Antonio Cassi Ramelli: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Nasce a Milano il 12 aprile 1905 da Paolo Cassi e da Erminia Ramelli. Più tardi adotterà anche il cognome materno per distinguersi da un omonimo altro architetto. Si iscrive al [[Politecnico di Milano]] nel 1922. Nel frattempo continua a dedicarsi con buoni risultati allla pratica della scherma. Nel 1926 si diploma professore di disegno architettonico all'[[Accademia di Brera]]; inizia nello stesso anno a svolgere la sua attività nel campo dell'architettura con i colleghi [[Giuseppe Biella]] e [[Paolo Buffa]]. Nel 1927 si laurea in Architettura e, l'anno successivo, consegue a Roma l'abilitazione alla professione.

Inizia l'attività di pubblicista, che continuerà per tutta la vita: collabora "La casa bella", "L'illuminazione razionale", "Rassegna di architettura". Compie il servizio militare e consegue affermazioni nella professione di architetto nei primi anni '30. E' membro della commissione edilizia del Comune di Milano. L'editore Hoepli pubblica "Architetture luminose e apparecchi di illuminazione" scritto insieme a [[Giovanni Canesi]] (1934). Nel 1936 riceve la medaglia d'oro per l'arredamento alla [[Triennale]]. Nel 1937 è professore incaricato al Politecnico di Milano. Nel 1938 il Coomune di Milano lo incarica della ricostruzione del [[Teatro Lirico di Milano|Teatro Lirico]], distrutto da un incendio. Prosegue intanto nella professione con vari progetti di edifici residenziali, ville, negozi. Nel 1939 è libero docente di Caratteri distributivi degli edifici (nel 1944 sarà riconfermato con una relazione di [[Piero Portaluppi]] sul suo operato come docente); si sposa nello stesso anno. Richiamato alle armi nel 1941, si ammala e viene congedato dal sevizio militare incondizionato. I bombardamenti su Milano gli distruggono la casa e lo studio. Nel 1945 inizia la pubblicazione di "Documenti di architettura". L'anno successivo pubblica "Edifici per il culto" con Vallardi.

Entra nel Consiglio degli architetti e riprende l'attività di progettazione: palazzo Perego, la sede dell'AEM, alcuni lavori per l'Alemagna, alcuni saloni dell'[[Andrea Doria (transatlantico)|Andrea Doria]]. Negli anni '50 lavora per l'[[Alfa Romeo]]. Nel 1954 vince il concorso per la cattedra di professore straordinario di Caratteri distributivi. Dal 1953 al 1956 , nella commissione edilizia del Comune di Milano, si occupa della sistemazione di Corso Vittorio Emanuele e di piazza Fontana, della fontana di piazza Castello, della ricostruzