesto geometrico di motivi decorativi animaleschi e arabeschi, e l'incasso fa parte di un sistema di "quadri" che adornano tutto il pavimento della domus, con diversi disegni.
 
==== Le città romane ====
* '''Area aquilana-aternina''': l'antica città dei [[Sabini]] si trova sul colle di San Vittorino, tra Coppito e [[Pizzoli]], capitale dei Vestini aquilani, e importante città sino al IX secolo, [[Marco Terenzio Varrone]] sosteneva che i cittadini si chiamassero ''Atermini'' in quanto risiedevano presso il fiume [[Aterno]].<ref>M. Varrone, ''[[De lingua latina]]'', V, 28</ref>, e dello stesso parere erano [[Catone il Vecchio]] e [[Dionigi di Alicarnasso]]<ref>Dionigi di ALicarnasso, ''Antiquitates Romanae'', II, 49.2</ref>La città dette i natali ad [[Appio Claudio Cieco]] e allo storico [[Gaio Sallustio Crispo]]. Dell'antica città italica poco rimane, in quanto l'abitato subì varie trasformazioni e anche distruzioni per terremoti e invasioni barbariche, soprattutto dal VII secolo in poi. Nel 293 a.C. fu conquistata dal console [[Manio Curio Dentato]], che vi installò le tribù Quirina e Velina. L'antico oppidum italico sul colle di San Vittorino, come dimostra la presenza del teatro romano, si andò spostando sulla riva del fiume, più a valle, nell'area dell'[[anfiteatro romano di Amiternum]]. Nel 27 a.C. la città divenne ''municipium'', e durante l'età augustea la città vide il suo apogeo con grandi costruzioni di teatri, templi, strade e fori. Dalle epigrafi si sa che la città era divisa in due da un cardo, nella zona nord c'era il centro con il foro romano, in seguito il complesso termale sulla sponda destra del fiume, e lì anche due acquedotti, che furono usati anche dalla città nuova d'Aquila nel [[Medioevo]]. La città divenne anche centro fiorente dei traffici commerciali e della transumanza, visto che si trovava in posizione favorevole lungo la via Tiburtina Valeria<ref>R. Colapietra, ''L'Aquila e Foggia. Transumanza e religiosità nella società pastorale'', Società Daunia di Cultura, Foggia 1981</ref>, ma nel 574 d.C. dopo un periodo di crisi, venne distrutta dai [[Longobardi]] e inclusa nella provincia Valeria della Marsica. Dopo che venne progressivamente abbandonata dai cittadini che parteciparono nel 1254 a fondare la nuova città, insieme ad altri castelli ella zona, nel 1878 furono condotti gli scavi archeologici per riscoprire l'antico tesoro di Amiternum. Vennero alla luce un calendario liturgico, il teatro e l'anfiteatro, nella zona "Ara di Saturno". La scena è lunga circa 60 metri, presenta molti elementi di interesse che accomunano questao monumento al [[Colosseo]] romano, con muratura in ''opus reticulatum''.
 
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Nell'area teramana vari sono stati i ritrovamenti di santuari, necropoli e templi d'epoca romana, come quelli di [[Basciano]] e [[Penna Sant'Andrea]], nonché il [[tempio di Ercole (Montorio al Vomano)|tempio di Ercole]] di [[Montorio al Vomano]]. ma tra queste strutture molto interessante risulta la presunta "casa di [[Ponzio Pilato]]" a [[Bisenti]], la cui tradizione voglia che fosse di origini abruzzesi. La casa si trova appena fuori il centro storico, e le varie ipotesi che appartenesse all'epoca del primo impero si basano sulla presenza dell'impianto idrico a qanat, uguale a quello di [[Gerusalemme]], che prendeva le acque dal Monte Atam, fatto costruire secondo lo storico [[Giuseppe Flavio]] proprio da Pilato. Secondo la leggenda Pilato, dopo la sua attività a Gerusalemme, sarebbe tornato in Abruzzo, e prima di essere esiliato avrebbe fatto costruire un nuovo acquedotto simile al qanat di Gerusalemme. L'edificio oggi conserva poco dell'aspetto romano, se non l'impluvium e il sistema idrico sotterraneo, poiché nel passare dei secoli è stato modificato, tanto che oggi si presente in aspetto [[Medievale]]. Nel lato nord si notano ciottoli con basamento del vestibolo dell'antica domus, presso la Fonte Vecchia di Bisenti si troverebbero delle tracce del canale qanat, che in pratica avrebbe attraversato tutto l'abitato seguendo la direttrice sud-est dalla casa di Pilato.
 
=== Medioevo ===
==== Arte longobarda e franca ====
[[File:AbrSanLiberatoreAMajella5.jpg|thumb|Il portale di San Liberatore a Majella]]
Del periodo del VI-IX secolo non si ha quasi nulla la livello architettonico, benché le fonti parlando di costruzioni avviate già dall'epoca bizantina sopra le antiche strutture romane, quali chiese, recinti fortificati e torri. Della presenza bizantina in Abruzzo si hanno numerose sculture, ma poche architetture, e queste sono conservate nel Museo dell'Abruzzo bizantino altomedievale a [[Crecchio]], si ha notizia che intorno al 610 fosse stata eretta la chiesa di San Maurizio a [[Lanciano]], e il Sargiacomo la definisce come la chiesa più antica della città esistente<ref>F. Sargiacomo, ''Lanciano e le sue chiese'', Carabba Editore 2000, il Sargiacomo parla dei documenti che ne attestano la fondazione intorno al 610 d.C., e che aveva un pavimento a mosaico</ref>, almeno fino alla demolizione nel tardo Ottocento. Ma cappelle dovettero essere state edificate almeno in tutte le città dove i popoli di [[Bisanzio]] e della [[Grecia]] attecchirono, come [[Chieti]] e [[Ortona]]. Nella prima venne fondata una chiesa dedicata a San Pietro, poi divenuto convento di Santa Maria, e successivamente, qualche secolo più tardi, sopra il tempio maggiore della Triade venne eretta la chiesa di San Paolo; ad Ortona invece veniva consacrata la basilica di Santa Maria degli Angeli (oggi Cattedrale di San Tommaso dopo la ricostruzione nel primo decennio del XIII secolo), mentre nella costa teatina veniva fondata l'[[abbazia di Santo Stefano in Rivomaris]], uno dei monasteri benedettini più antichi d'Abruzzo, purtroppo non pervenuto integro a causa della decadenza del XVII secolo.
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L'ordine benedettino per mezzo della potente [[abbazia di Montecassino]], si sparse molto facilmente in Abruzzo, grazie soprattutto al discepolo di [[San Benedetto]], [[Equizio (abate)|Sant'Equizio]] d'Amiterno, il quale fondò ad [[Arischia]] l'abbazia benedettina, e nei secoli seguenti, specialmente con i Longobardi e i Franchi, vennero eretti nuovi monasteri, quali l'[[abbazia di San Liberatore a Majella]], la [[duomo di Corfinio|Basilica di San Pelino]] a [[Corfinio]], l'abbazia di San Salvatore alla Majella, la [[chiesa di Santa Maria a Vico (Sant'Omero)|chiesa di Santa Maria a Vico]] a [[Sant'Omero]], l'[[abbazia di San Bartolomeo]] a Carpineto.<br/>In contrapposizione all'ordine benedettino, dal XII secolo al XIII secolo spuntarono in Abruzzo altri monasteri dell'ordine cluniacense e cistercense, quali l'[[abbazia di Santa Maria Arabona]], l'[[abbazia di Santa Maria di Casanova]], l'[[abbazia dei Santi Vito e Salvo]], e a [[Lanciano]] la [[chiesa di Santa Maria Maggiore (Lanciano)|chiesa di Santa Maria Maggiore]].
 
==== Monasteri bizantini e longobardi ====
Oggi a causa dei vari rifacimenti, nonché distruzioni avvenute nel corso dei secoli per abbandono, saccheggi o terremoti, architetture ascrivibili all'età compresa tra il [[VI secolo]] e il [[IX secolo]] sono veramente poche. Sostanzialmente si hanno alcuni esempi di costruzioni fortificate bizantine presso le coste, come l'antico presidio di [[Crecchio]] con il castello ducale, poi l'[[abbazia di Santo Stefano in Rivomaris]] a [[Casalbordino]], l'antica cinta muraria di [[Aternum]] (l'antica [[Pescara]]), ampliata nell'XI-XII secolo dai normanni, ma abbattuta e rifatta daccapo nel XVI secolo durante il governo spagnolo, e il Castello Bacucco di [[Arsita]] (TE). Altre chiese erette in quest'epoca, tra V e VI secolo, furono la prima cattedrale di Santa Maria Aprutiense a [[Teramo]], sopra una domus romana in Largo Torre Bruciata, distrutta nel 1156 da Roberto di Loritello nell'incendio della città, mentre nella campagna litoranea di [[Ortona]] veniva eretta la basilica di San Marco, ci cui si conservano l'impianto perimetrale e tracce di pavimenti musivi.
 
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La chiesa risale dunque al IX secolo circa, presenta la facciata romanica a salienti, con un tardo loggiato centrale di arcate a tutto sesto, e la parte centrale di essa più alta rispetto alle altre, segnando di fatto l'ampiezza e l'altezza delle tre navate interne. L'interno si presenta coevo a molte abbazie situate nella vicina Piana di [[Navelli]], ossia rispetta lo stile benedettino ante Mille, pur con interventi ornamentali successivi romanici, in particolar modo ha forti somiglianze con l'abbazia di Santa Maria Assunta di [[Bominaco]] e l'[[abbazia di San Pietro ad Oratorium]] di [[Capestrano]], ma anche con la chiesa cimiteriale di Santa Maria in Cerulis di Navelli. L'interno è a tre navate, di cui la centrale è più ampia, la copertura del soffitto, rifatta nel 1973 è a capriate lignee, presso il catino absidale semicircolare, preceduto da un arco trionfale, si trova il portale di ingresso romanico, dato che l'abbazia possiede due facciate, realizzate in epoche differenti, alla stessa maniera del Duomo di Teramo. Il ciclo di affreschi delle storie dei santi pellegrini locali, come Sant'Onofrio e il Pellegrino, hanno affinità con cicli spoletani e umbri, ma anche con i preziosi cicli della vallata, presenti nell'[[oratorio di San Pellegrino]] a Bominaco e di Santa Maria ad Cryptas di Fossa, anche se questi sono molto più tardi, della seconda metà del Duecento.
 
==== Monasteri maggiori romanico-gotici in Abruzzo ====
 
{{vedi anche|Architetture religiose dell'Abruzzo}}
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Il portale di San Pietro è ascrivibile a una scuola relativa a quella di Francesco Petrini di Lanciano, che firmò altri portali in città quali quello di Sant'Agostino e il rosone della chiesa di Santa Lucia, quello del [[duomo di San Leucio]] di Atessa nel 1312, e quello del [[Duomo di Larino]] nel 1319. Questa scuola pare che ebbe committenze anche ad [[Agnone]] nell'alto Molise, come dimostrerebbe il portale della chiesa di Sant'Emidio. A parere di altri questa bottega non ebbe radici profonde nel territorio abruzzese, come quella del Petrini, dato che questi portali hanno chiara impronta laziale-reatina, visto che il maestro che realizzò la facciata di San Pietro, è Rogerio da Fregene, il quale forse lavorò anche a quello della chiesa di Sant'Agostino
 
==== Storia del romanico in Abruzzo ====
{{vedi anche|Architettura romanica|Tardo gotico|Architetture religiose dell'Abruzzo}}
===== Le origini =====
Nell'843 la subregione dell'[[Abruzzo Citeriore]], facente parte dell'antico [[Sannio]], si staccò dal [[ducato di Spoleto]], formando vari territori: la Contea dei Marsi, articolata nei gastaldati di [[Rieti]], [[Amiternum]], [[Forcona]], [[Marsica]], Valva, [[Penne (Italia)|Penne]] e [[Chieti]], trasformati poi in comitati longobardi, che poi vennero conquistati dai Normanni, Nel 1076 Roberto I di Loritello conquistò il comitato di Chieti, il suo capitano Ugo Malmozzetto si impossessò del comitato di Penne, istituì una signoria a Manoppello, e poi penetrò anche nel comitato di Valva, occupando l'[[abbazia di San Clemente a Casauria]]. Nel corso dell'Alto Medioevo si verificò una saldatura perfetta fra assetto diocesano e amministrativo degli ex comitati longobardi nel riunito ''[[Giustizierato d'Abruzzo]]'' (1233) con capitale [[Sulmona]]; infatti ai sette gastaldati dell'ex Contea dei Marsi corrispondono infatti altrettante diocesi, coincidenti con l'estensione dei confini. Meno vincolato a queste rigide forme amministrative è il fenomeno di fondazione dei cenobi dell'Ordine Benedettino, incidendo in forma più capillare e profonda nelle realtà socio economiche dei castelli e dei feudi.
[[File:Portale San Pietro.jpg|thumb|Portale della chiesa di San Pietro a Vasto]]
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Ad eccezione della [[chiesa di Santa Maria a Vico]] nel teramano, una delle più antiche dell'Abruzzo, fondata nell'XI secolo, in questo contado retto dai Conti Aprutini sino all'inglobo nel Giustizierato Abruzzese, a cui dette anche il nome, in Teramo esisteva la storica cattedrale di Santa Maria Aprutiense. Prima del Mille, oltre alle già citate San Pietro in Oratorium e San Clemente a Casauria (871), si conosce la fondazione di altri monasteri, oggi non pervenuti integralmente o addirittura scomparsi, che vennero fondati nell'epoca di transizione dal potere longobardo al franco, con la discesa in Italia di [[Ottone I di Sassonia]]: vale a dire i monasteri di Sant'Angelo in Barregio a [[Villetta Barrea]], dipendente da Montecassino, Santa Maria in Propezzano a Morro d'Oro, San Vincenzo de Flaturno ad [[Anversa degli Abruzzi]], la collegiata di San Michele a [[Città Sant'Angelo]], il monastero di Santo Spirito alla Majella presso [[Roccamorice]], la chiesa benedettina di San Salvatore alla Majella, sopra Rapino, che ebbe in possedimento sino al XV secolo varie chiese del territorio guardiese, la chiesa di Sant'Agata di Chieti.<br/>Appare significativo l'apporto delle testimonianze archeologiche al problema della diffusione del cristianesimo, se in base alle sole fonti la presenza delle comunità cristiane non può farsi risalire anteriormente al V secolo. In base alle evidenze offerteci dai cimiteri, dalle catacombe e dalla iscrizioni parietali, può fissarsi al massimo al IV secolo, e tralasciando i centri di Forcona, Amiterno, Priferno, San Clemente in Fratta, si ricordano le catacombe di San Vittorino d'Amiterno presso la [[chiesa di San Michele Arcangelo (L'Aquila)|chiesa di San Michele]] fuori L'Aquila, di Santa Giusta presso la chiesa di contrada [[Bazzano (L'Aquila)|Bazzano]], e infine della catacomba di ''Saupraequum'' sotto il convento di San Francesco a [[Castelvecchio Subequo]], che scoperta nel 1943, per il materiale rinvenuto, rappresenterebbe il luogo cristiano più antico d'Abruzzo<ref>V. Monachino, ''La prima diffusione del Cristianesimo in Abruzzo'', Vol. 6, 1968, pp. 78-102</ref>.
 
===== Dall'epoca longobarda ai primi cenobi =====
Di importazione romana sarebbero invece i due sarcofagi di Clemente I papa presso la cripta di San Clemente a Casauria e quello della chiesa di San Pietro in [[Campovalano]]<ref>J. Wilpert, ''I sarcofagi cristiani antichi'', sez. Abruzzi e Molise, 1929, p. 69</ref>: il primo fu usato per accogliere appunto il corpo del papa dedicatario del cenobio, concesse da [[papa Adriano II]] a Ludovico il Giovane quando era abate Leonate, il secondo di Aurelio Ausonio, fondatore della chiesa di San Pietro nel V secolo, sopra l'abitato italico di Campovalano. Sarcofagi e fronti d'epoca più tarda si hanno nella [[chiesa di San Pietro (Massa d'Albe)|chiesa di San Pietro]] di Alba Fucens, del VI secolo, del vescovo Albino già nella cattedrale di San Massimo presso Forcona (L'Aquila), che attestano il diramarsi di una produzione plastica di radice locale,ma informata a livello di scelte tipologiche, iconografiche e formali. Non esente è il sarcofago rinvenuto nel piazzale antistante la basilica di San Pelino a [[Corfinio]], con dispositivo a loggette, che condivide la morfologia caratterizzante di un gruppo di sepolture barbariche diffuse in Italia, nel bacino del Mediterraneo<ref>A.M. Giuntella, ''Note su alcuni aspetti della ritualità funeraria nell'Alto Medioevo'', 1989, pp. 61-75</ref><br/>Le sculture d'epoca alto medievale riguardano la cattedrale di Forcona, con un portale scandito in tre pannelli a rilievo ritraenti un grifo, un leone e una leonessa, dalla formulazione plastica, non facilmente databile; poi si conservano transenne di finestre a San Pietro di Campovalano, conservate nel Museo Nazionale dell'Aquila, accostabili al IX secolo. Elementi di reimpiego, come plutei e arredi liturgici, sono conservati a L'Aquila e provengono dalla chiesa di San Giustino di Paganica, Alba Fucens, San Pietro ad Oratorium, Santa Maria Aprutiense di Teramo, San Giovanni in Venere e San Massimo di Penne, resti di un ciborio di San Giustino di Paganica, un davanzale di ambone proveniente da San Michele a Città Sant'Angelo.
 
===== Avvio del romanico abruzzese =====
[[File:Abbazia di San Clemente a Casauria (12).JPG|thumb|300px|Portale monumentale di San Clemente a Casauria]]
L'inizio di questa parabola avviene con la costruzione di tre grandi cenobi: San Pelino in Valva (Corfinio) con l'annesso oratorio di Sant'Alessandro Papa (1075) da parte dell'abate Trasmondo, la [[Cattedrale di San Panfilo]] a Sulmona e l'[[abbazia di San Liberatore a Majella]] nel 1080, rifatta sopra un monastero voluto da [[Carlo Magno]]. Nel giro di alcuni decenni segue a ruota di compimento una nutrita serie di edifici fondarti ex novo o su siti preesistenti, la chiesa di Santa Maria Assunta di Bominaco nel 1092-1130<ref>I.C. Gavini, ''Architettura medioevale in Abruzzo'', 1927-28 - sez. Bominaco</ref>, San Pietro ad Oratorium nel 1100, San Clemente al Vomano nel 1108, Santa Maria in Valle Porclaneta a [[Rosciolo dei Marsi]] nell'XI secolo, e San Pietro di Alba Fucens nel 1123-26<ref>R. Delogu, ''La chiesa di San Pietro di Alba Fucense'' in "Alba Fucens", Academia Belgica, 1969</ref>Il tratto incisivo della [[Campania]] e di [[Roma]] va riconoscendosi principalmente nell'impulso provocato dalla ridefinizione dall'ampliamento dell'assetto diocesano, e delle sedi monastiche, non senza il concorso della nobiltà normanna in cerca di consenso. Gli abati e vescovi preposti furono indotti a sollecitare una massiccia campagna di riedificazione dei cenobi già esistenti, sia per causa naturali come distruzioni telluriche, sia per le invasioni, o semplicemente per convenzioni politiche e ragioni di Stato.
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Rimanda invece a modelli campani, con accenni alla facciata tardo romanica del [[duomo di Monreale]], la soluzione adottata nelle absidi di San Giovanni in Venere presso [[Fossacesia]] (1180-1190), ornate da archi e dischi colorati negli spazi di risulta<ref>G. Pace, ''I rilievi altomedievali di San Giovanni in Venere'', 1980, p. 345</ref>Nella configurazione dell'architettura medievale, prima dei dettami cassinesi, il pugliese influenzò di molto i cenobi situati sulla costa regionale, e le absidi di San Giovanni in Venere rappresentano l'esempio più felice, oltre al fatto di aver rimaneggiato, per il colonnato della cripta, elementi di spoglio in granito e marmo policromo e nervato dal tempio di Venere preesistente. L'interno a tre navate con pilastri ad arcate a tutto sesto è stato manomesso dagli attacchi turchi del 1566, e dai rifacimenti, e dai restauri degli anni '50, che hanno cambiato il pavimento originario.
 
==== Il romanico aquilano ====
[[File:Paganica porta della chiesa di Santa Maria.jpg|thumb|Incisione storica del portale maggiore della [[chiesa di Santa Maria Paganica]] (1308) a L'Aquila]]
Non si conoscono i nomi degli architetti delle chiese abruzzesi, eccezione fatta per la facciata di Collemaggio, realizzata forse da [[Domenico da Capodistria]] su ispirazione delle facciate venete (la [[basilica di Sant'Antonio di Padova]]) e del [[Duomo di Todi]]<ref name="Antonini, 187">{{cita libro|autore=Orlando Antonini|anno=2010|titolo=Architettura religiosa aquilana|volume=I|editore=Tau Editrice|città=Todi|isbn=|p=187}}</ref>), ma soltanto testimonianze di una bottega di [[Guardiagrele]] composta dai maestri Nicodemo, Roberto e Ruggero, i quali realizzarono amboni originali per le abbazie abruzzesi di San Clemente, San Pelino, Santa Maria del Lago e Santa Maria in Valle Porclaneta. Lo schema compositivo della pianta chiesastica è sostanzialmente questo: un impianto basilicale o rettangolare, con torre di controllo e una facciata tripartita da paraste, o ancora a coronamento orizzontale, decorata da uno o tre portali strombati oppure a semplice arco a tutto sesto con lunetta dipinta, o scolpita da bassorilievi, come nel caso di San Clemente a Casauria. Presso il retro si trovano una o tre absidi semicircolari, come nei casi di San Giovanni in Venere e [[Sant'Eusanio Forconese]], mentre gli interni, alcuni dei quali ricostruiti nell'epoca del gotico e del barocco, sono a tre navate con arcate a tutto sesto o a sesto acuto (nei casi del periodo di transizione dal romanico al proto-gotico, come a San Giovanni in Venere), arco trionfale che precede il presbiterio e ambone monumentale nella navata centrale, ciborio presso l'altare, di cui si conservano molto bene quelli di San Pietro ad Oratorium e di San Clemente al Vomano.
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Un'evoluzione singolare del romanico abruzzese fu quello aquilano, sperimentato sin dal [[XIII secolo]], ma le cui testimonianze tangibili risalgono al Trecento. L'esempio più antico è la facciata della [[chiesa di Santa Giusta]] nel rione San Giorgio, del 1308, mentre altri esempi nella città sono le facciate della [[chiesa di Santa Maria Paganica]], della [[basilica di Santa Maria di Collemaggio]], della [[chiesa di San Silvestro (L'Aquila)|chiesa di San Silvestro]], della [[chiesa di San Pietro a Coppito]], la [[chiesa di San Marciano]], di Santa Maria di Farfa, della chiesa della Madonna degli Angeli, nonché di numerose chiese situate nel circondario e nelle frazioni, come gli esempi di [[Assergi]], [[Sant'Eusanio Forconese]], [[San Vittorino (L'Aquila)|San Vittorino]].<br>Il romanico aquilano mantenne il tipico impianto a pianta rettangolare con una o più absidi retrostanti, facciata a coronamento orizzontale ornata da un rosone a raggiera, portale strombato con lunetta affrescata o scolpita e interni a una o tre navate. Tale schema si configurò dal 1308 con l'esempio della [[chiesa di Santa Giusta]], e ancor più con le ricostruzioni dopo il terremoto del 1349. Quasi tutte le principali chiese del centro aquilano hanno questo aspetto: Santa Maria di Collemaggio, Santa Maria di Paganica, Santa Giusta, San Marco, San Pietro Coppito, San Marciano, San Flaviano, Santa Maria del Carmine, Santa Maria di Roio e San Silvestro.<br>Solo in alcuni casi a L'Aquila il romanico venne deposto nella decorazione degli esterni per usare il barocco, come per la [[chiesa di San Pietro a Coppito]] e della [[chiesa del Carmine (L'Aquila)|Chiesa di Santa Maria del Carmine]]. Mentre gran parte degli interni venne ricostruita completamente dopo il [[terremoto dell'Aquila del 1703]], nel periodo del 1967-72 l'architetto Mario Moretti tentò di ripristinare l'originale aspetto medievale tramite massicci ripristinamenti sulla facciata di San Pietro a Coppito, e negli interni di questa chiesa, di Santa Maria di Collemaggio e di San Silvestro. Altro caso simile era avvenuto negli anni '30 col ripristino della facciata di San Marciano, chiesa capoquartiere del rione San Giovanni.
 
==== Il romanico abruzzese in generale ====
Bisogna capire che oggigiorno la lettura delle varie architetture abruzzesi, soprattutto per le chiese, i monasteri, i castelli, è completamente stratigrafica, in quanto tali monumenti furono oggetto di saccheggi, distruzioni e rifacimenti attraverso i secoli; e per comprendere il passaggio da uno stile all'altro nell'ambito architettonico, è necessario conoscere le vicende storiche della regione d'Abruzzo. Nell'ambito chiesastico dunque, nel IX-X secolo abbiamo la fioritura dei grandi monasteri benedettini e poi cistercensi, quali l'[[abbazia di San Clemente a Casauria]], la [[chiesa di San Clemente al Vomano]], la [[chiesa di Santa Maria di Propezzano]], l'[[abbazia di San Pietro ad Oratorium]], il complesso benedettino di Santa Maria a [[Bominaco]] con il celebre pittoresco [[oratorio di San Pellegrino]]. Ma moltissimi altri furono i monasteri, oggi non più esistenti, che vennero fondati, testimoniati dei regesti dei monasteri di [[abbazia di Farfa|Farfa]], [[abbazia di San Vincenzo al Volturno|San Vincenzo al Volturno]] e [[abbazia di Montecassino|Montecassino]], che prima dell'872, con la fondazione di San Clemente a Casauria, si spartivano il territorio ecclesiastico abruzzese. A causa, dunque dei rifacimenti, soprattutto a partire dall'XI-XII secolo con l'ingresso dell'[[arte romanica]], non è possibile stabilire con certezza quale fosse il tipico stile dell'epoca franco-longobarda, e restano solo scarne testimonianze da documenti, come ad esempio la presenza di un pavimento a mosaico presso la chiesa di San Maurizio a Lanciano, stessa presenza riscontrata a Santo Stefano in Rivomaris, on in torri di avvistamento, comunque restaurate e manomesse nei secoli successivi alla loro costruzione.
[[File:San Clemente Entrance.JPG|thumb|260px|left|Facciata di San Clemente a Casauria]]
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Nell'epoca normanna, dall'XI secolo al XIII, i castelli si moltiplicarono, e da antichi presidi-fortezza, come l'esempio di [[Rocca Calascio]], divennero delle vere e proprie strutture gentilizie, mantenendo comunque la funzione militare. Scarni sono gli esempi, a causa delle corpose ristrutturazioni del XIV secolo, e specialmente nei secoli XVI-XVIII, quando molti castelli divennero delle residenze principesche, perdendo ogni carattere difensivo. Con il passaggio di [[Federico II di Svevia]] in Abruzzo, alcune strutture vennero restaurate, anche se la svolta vera e propria ci fu con [[Jacopo Caldora]], Giacomo Cantelmo, [[Alfonso I d'Aragona]], la famiglia Orsini, e Antonio Piccolomini. Il Caldora fortificò il [[castello Caldora (Pacentro)|castello di Pacentro]]<ref>{{Cita web|url=http://www.mondimedievali.net/castelli/abruzzo/laquila/pacentro.htm/|titolo=CASTELLO CALDORA|accesso=11 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160711212005/http://www.mondimedievali.net/Castelli/Abruzzo/laquila/pacentro.htm|dataarchivio=11 luglio 2016|urlmorto=sì}}</ref>, il [[castello Caldoresco]] a [[Vasto]], il fortino di [[Ortona]], il castello di [[Civitaluparella]], e anche fortificazioni che oggi però portano il nome dei Cantelmo di Popoli, che soppiantarono la dinastia, modificando le strutture di [[Pettorano sul Gizio]], Popoli stessa, [[Roccacasale]], spartendosi il territorio della Majella con i feudatari De Sangro. Il miglioramento delle tecniche apportate dal Caldora, come il sistema di bastioni lanceolati del castello di Vasto, fu ripreso dai Cantelmo, che ampliarono il castello di Pettornao dall'antica torre puntone normanna, con recinto circondato da mura alternate a torri di guardia, così come a Popoli, dove alla classica torre quadrata rompitratta, venne sostituita la torre circolare aragonese con base a scarpa e coronamento a merlature sulla sommità.<br/>Nella Marsica gli Orsini di [[Avezzano]] e d i Piccolomini di [[Celano]] e [[Ortucchio]] dettero notevole contributo alla modernizzazione delle strutture militari, basandosi l'uno sul modello romano, l'altro su quello napoletano, con ampio recinto a fossato, muratura doppia alternata da torri angolari, spesso cilindriche con coronamento a merlature e beccatelli, inglobando le grandi torri pentagonali rimasuglio delle antiche fortificazioni dei Berardi di Celano.
 
==== Architettura medievale del XIII-XIV sec. ====
==== Il gotico abruzzese in generale ====
[[File:AbrSulmona04.jpg|thumb|Finestra trifora del Palazzo Annunziata di Sulmona]]
Il gotico in Abruzzo si manifestò nei primi anni del Trecento, almeno per le testimonianze oggi tangibili, poiché sicuramente venne impiegato una trentina d'anni prima, tra il [[1268]] e il [[1269]], quando salì al potere [[Carlo I d'Angiò]] a [[Napoli]]. Carlo, sconfitto [[Corradino di Svevia]] a [[Tagliacozzo]], ricompensò la città neonata de [[L'Aquila]] per gli aiuti militari, e fece dapprima erigere l'[[abbazia di Santa Maria della Vittoria]] ai piedi di [[Scurcola Marsicana]], poi a L'Aquila fece costruire il monastero della [[chiesa di Sant'Agostino (L'Aquila)|chiesa di Sant'Agostino]], con convento degli Agostiniani, sede della Prefettura dal XIX secolo sino al 2009. Carlo I s'interessò anche di [[Sulmona]], città già molto cara alla casa di Svevia, poiché nel 1256 [[Manfredi di Sicilia]] aveva fatto erigere il monumentale acquedotto medievale in Piazza Maggiore<ref>L'iscrizione in caratteri leonini riporta: "Corre di qui il fiume / guarda l'eccelso grado di questa imperitura muraria struttura. / È lode dei Sulmontini, la cui operosità / volle si realizzasse, portando a tal forma, / per arte di Durante innalzando, / utile ornamento della Città. A.D. MCCLVI"</ref>, una delle opere d'ingegneria idrica più interessanti del centro-sud italiano.<br/>Già questo acquedotto può considerarsi un perfetto esempio del gotico abruzzese, che nei primi aspetti di chiese e palazzi, ebbe ancora chiaramente l'influsso romanico, e come il romanico, perdurò sino al [[XV secolo]], durante la ricostruzione di Sulmona post sisma 1456.
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[[File:Manoppello Santa Maria Arabona.jpg|thumb|250px|left|Santa Maria d'Arabona in un disegno ottocentesco]]
 
===== Il modello cistercense ideale di Santa Maria d'Arabona =====
{{vedi anche|Abbazia di Santa Maria Arabona}}
La prima fondazione cistercense abruzzese è la badia di Casanova a [[Villa Celiera]] (1195-1197), poi ci furono Santa Maria d'Arabona, Santo Spirito di [[Ocre]] e l'[[abbazia dei Santi Vito e Salvo]] a [[San Salvo]], sopra cui oggi sorge la parrocchia di San Giuseppe. I lavori si protrassero dal 1197 al 1208. Per la sua importanza nel 1259 venne resa indipendente dalla giurisdizione vescovile di [[Sulmona]] da [[Papa Alessandro IV|Alessandro IV]]. La stratificazione dello stile cluniacense con quello cistercense è dato dalla seconda trance di lavori eseguita dopo il terremoto del 1349, che non furono mai ultimati. La mole del profilo geometrico rigoroso e geometrico della chiesa si impone sul paesaggio; l'interruzione dei lavori nella prima campata dell'aula hanno conferito alla chiesa l'ingannevole aspetto di pianta centrale, mentre il prospetto originario doveva essere un corpo longitudinale a tre navate, in linea con "piano bernardino", ossia da San [[Bernardo di Chiaravalle]] nel 1133 per tali monasteri.
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Il piano prevedeva un transetto sporgente rispetto al corpo longitudinale e la terminazione piatta del coro ai cui lati si dispongono le cappelle. Il modello non seguì pedissequamente quello di San Bernardo delle chiese cistercensi, ma si adattò alle esigenze e alle circostanze territoriali per quanto riguarda i lati del coro con deambulatorio e la navata con le finestre, la volta a botte ed a crociera. Infatti il modello di San Bernardo, durante i lavori, subì delle modifiche, assumendo quelle espressioni del gotico: la chiesa doveva avere dunque, nel nuovo impianto, una forma a croce greca, con capocroce composto da due campate di diversa profondità, e da 5 monofore disposte su due ordini nella tipica configurazione piramidale. Tuttavia i lavori furono interrotti ancora, e il campanile, che in origine doveva stare al centro della pianta a croce, fu spostato su uno dei lati, e il rosone, 4 per ogni lato, venne alterato e spostato d'asse.
 
===== Francesco Petrini, l'apogeo del gotico abruzzese =====
Un altro mirabile esempio di modello cluniacense, modificato ugualmente durante la costruzione, è la [[chiesa di Santa Maria Maggiore (Lanciano)|chiesa di Santa Maria Maggiore]] di [[Lanciano]], edificata nel 1269 sopra una preesistente romanica. Gli aspetti dell'ordine cluniacense sono visibili soprattutto sulla nuova faccia trecentesca, dove i contrafforti e le finestre monofore fanno da cornice e incasso del nuovo grande e monumentale rosone e del portale maggiore realizzati dallo scultore locale Francesco Petrini (o secondo altri "Perrini"<ref>F. Gandolfo, ''Francesco Perrini e i rapporti tra Abruzzo e Molise ai primi del Trecento'', Fabrizio Serra Editore, Pisa 2004, p. 121</ref>). La chiesa di Lanciano rappresenta un caso unico in Abruzzo, ma non estraneo alla concezione locale di smontaggio e rimontaggio, di riutilizzo infinito di impianti già esistenti in epoca romanica, e di trasformazione delle vecchie strutture in nuove seguendo le ultime correnti artistiche.
[[File:L'Aquila - Casa natale di Buccio di Ranallo.JPG|thumb|180px|left|Casa di Buccio di Ranallo a L'Aquila]]
L'esempio di Lanciano, benché Petrini lavorò anche nella chiesa di Sant'Agostino in città, nel [[duomo di San Leucio]] ad [[Atessa]] e nella [[duomo di Larino|Cattedrale di San Pardo]] a [[Larino]], rimane comunque un caso a sé per lo sfarzo e la minuzia del particolarismo abruzzese, nel convogliare tutti i modelli base delle decorazioni a rilievo dell'ornato in un'unica opera in un solo edificio, segno evidente che l'autore prima di completare l'opera nel 1317, risentì di vari influssi gotici, forniti forse da Nicola Mancino, autore del portale di San Tommaso a Ortona (1312) e di Santa Maria della Civitella (1321). La chiesa di Lanciano oltretutto mostra un altro aspetto inedito del gotico, ma comunque affascinante del gotico abruzzese, ossia il portale laterale, su cui gli studiosi hanno riscontrato delle forti analogie con il portale del [[Castel del Monte]] di [[Andria]]<ref>F. Gandolfo, ''Scultura medievale in Abruzzo. L'età normanno-sveva'', Carsa Editore, 2004</ref>, segno evidente della presenza federiciana in Abruzzo, e anche a Lanciano naturalmente.
 
===== Il gotico abruzzese nell'architettura civile =====
Dell'architettura palaziale e civile di stile gotico resta poco, sempre a causa dei vari rifacimenti, e gli unici mirabili esempi si trovano a [[L'Aquila]], [[Sulmona]], [[Lanciano]] e [[Teramo]]. Nella prima città si conservano alcune case trecentesche, come quella di [[Buccio di Ranallo]], primo storico della città, a Sulmona il monumentale Palazzo Annunziata, del complesso chiesastico omonimo, a Lanciano le botteghe medievale di Nicola de Rubeis (benché siano del Quattrocento), insieme a una casa con bifora gotica nei pressi di Santa Maria Maggiore, e a Teramo la [[casa dei Melatino]], nobile famiglia che ebbe in potere la città nel XIII-XIV secolo. Ad eccezione del Palazzo Annunziata, il gotico civile non ha prodotto brillanti costruzioni, e gli architetti del tempo si sono limitati a riprodurre i classici canoni dei portali ad arco acuto e finestre bifore, sul modello dei palazzo umbro-toscani. Merita un discorso a parte il Palazzo dell'Annunziata, insieme al Palazzo Sanità e a Palazzo Tabassi di Sulmona (parlando delle porzioni gotiche, per lo più le finestre bifore). Il complesso ospedaliero fu costruito nel 1320, ma restaurato dopo il 1349 e il 1456, salvandosi almeno nella facciata dopo il disastro del 1706, tanto da essere considerata la struttura palaziale gotica per eccellenza dell'Abruzzo. Unici infatti sono i portali, con le finestre, che dimostrano anche il passaggio di varie mani d'epoche diverse alla costruzione. Da sinistra, il grande portale con cornice in tralci vegetali è chiaramente trecentesco, e nella lunetta è raffigurata la Madonna col Bambino. La ghimberga che contiene la lunetta primaria è una decorazione del tutto inedita, unica nel suo genere nella valle Peligna, non caratterizzata da un grande arco, come ad esempio quella del [[Duomo di Teramo]], ma realizzata con una scultura minuta e meticolosa incastonata sul piano della facciata, a cordoni di tralci che s'intrecciano tra loro, così come i tralci presenti nella lunetta acuta che l'arco realizza. Sopra di esso c'è il finestrone a trifora con cornice riccamente modellata a trapunta, e due angeli che sorreggono un oculo con l'Agnello mistico che regge la croce. Il portale secondario è cinquecentesco, con architrave a timpano triangolare, e con bassorilievo all'interno, ma comunque è ascrivile al periodo gotico, benché molto tardo. E tardo gotico è anche il possente campanile della Santissima Annunziata, realizzato nei primi anni del Cinquecento, scandito da cornici e da lati con archi sestoacuti, ed infine sormontato da slanciata cuspide piramidale. Il campanile servirà da modello per gli altri coevi delle chiese della vallata, come per l'[[abbazia di Santo Spirito al Morrone]] e la chiesa di Santa Maria della Misericordia a [[Pacentro]].
 
===== Altre architetture gotiche =====
 
'''Prima fase (metà del XIV secolo e XV secolo)'''
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Infine a [[Sulmona]] e nella valle Peligna il gotico, essendo già presente nel [[XIII secolo]], come testimoniano i documenti delle chiese di San Francesco d'Assisi e Santa Chiara, insieme allo stesso portale dell'antica chiesa degli Agostiniani, distrutta nel 1706, e rimontato nella chiesa di San Filippo in Piazza Garibaldi, si diffuse nel tardo Trecento, con delle maestranze della Majella, che eseguirono varie opere sia nella capitale degli antichi Peligni, sia nei centri della montagna orientale e occidentale, fino a [[Guardiagrele]], come dimostra l'esterno del [[duomo di Guardiagrele|Cattedrale di Santa Maria Maggiore]]. Nicola Salvitti eseguì nel 1391 il portale della [[Cattedrale di San Panfilo]], che gli fu commissionato dal vescovo Bartolomeo di Gasparre. Gavini sostiene che Salvitti operò anche nelle altre principali chiese di Sulmona, realizzando la facciata di San Francesco della Scarpa<ref>I.C. Gavini, ''Storia dell'Architettura in Abruzzo'' (1928), pp. 102-103</ref>, e anche il portale di Santa Maria della Tomba. La mostra di San Panfilo, si richiama alla tipologia squisitamente gotica; infatti nel rispetto della maggior parte dei portali abruzzesi, presenta maggior sviluppo nel senso verticali, tanto che l'archivolto ogivale tocca quasi la cornice marcapiano, esempio di interpretazione e trasformazione all'abruzzese delle correnti artistiche, come il portale di Teramo, eseguito per celebrare il potere del vescovo degli Aprutini, che all'epoca amministrava il potere temporale e spirituale nella città.<br/>Questo portale di San Panfilo, come gli altri coevi del Salvitti, è sovrastato da una lunetta archiacuta con affresco posteriore, ai lati due colonnine sostenute da leoni stilofori, che atterrano delle prede, con capitelli che s'impostano in edicolette con le statue dei santi patroni della diocesi e di Sulmona. Questi elementi differenziano il portale dagli altri, anche se il modello del leone stiloforo con colonna di sostegno era già frequente dal tardo romanico abruzzese, come dimostrano i casi di San Giovanni ad Insulam e Santa Maria Maggiore di Lanciano.
 
=== Il Rinascimento ===
La presenza di re Ladislao in Abruzzo, che governò su [[L'Aquila]] dal 1400 al 1414, comportò la repressione delle lotte delle famiglie Camponeschi e Bonagiunta, e gli inizi della ricostruzione della [[chiesa di Santa Giusta]] nel quartiere omonimo, di cui è parrocchia. Dal 1414 al 1435 regnò [[Giovanna II di Napoli]], nel 1415 venne fondato da Giovanni Stronconi il [[convento di San Giuliano]] nei pressi di L'Aquila, con il beneplacito di [[San Bernardino da Siena]] e [[San Giovanni da Capestrano]], considerato il primo dei Frati Osservanti d'Abruzzo. Nel 1240 [[Braccio da Montone]], condottiero della regina Giovanna, divenne signore di Teramo, carica che mantenne sino alla morte nel 1424, mettendo a freno i disordini cittadini; nel contempo [[Luigi III d'Angiò]] combatté contro Alfonso d'Aragona, gli avvenimenti di questa guerra si riscontrano intorno [[Napoli]], occupata dagli Aragonesi, mentre a L'Aquila, stretta d'assedio da Braccio dal 1423, si oppose una valida resistenza durante l'assedio, con una colazione composta dalle truppe di [[papa Martino V]], [[Jacopo Caldora]], Muzio Attendolo Sforza, assedio vinto il 2 giugno 1424 contro Braccio, che morirà per le ferite.<br/>Nel 1432 venne eretto nella chiesa di San Biagio a L'Aquila in stile gotico il monumento sepolcro a [[Pietro Lalle Camponeschi]], opera di Gualtiero d'Alemagna<ref>F. Abbate, ''Storia dell'arte italiana meridionale. Il Sud angioino-aragonese'', Donzelli Editore 1997, p. 156</ref>, mentre l'orafo e scultore [[Nicola da Guardiagrele]] eseguiva il [[paliotto del Duomo di Teramo|Paliotto]] mirabile del'altare maggior della Cattedrale di Teramo. Dal 1435 al 1442 [[Renato d'Angiò]], personaggio che si collega al cattolicesimo abruzzese, nel 1438 ascoltò le prediche di San Bernardino a L'Aquila, dove morì. Nel 1441 Giovanni Orsini venne nominato feudatario di [[Tagliacozzo]] e di [[Albe (Massa d'Albe)|Albe]], nel 1442 a seguito di una guerra vinta contro Carlo d'Angiò, Alfonso I d'Aragona divenne re di Napoli, regnano sino al 1448.
 
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Nel [[1466]] fu ricostruita [[Basilica di Santa Maria del Colle]] a [[Pescocostanzo]] nell'altopiano delle Cinquemiglia, nel 1469 venne costruita la chiesa di Santa Maria del Soccorso a L'Aquila, con la mugnificenza di Jacopo di Notar Nanni, che si fece erigere il proprio mausoleo dallo scultore locale [[Silvestro dell'Aquila|Silvestro di Giacomo dell'Aquila]], autore anche del [[mausoleo di San Bernardino]] e di varie opere lignee scultoree a carattere sacro. Nel 1470 Giulio Antonio Acquaviva rifondò l'antico castello romano-bizantino di ''Castrum Novum'', chiamandolo [[Giulianova]], trasferendovi tutti i cittadini di San Flaviano, dal nome della chiesa dove era venerato il santo, all'epoca chiamata "Terravecchia"; nello stesso anno furono fondati i monasteri del [[santuario di Santa Maria dei Lumi]] a [[Civitella del Tronto]], e del convento di Santa Maria del Paradiso a [[Tocco da Casauria]], dove già esisteva un monastero dei Francescani, poi di San Domenico. Contemporaneamente a Chieti il vescovo Costantino Valignano restò il palazzo vescovile, dotato di una torre di guardia del 1470, eretta da Colantonio Valignano. Nel 1472 venne traslato nella [[basilica di San Bernardino]] il corpo santo, che nel frattempo si trovava nella cella dell'ex convento di San Francesco a Palazzo, dove oggi sorge il [[Palazzo del Convitto]] Nazionale "Domenico Cotugno", benché la cella di morte sia stata preservata. La città di Sulmona alla fine della costruzione dell'acquedotto svevo, edificò la Fontana del Vecchio che si affaccia sul Corso Ovidio, dalle eleganti forme rinascimentali con lo stemma aragonese e datazione 1474, ed una dei pochi esempi del rinascimento sulmontino, visti i danni del grave terremoto del 1706 che ci sarà.<br/>La città di [[Pescocostanzo]] chiese in quei tempi alla regina Giovanna I d'Aragona la concessione per gli abitanti di alcuni pascoli selezionati per il Tavoliere, a dimostrazione dello stato d'immunità della città, anziché sottostare a un feudatario; nel contempo Ferrante donò alla regina sua cugina la città di Sulmona. Nel 1480 morì Renato d'Angiò e gli successe [[Carlo IV d'Angiò]], nello stesso anno a L'Aquila congiurarono contro Ferdinando le potenti famiglie della città, dato che avevano sempre in odio la casa d'Aragona dal momento della sua installazione al trono, nonostante le numerose concessioni ricevute e le esenzioni dai pesi fiscali.
 
==== San Bernardino, il simbolo del rinascimento abruzzese ====
{{vedi anche|Basilica di San Bernardino}}
[[File:San bernardino basilica-L'Aquila.jpg|thumb|left|Facciata di San Bernardino]]
Fu realizzata nella parte ovest del quarto, verso Porta Leoni. La costruzione di una chiesa che conservasse le spoglie di [[San Bernardino da Siena]], morto nel 1444, e proclamato santo nel 1450, fu voluta dal monaco [[San Giovanni da Capestrano]], con finanziamento del banchiere di Jacopo di Notar Nanni, intimo del santo senese. I lavori furono avviati e terminati tra il [[1454]] e il [[1472]]<ref>{{Cita web|url=http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=158592&pagename=57/|titolo=Chiesa San Bernardino}}</ref>, con la bella facciata realizzata in stile rinascimentale da [[Cola dell'Amatrice]] (1525), di cui resta l'unico elemento originario insieme al campanile, mozzato dal sisma del 1703, che distrusse anche l'interno. Il terremoto dunque danneggiò seriamente la chiesa, che venne ricostruita insieme all'annesso convento. Nel [[1946]] [[Papa Pio XII]] la elevò a [[basilica minore]], e divenne sede definitiva della confraternita che organizza la processione del Cristo morto. Il terremoto del 2009 danneggiò nuovamente la chiesa e distrusse il campanile, che però è stato mirabilmente ricostruito, insieme al restauro della chiesa, terminato nel [[2015]]. La facciata è divisa in tre ordini per mezzo di cornici marcapiano, mentre quattro coppie di paraste dividono verticalmente il piano. In cima si trovano tre oculi, due dei quali mostrano il trigramma PHS di San Bernardino circondato da sole con raggi, mentre al livello inferiore si trovano solo due oculi laterali, e lo spazio centrale è occupato da tre grandi finestre. Al termine del grande cornicione riccamente decorato, si trovano alla base tre portali architravati, dei quali quello centrale è più grande, con una decorazione molto festosa della Vergine col Bambino tra San Giovanni di Capestrano e San Bernardino. La chiesa ha una [[cupola]] presso il transetto, un campanile laterale a torre un una abside semicircolare, mentre a destra il complesso è attaccato al grande edificio dei frati, con chiostro abbellito da pozzo e doppia fila di arcate ogivali. L'interno è composto da tre navate e da un grande vano ottagonale dove si trova la cupola, più l'altare. Lungo la navata destra la seconda cappella custodisce la pala d'altare smaltata di [[Andrea della Robbia]] della ''Vergine Incoronata - Resurrezione e Vita di Gesù''.
 
==== Le torri campanarie rinascimentali ====
<gallery>
File:Atri - Campanile duomo intero.jpg| Torre della Basilica di Atri
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Dopo la perdita della funzione militare, il forte nel XVIII secolo venne lentamente smantellato, soprattutto nel tardo Ottocento, per permettere lo sviluppo della città nuova verso il mare e verso Castellammare. Oggi di quest'antica fortezza resta solo il tratto delle ex-fabbriche penali in via delle Caserme, vicino la [[Museo casa natale Gabriele D'Annunzio|casa natale di Gabriele d'Annunzio]], dove è stato allestito il [[Museo delle Genti d'Abruzzo]].
 
=== Barocco e tardo barocco ===
[[File:San Giustino - Interno.JPG|thumb|260px|Interno barocco del Duomo di San Giustino a Chieti]]
==== Il barocco dell'Abruzzo Citeriore ====
Il barocco in Abruzzo, come gli altri stili precedenti, s'impose per caratteri di restauro e conservazione, più che per aderire al nuovo manifesto artistico. Tuttavia è il caso di non generalizzare, prendendo a parte gli episodi tellurici di L'Aquila e Sulmona del 1703-1706, poiché con il [[Concilio di Trento]] del 1545 già si erano prese le nuove misure di riforma dell'architettura delle chiese. Infatti in Abruzzo prevarrà, sia nei restauri a causa dei terremoti, che per conferire nuovo slancio e nuovi spazi elle preesistenti chiese, la riforma gesuitica romana, soprattutto a L'Aquila e [[Chieti]]. Questa attuò il programma di rifacimento totale dell'architettura sia civile che religiosa a partire dalla metà del Seicento, ma con interventi molto più cospicui nella metà del Settecento. La [[Cattedrale di San Giustino]] dal 1764 al 1770 fu completamente trasformata, con la volta realizzata dall'artista Zoppo, su committenza degli arcivescovi Matteo Seminiato e [[Francesco Brancia]]<ref>G. Ravizza, ''Memorie istoriche intorno la serie de' vescovi ed arcivescovi Teatini'', Napoli 1830, p. 47</ref>. Il risultato, discostandosi dal corredo pittorico di tele, è quello di un barocco molto sobrio ed equilibrato, di stampo lombardo, poiché a Chieti operarono maestranze nordiche e napoletane, insieme allo stuccatore teatino Michele Clerici e a Carlo Fantoni.<br/>Queste maestranze modificarono corposamente, con l'aiuto degli stuccatori Giovan Battista Gianni e il pittore [[Giovanni Battista Spinelli]], tutte le chiese della città, a partire dal complesso della [[chiesa di San Francesco al Corso]] fino alla chiesa della Trinità, dall'ex convento di Sant'Anna degli Scolopi (oggi San Domenico Nuovo) fino al monastero di San Domenico (demolito nel 1913), dalla chiesa di San Giovanni Battista alla chiesa di Sant'Agostino.
 
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Queste chiese sono presenti soprattutto nell'area frentana attorno Lanciano, avendo conservato di originale solo l'esterno, poiché gli interni, salvo alcuni casi, furono riammodernati nel secondo Ottocento, adottando lo stile neoclassico.
 
==== Il rinnovamento delle città dello "Stato Farnesiano" ====
[[File:Penne - Chiesa di Santa Chiara 14.jpg|thumb|250px|Il soffitto della chiesa di Santa Chiara a Penne]]
Altre città che beneficiarono del barocco semplicemente per rinnovamento furono [[Penne (Italia)|Penne]], [[Lanciano]] e [[Vasto]]. La prima città, subì già dall'epoca dello stato farnesiano di [[Margherita d'Austria]] e Ottavio Farnese nella metà del XVI secolo un radicale cambiamento architettonico, vedendo fiorire il rinascimento e il primo barocco seicentesco, riscontrabile nella tecnica edilizia presente in tutte le architetture, tanto da esser definita "città del mattone", molto simili anche a quelle del paese di [[Città Sant'Angelo]], nonché di [[Loreto Aprutino]].
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[[File:Laquila basilica San Bernardino0012.jpg|thumb|Il soffitto ligneo di San Bernardino a L'Aquila, di Ferdinando Mosca]]
===== Il barocco di ricostruzione tra L'Aquila e Sulmona =====
{{vedi anche|Terremoto dell'Aquila del 1703|Terremoto della Maiella del 1706}}
Nella fascia teramana non si hanno spiccanti esempi d'arte barocca, se non in sparuti casi, come nella chiesa dello Spirito Santo nella città di [[Teramo]], e nella Collegiata di Santa Maria in Platea a [[Campli]]. Il resto, per quanto fosse stato toccato da questa corrente artistica, o fu ripristinato massicciamente nel corso della metà del Novecento in un ipotetico stile medievale, come nei casi di Santa Maria delle Grazie e del Duomo di Santa Maria e San Berardo a Teramo stessa, o del [[Duomo di Giulianova]] o del Santuario dello Splendore. Sicché la presenza barocca nella provincia fu sì d'interesse, ma senza quello slancio artistico e sperimentale che si evince specialmente a [[L'Aquila]] e [[Sulmona]], durante i lavori di riedificazione delle città dopo i disastri tellurici. Il barocco nel teramano subì l'influenza marchigiana, e ciò si vede nell'interno tardo-rinascimentale e proto-barocco di Santa Maria in Campli, nel convento dei Sette Fratelli di Giulianova e nel [[santuario di Santa Maria dei Lumi]] a Civitella del Tronto.
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Singolare è anche la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria di Sulmona, un caso unico per la città, e per l'architettura sperimentale barocca d'Abruzzo. Fu sperimentata una tecnica geometrica illusionistica simile a quello di Santa Chiara in Città Sant'Angelo: l'architetto Ferdinando Fuga nella ricostruzione del complesso dopo il sisma del 1706, adottò lo schema a impianto ellittico, già usato per la chiesa di Santa Maria dell'Orazione e Morte a Roma. Oltre alla decorazione a pennacchi e stucchi, soprattutto sugli spicchi della cupola ellissoidale che sovrasta l'aula centrale, il pittore Giambattista Gamba realizzò la decorazione con gli affreschi della ''Gloria di Santa Caterina'' e presso la cupola le ''Allegorie delle Virtù Cardinali e del Tetramorfo degli Evangelisti''.
 
==== Tardo Settecento: la ''renovatio'' di Città Sant'Angelo ====
Le residenze signorili del centro corrispondono alla tipologia del palazzo nato come organismo unitario dall'accorpamento di edifici preesistenti. Al primo tipo dell'organismo unitario appartengono Palazzo Basile, Palazzo Imperato, Palazzo Coppa Zuccaro, Palazzo Ghiotti del 1880; il secondo tipo di trasformazione su strutture esistenti è riferito a Palazzo Castagna, al Maury, di cui si conserva il cortile risalente all'epoca medievale. Altri adattamenti subirono il Palazzo Crognale, il Palazzo Baronale sorto sopra la casa del Capitano Regio, di cui si conservano gli alloggi della servitù, gli scantinati per i prodotti agricoli, le stalle. Nella muratura medievale degli edifici sopravvissuti manca la perfetta verticalità delle pareti: nel muro esterno orientale del convento di San Francesco sono visibili bombature e ondulazioni della parete, sintomo di una non corretta posa in opera; d'altra parte si conservano anche mirabili esempi di maestri del lavoro quali la chiesa collegiata di San Michele, con il portico monumentale sul corso Vittorio Emanuele, con dettagli architettonici delle modanature e archetti pensili in mattoni.
[[File:Città Sant'Angelo Palazzo 3.jpg|thumb|Palazzo Colella]]
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Furono modificare anche le porte di accesso: Porta Sant'Egidio presso San Bernardo venne modificata alla fine del Settecento, altre furono abbattute, come Porta Sant'Angelo, intorno al 1860. Nel 1845 venne progettata Porta Sant'Antonio, posta tra Porta Sant'Angelo e Porta Sant'Egidio. Architetto fu Emidio Giampiero, che realizzò nel 1856 anche il teatro comunale, ricavandolo da dei locali dell'ex convento dei Francescani. Caratteri più monumentali, anche nella loro sobrietà del linguaggio neoclassico, sono assunti dal Palazzo dell'Istituto magistrale Spaventa, a poca distanza dalla Collegiata.
 
=== Ottocento, tra neoclassicismo ed eclettismo ===
[[File:Emiciclo.jpg|thumb|290px|L'Emiciclo a L'Aquila, di Carlo Waldis]]
Nella seconda metà del [[XIX secolo]] il neoclassicismo entrò in Abruzzo. Nella maggior parte dei casi venne utilizzato come completamento e decorazione di architetture religiose che necessitavano di consistenti restauri, oppure per l'edificazione dei palazzi di rappresentanza delle principali città entrate nel neocostituito [[Regno d'Italia]]. Nell'architettura civile soprattutto pochi furono i casi di slancio artistico, e l'unico esemplare è il contributo di [[Carlo Waldis]] nella costruzione nel 1888 del [[Palazzo dell'Emiciclo]] sopra il vecchio convento di San Michele, a [[L'Aquila]]. Il palazzo, oggi sede del Consiglio Regionale d'Abruzzo, nei lati estremi ha due bracci colonnati che a semicerchio formano un piazzale centrale, esempio unico in Abruzzo, d'ispirazione al colonnato di Bernini di [[San Pietro in Vaticano]], e una facciata monumentale sperimentale, con ornamenti floreali e vegetali che già alludono alla successiva venuta dell'eclettismo liberty.
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A Lanciano con [[Filippo Sargiacomo]] il neoclassico fu usato dal 1856 in poi per il restauro di numerose chiese, e per la costruzione di alcuni palazzi, come il Municipio, e della monumentale facciata della Madonna del Ponte (1819). Il neoclassicismo lancianese non si distingue per particolare interesse creativo, ma anzi fu usato semplicemente per sopperire al grave degrado delle chiese storiche, come Santa Maria Maggiore e Santa Lucia soprattutto<ref>F. Sargiacomo, ''Lanciano e le sue chiese'', pp. 52-53-56</ref>. In sostanza, ad eccezione di chiese nate ex novo durante la presenza di questo stile, in Abruzzo il neoclassicismo di architetture religiose si limitò nell'uso di colate di stucco e intonaco bianco, suddivisione della navata in cappelle mediante paraste con capitelli ionici, trabeazioni, altari colonnati schematici in capitelli dorico-ionici, e nient'altro. Se fosse stata completata la facciata della Madonna del Ponte a Lanciano, su progetto di [[Eugenio Michitelli]], il neoclassicismo abruzzese avrebbe avuto il suo posto d'onore nella storia dell'arte, ma il progetto venne completato solo a metà, con la costruzione di un nartece di quattro colonne monumentali, e pannelli che avrebbero dovuto ospitare quadri biblici, mentre da sopra la balconata, la facciata avrebbe dovuto innalzarsi con imponente architrave e colonnato di statue simile alla facciata di San Giovanni in Laterano.
 
==== Il revival neogotico ====
Un altro esempio, stavolta distrutto, di interessante neoclassico abruzzese, era la facciata di San Domenico, sopra cui fu edificato il Palazzo della Provincia, con ricco arredo di colonne, balconate e nicchie di statue, successivamente spostate nelle chiese della Trinità o di San Francesco d'Assisi. Forse un esempio unico nel suo genere è il santuario della [[chiesa di San Michele Arcangelo (Vasto)|chiesa di San Michele]] a [[Vasto]], riedificato dopo il 1837 quando il santo divenne patrono della città. Il santuario ha pianta ottagonale con la facciata decorata da un ingresso colonnato, e i quattro lati maggiori da finestre e architravi a timpano triangolare.
[[File:Vasto Palazzo Ritucci Chinni settembre 2017.jpg|thumb|left|Palazzo Ritucci Chinni a Vasto]]
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Infine la terza direttrice riguardò un'interpretazione del gotico tutta abruzzese, i cui casi di maggior interesse erano delle villette presenti nella campagna tra Chieti e Pescara, distrutte dalla guerra e dalla speculazione edilizia. Una delle architetture più interessanti era Villa Sabucchi a Pescara, dove soggiornò anche [[Vittorio Emanuele II]] nel 1860, composta a forma di castello medievale con quattro grandi colonne-torri angolari, che terminavano a cuspide conica, e finestre bifore a sesto acuto.<br/>A Chieti il caso più eclatante del neogotico abruzzesi, da una parte molto discusso, dall'altra apprezzato, è l'esterno della [[Cattedrale di San Giustino]]. Il Duomo Teatino, prima degli anni '20 del Novecento, si presentava in forme prettamente barocche, eccetto il campanile, che oggi si presenta in tre fasce ben distinte: la base in pietra dell'antica struttura normanna, la fascia centrale gotico-rinascimentale del XV secolo, e la cuspide su tamburo ricostruita nel Novecento dopo che il terremoto del 1703 distrusse quella storica. Dunque dal 1926 agli anni '30, la cattedrale fu interessata da un massiccio lavoro di rifacimento dell'esterno, che previde la costruzione del nuovo portale d'ingresso in stile gotico, con l'arco a tutto sesto romanico, e la ghimberga maggiore in stile trecentesco, poi il loggiato laterale con archetti incrociati, del tutto assenti nella precedente costruzione, il rosone della facciata maggiore, seminascosto dal campanile, e il rosone del braccio destro del transetto che si affaccia sulla piazza, oltre alla cupola ottagonale. I segni del mancato completamento di questo imponente lavoro di trasformazione sono evidenti soprattutto nel braccio sinistro del transetto, coperto dalla mole del Seminario Vescovile, dove si trova il finestrone barocco. Lungo il lato prospiciente la piazza, furono riaperte anche delle monofore a sesto acuto.
 
=== Architettura novecentesca ===
[[File:Pescara ex Aurum0002.JPG|thumb|260px|Ex Kursaal dell'Aurum a Pescara]]
Il movimento artistico cercò ispirazione nella forza della linea, nel tema floreale e vegetale, nella natura in generale, negli andamenti sinuosi dei tralci e nelle figure fitomorfe, animali e umane, combinate a volute, a elementi di fantasia oppure a quelli iconici e stilistici derivanti dall'arte giapponese. Nella decorazione delle architetture si trovano materiali nuovi, come il cemento armato in sostituzione della pietra, successioni ritmiche di elementi ricorrenti come le piastrelle in [[maiolica]]; ma è nelle ringhiere in ferro battuto che la ricerca artistica prende distanza, abbandonando il modello sulmonese-pescolano dell'epoca barocca.<br/>Il liberty fu applicato in Abruzzo a tutte le discipline, dall'architettura alla pittura e alla scultura, i cui massimi esponenti furono [[Francesco Paolo Michetti]], [[Basilio Cascella]] e [[Costantino Barbella]]; nell'architettura, ribadendo il concetto di continuità tra esterno, interno e arredamento, la nuova tendenza assurse quasi a livello "stile", maggiormente diffuso nelle ville private, negli edifici industriali, nei teatri, nei cinematografi, nei teatri e nelle sale espositive. I centri maggiori dell'Abruzzo beneficiarono dello stile, nell'ambito di progetti nuovi urbanistici, di allargamento dei nuclei abitativi oltre gli storici confini delle mura. In Abruzzo il liberty appare in toni pacati, e non sempre d'immediata identificazione, oppure si riduce a puro apparato decorativo in edifici d'impostazione eclettica. Per il caso di Lanciano, oltre al corso, venne ornato di villini anche il viale dei Cappuccini, per cui venne chiamato anche il famoso artista Gino Coppedè, che completò la villa omonima, e il Palazzo De Angelis sul corso Trento e Trieste, e Villa Marcantonio a [[Mozzagrogna]], a mo' di palazzotto neorinascimentale fiorentino.
 
==== Eclettismo novecentesco: liberty, neo rinascimento, neo romanico ====
Come si è detto, essendosi sparso in maniera non uniforme nel territorio abruzzese, ad esempio a [[L'Aquila]] si può annoverare solo l'esempio principale di [[Villa Silvestrella]], il liberty ebbe rapido avvio nella riviera di [[Pescara]] (quartiere Pineta e lungomare Matteotti), per via di Antonino Liberi, Camillo Michetti e Paolo De Cecco. Avendo già firmato il Palazzo Perenich, sul viale D'Annunzio, un esperimento di palazzo in bugnato in stile fiorentino, e il Kursaal della Sirena a [[Francavilla al Mare]] (1887), che poi sarà ricostruito nel 1947 come Palazzo Sirena, nel 1912 la giunta comunale di [[Pescara]] approvò il progetto di risanamento del parco della "Pineta Dannunziana" e della Pineta d'Avalos, a sud del quartiere Porta Nuova e a confine con Francavilla. Le attuali via Luisa d'Annunzio, viale della Pineta, viale Scarfoglio e viale Primo Vere vennero costellate di villini, in gran parte progettati dal Liberi, che rispondevano alle esigenze classiche del liberty, con decorazioni in stucco a tralci vegetali e motivi fitomorfi, esse sono: Villa De Lucretiis, Villa Clerico, Villa Pace, quelle nel quartiere della Pineta, non dimenticando l'importante struttura di [[Mario Pomilio]] dell'[[Aurum - La fabbrica delle idee|ex Kursaal dell'Aurum]], liquore abruzzese prodotto a Pescara, mentre nella vecchia Castellammare, oggi il cuore pulsante di Pescara, vennero realizzati il Palazzo Muzii in Piazza Salotto in stile neorinascimentale e il Palazzo Verrocchio, oggi Hotel Esplanade, mentre nel quartiere di Pescara vecchia vennero realizzati il Palazzo "Camillo Michetti" con l'annesso teatro "Vicentino Michetti".
 
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Altri restauri arbitrari e molto discussi, furono quelli voluti dal filologo [[Francesco Savini]], il quale tra gli anni '20 e '40, fece abbattere tutti i rifacimenti abrocchi all'interno del [[Duomo di Teramo]], riportandolo allo stile romanico originario, escluso il cappellone di San Berardo, poi l'antico convento benedettino di Sant'Angelo delle Donne (volgarmente detto [[santuario della Madonna delle Grazie (Teramo)|santuario della Madonna delle Grazie]]), fu abbattuto e praticamente ricostruito daccapo, eccettuati il convento col chiostro e la torre campanaria barocca, seguendo il revival neogotico, benché la facciata di conservasse ancora nel perfetto stile romanico rurale, con il nartece ad archi; infine l'ultimo restauro si concluse presso la [[chiesa di San Domenico (Teramo)|chiesa di San Domenico]], con il rifacimento dei portali e delle finestre snelle e strette del tipo borgognone, così anche l'interno fu liberato degli apparati barocchi, mostrando gli arconi a pilastri che scandiscono la navata unica a campate, e gli affreschi trecenteschi.
 
==== La ricostruzione della Marsica dopo il 1915 ====
{{vedi anche|Terremoto della Marsica del 1915}}
[[File:Santa Sabina a San Benedetto dei Marsi prima del 1915.jpg|thumb|Ex cattedrale di Santa Sabina in San Benedetto dei Marsi (AQ) prima del 1915]]
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Oggi gran parte dei centri della Marsica hanno questo aspetto, lo stile eclettico è molto vario, spostandosi dal monumentalismo tipico del fascismo, non ancora razionalista, al neoromanico-liberty impiegato per le architetture religiose. Parlando della città maggiore di Avezzano, il [[Palazzo Municipale (Avezzano)|Palazzo Municipale]] venne realizzato nel 1928 da Sebastiano Bultrini in stile eclettico neogotico-liberty, il [[Palazzo Torlonia (Avezzano)|Palazzo Torlonia]] venne rifatto nel 1925 da Giovanni Torlonia in uno stile misto, il Palazzo del Seminario nel 1928 fu ugualmente firmato dal Bultrini, reinterpretando le moderate forme tardo-rinascimentali barocche dei palazzi signorili romani, la [[Cattedrale di Avezzano]] invece venne ridisegnata completamente su Piazza Risorgimento nel 1930, completata nel 1942, assumendo un severo aspetto monumentale esterno, e uno più tenue e rinascimentale all'interno, rifacendosi alle chiese emiliano-marchigiane.
 
==== Arte di Regime ====
Il programma di monumentalizzazione dei principali palazzi di rappresentanza, durante il fascismo, prese definitivo avvio dalla metà degli anni '20. L'eclettismo continuò a perdurare, anche nel campo scultoreo e pittorico, fino agli anni '30, ovvero parlando di quell'interpretazione in chiave moderna, ma ancora legata ai canoni classici ottocenteschi, che subirà la definitiva rottura con l'arrivo del [[razionalismo]], che sarà lo stile tipico del Regime.<br/>Parliamo dei casi del Palazzo delle Poste di Chieti, Teramo e L'Aquila, completati tra il 1925 e il 1927, che assumono l'aspetto del tipico modello ottocentesco del grande palazzo a più piani, scandito da cornici, paraste, avancorpi aggettanti, e ordini di finestre a timpani curvilinei e triangolari, e con le finestre degli avancorpi centrali più ornate, e arricchite da balconate per i discorsi.<br/>Le prime forme architettoniche del fascismo, come visto, ebbero sviluppo nella Marsica e L'Aquila, poi nelle altre città, dove palazzi storici vennero requisiti per installare la casa del Fascio, e successivamente in alcuni casi, come a [[Sulmona]], vere e proprie case moderne del Fascio vennero realizzate negli anni '30. Nel 1924 l'architetto Camillo Guerra realizzò a Chieti il Palazzo delle Corporazioni Agricole, ossia l'attuale Camera di Commercio in Piazza Vico. Lo stile è un unicum in Abruzzo, un misto di arte medievale dei palazzi delle Arti e di romanico abruzzese per quanto concerne la torre centrale dell'orologio, in riferimento agli antichi campanili-fortezza delle abbazie benedettine.
[[File:L'Aquila -Piazza del Duomo- 2007-by-RaBoe- 39.jpg|thumb|270px|Piazza Duomo, L'Aquila]]
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Altre architetture d'interesse nel resto d'Abruzzo sono state il sacrario di [[Andrea Bafile]] a Bocca di Valle di [[Guardiagrele]], il Palazzo OND e l'ex Biblioteca De Meis a Chieti, la facciata del teatro comunale Fenaroli a Lanciano, che fino al 2017 aveva ancora i fasci littori, il Palazzo del Convitto "Melchiorre Delfico" a Teramo, ancora in stile eclettico neoclassico-neorinasciamentale, opera del De Albentiis. A causa del terremoto del 1933, due borghi come [[Salle]] vecchia e [[Pescosansonesco]] alto vennero ricostruiti, il municipio di Salle Nuovo è qello più interessante, con il caratteristico schema del vialone che conduce alla piazza della parrocchia e del municipio.<br/>Altra maggiore città che beneficiò della presenza fasciata fu appunto [[Pescara]]. Dopo le questioni di unificazione dei due comuni nel 1927, partì il progetto guidato da [[Cesare Bazzani]] e Vincenzo Pilotti di allargamento e monumentalizzazione della città in modo da diventare un capoluogo di provincia efficiente, Venne realizzata la Piazza dei Vestini (oggi Piazza Italia) all'ingresso del corso Vittorio Emanuele, con i palazzi di Pilotti del Municipio, della Finanza e del Governo con annessa biblioteca pubblica. Lo stile è quello del razionalismo pieno, anche se ancora incrostato di elementi classici, soprattutto per il Palazzo della Provincia. A poca distanza venne inaugurato il liceo classico, il primo dedicato a [[Gabriele d'Annunzio]] quando era ancora in vita (1934); a Pescara vecchia veniva allargato il vecchia viale Umberto I con nuovi palazzi, la vecchia chiesa del Sacramento o di San Cetteo, per problemi statici, veniva demolita e ricostruita in forme neoromaniche dal Bazzani, divenendo il nuovo [[Duomo di Pescara]], all'incrocio di corso Vittorio Emanuele con il corso Umberto I veniva costruito il Banco di Napoli, coevo del principale Palazzo delle Poste, uno degli esempi più riusciti di razionalismo abruzzese, senza infarcimenti neoclassici.
 
=== I danni della seconda guerra mondiale ===
[[File:Via ravenna pescara.jpg|thumb|Macerie in via Ravenna, Pescara]]
Le città maggiormente danneggiate risultarono [[Ortona]], [[Orsogna]], [[Canosa Sannita]], [[Miglianico]], [[Lettopalena]], [[Montenerodomo]], [[Torricella Peligna]], [[Roccaraso]], [[Ateleta]], [[Castel di Sangro]] e [[Taranta Peligna]], nonché la città stessa di [[Pescara]], insieme ad [[Avezzano]], che tra l'agosto del 1943 e l'aprile del 1944 subirono pesantissimi bombardamenti a tappeto da parte degli alleati.
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Altra sorte drammatica subirono i centri di Lettopalena, Gessopalena e Roccaraso, con la sistematica distruzione tedesca per mezzo della"terra bruciata", ossia minando casa per casa i paesi, in modo da non far trovare agli alleati alcun luogo di riparo o dove trovare rifornimenti. Fu così che questi centri, dall'aspetto ancora medievale e rinascimentale, come Roccaraso, che conservava la torre civica dell'antico castello, e il teatro Angeloni, il primo ad esser stato costruito in Abruzzo nel XVII secolo, furono definitivamente cancellate, venendo fatte saltare in aria dalla furia tedesca.l La ricostruzione celere del dopoguerra, soprattutto di Roccaraso per riprendere l'attività turistica del resto come nei casi di Ortona e Francavilla sul mare, non tenne affatto conto dell'antico tessuto edilizio.
 
==== La ricostruzione ====
[[File:Basilica san tommaso.JPG|thumb|La Basilica di San Tommaso ad Ortona oggi, nella ricostruzione in stile misto del 1946-49]]
Benché siano andate distrutte, a Pescara vennero realizzate anche altre opere d regime, come il Ponte Littorio a collegamento di Pescara vecchia con il corso Vittorio Emanuele, adornato delle statue di D'Antino, e la centrale del Latte nella zona del circuito, demolita scelleratamente nel 2010.<br/>Dopo la [[seconda guerra mondiale]], una parte del patrimonio architettonico e storico abruzzese andò definitivamente perso, soprattutto per quanto riguarda [[Ortona]], [[Pescara]], [[Francavilla al Mare]], [[Orsogna]] e i borghi della Majella orientale, da [[Gessopalena]] a [[Lettopalena]]. La ricostruzione in certi casi si occupò di restituire alle architetture il loro aspetto originario, in altre, come nei casi più drastici di Ortona, Orsogna e via dicendo, vennero sperimentate nuove forme, specialmente per i monumenti principali quali la [[Cattedrale di San Tommaso Apostolo]], che però fecero grandemente discutere. Infatti la cittadina di Orsogna ad esempio, benché Ortona abbai ancora conservati ampi tratti del centro storico, ha quasi interamente perdute, alla pari di Lettopalena e Montenerodomo, l'antico aspetto, con chiese completamente rifatte in contrasto con l'antica architettura, e palazzi moderni senza valore artistico edificati sugli storici, come l'edificio eretto sopra l'antico castello dei Colonna.
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Il progetto di ricostruzione di Pescara voluto da [[Luigi Piccinato]] e dal Monti negli anni '50, fu in parte rispettato, soprattutto nell'area di Piazza Salotto, con la creazione di ampi viali intervallati da piazzette con giardini; ma successivamente prevalse lo stile di una città "senza rughe" che avrebbe dovuto rifarsi alle metropoli americane, distruggendo il più possibile ciò che era vecchio per apparire moderna e funzionale.
 
=== Speculazioni edilizie e i restauri di Mario Moretti ===
Questi lavori furono fatti similmente anche a Lanciano e Chieti: nella prima lo storico Palazzo delle Poste, coevo del Palazzo De Simone in stile liberty, venne distrutto per la Standa, mentre a Chieti il già gravato rione San Paolo venne smantellato con la costruzione dell'ex INAIL, e presso il corso Marrucino l'antico Palazzo Lepri, a fianco il Vescovado, venne demolito per la costruzione dell'ex UPIM.<br/>Tornando a Teramo, per avviarsi al contesto generale dei grandi restauri del soprintendente Mario Moretti, l'impianto del centro storico venne modificato nell'area delle due Piazze Orsini e Martiri della Libertà (anticamente Piazza Vittorio Emanuele e Piazza Cavour).
[[File:Pescara Ponte del Mare 2013-12 by-RaBoe 65.jpg|thumb|260px|Ponte del Mare]]
Ossia il Duomo di Santa Maria Assunta, nel piano di restauro dei grandi complessi monastici abruzzesi, venne "epurato" della presenza di altre architetture civili, seguendo la tecnica mussoliniana del monumento antico che deve trionfare isolato dalle altre costruzioni. Per cui anche lo storico arco del Monsignore del XVI secolo venne distrutto. Mario Moretti, impugnando una idea giudicata da alcuni anacronistica e deleteria, decise di liberare le principali chiese abruzzesi dalla patina barocca o neoclassica. Già il Duomo di Teramo fu riportato negli anni '30 allo stile sobrio romanico, eccezione per la cappella col polittico di [[Jacobello del Fiore]], mentre dal 1968 al 1974 la maggioranza dei monasteri abruzzesi quali San Bartolomeo di Carpineto, San Giovanni in Venere, San Clemente a Casauria, San Liberatore alla Majella, Santa Maria della Tomba di Sulmona, insieme a Santa Maria di Collemaggio de L'Aquila, San Pietro di Coppito, San Silvestro, San Marciano, e Santa Maria Maggiore a Lanciano subirono drastici rifacimenti negli interni. Il progetto di Moretti era di ripristinare a ogni costo l'aspetto romanico o gotico, coperto o danneggiato dagli interventi successivi barocchi. Per questo interni anche preziosi, come soprattutto quello col soffitto di Panfilo Ranalli di Collemaggio vennero completamente smantellati e distrutti. In certi casi, come nella chiesa di San Silvestro, fu importante il ritrovamento di affreschi rinascimentali della bottega di [[Francesco da Montereale]] e di Silvestro di Giacomo da Sulmona, ma in altri, come in Collemaggio, soprattutto per la difformità stilistica dell'interno delle navate con le cappelle laterali barocche, come quella di Celestino V, presentano tracce evidenti di forzatura storica.
 
==== Il sacco di Teramo ====
[[File:Casa antonelli.jpg|thumb|Storica fotografie di Casa Antonelli sul corso di Porta Romana, con la lapide "delle Malelingue"]]
In Abruzzo soltanto questa città, superando perfino Chieti, riuscì in pochi anni a distruggere in merito del progresso, ma in realtà della speculazione edilizia, il centro storico. Si tratta di un processo che è maturato sin dai primi anni del fascismo, con sostanziali modifiche al tessuto urbano, l'allargamento del Corso San Giorgio con la perdita di Porta Due di Coppe, la demolizione dello storico complesso dei Benedettini di San Matteo per allargare la Prefettura, la demolizione di Casa Antonelli sul Corso di Porta Romana, con la conseguente traslazione della storica [[lapide delle "male lingue"]] (questa citata anche dallo storico Muzio Muzii nel suo trattato del XVI secolo) nel Comune, e la modifica, su progetto di [[Francesco Savini]], assai radicale e contestata degli interni barocchi del Duomo nel 1933 per riportarli allo stato originario romanico, dell'esterno e dell'interno della chiesa di San Domenico a Porta Romana, del rifacimento totale mediante abbattimento del santuario della Madonna delle Grazie in stile neogotico, e via dicendo.<br/>Tuttavia il culmine di questa cosiddetta follia aggressiva al centro storico teramano fu prodotta durante il ventennio dell'amministrazione di [[Carino Gambacorta]] a partire dal 1959, con la demolizione in Corso San Giorgio dello storico teatro comunale, per erigervi la Standa.
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Nel 1956 circa enne demolito lo storico cine-teatro Apollo in stile liberty francese, poi nel '59 fu la volta del [[teatro comunale (Teramo)|teatro comunale]] del 1868, grave perdita per il patrimonio artistico teramano; successivamente le demolizioni riguardarono alcune case dei rioni San Leonardo (come il palazzo Pompetti in Largo Torre Bruciata per favori gli scavi archeologici della domus romana), e la demolizione della medievale Casa Bonolis per la costruzione di un palazzo moderno (corso De Michetti, presso la chiesa di Sant'Antonio), lasciando soltanto i portici del XIV secolo; del rione Santo Spirito, demolizioni effettuate nell'area del teatro romano. Altre distruzioni riguardarono soprattutto il rione di Santa Maria a Bitetto, dove molte case di via del Sole, e di Piazza del Carmine, appartenenti al Medioevo e al primo Cinquecento, vennero completamente rase al suolo, con l'eccezione della chiesa della Madonna del Carmine, per realizzare la moderna via Francesco Savini, parallela del Corso De Michetti. Nel piano era compresa la demolizione anche del piazzale del Sole, e dunque anche della Casa Urbani, una delle residenza civili più antiche di Teramo (XII-XIII secolo).<br/>Mentre la città si sviluppava sia a ovest sia a est, nei quartieri Castello, Piano della Lenta, Colleminuccio, Madonna della Cona, San Nicolò e Colleatterrato, le demolizioni continuarono nel quartiere San Giorgio, con la distruzione del Palazzetto del Credito Abruzzese, realizzato in stile neogotico da Alfonso De Albentiis (1925), dei giardini del Palazzo Delfico in via d'Annunzio con la Fontana delle Piccine, e con l'atterramento completo della Piazza della Cittadella, rinominata Piazza Martiri Pennesi. Il piazzale fu ricostruito daccapo dalle antiche strutture ottocentesche, incluso l'Albergo Giardino, con palazzine di modesto gusto estetico e criterio artistico.
 
=== Architettura contemporanea ===
Dopo la stagione dei restauri delle chiese medievali, in Abruzzo l'arte architettonica ebbe il suo massimo centro sperimentale [[Pescara]]. Infatti, dopo un periodo di stagnazione dagli anni '80 ai primi anni 2000, in cui la massima architettura d'interesse è stata ''La Nave'' di [[Pietro Cascella]] (1986), dal [[2009]] con l'inaugurazione del [[Ponte del Mare]], e del [[Ponte Flaiano]] nel 2017, la città adriatica è tornata a diventare un punto di riferimento artistico in Abruzzo. Tuttavia in favore di questo nuovo aspetto moderno della città, la sua storia edilizia e identitaria fu in pochi decenni sacrificata, per via di interventi aggressivi vennero effettuati anche nel delicato contesto dei piccoli edifici della vecchia Pescara a Porta Nuova, come nel caso del viale D'Annunzio e di Piazza Garibaldi, tanto che il corso Manthonè appare soffocato da questi nuovi edifici.
[[File:Stahlbau Pichler De Cecco.jpg|thumb|Palazzo Fuksas di Pescara, sede FATER]]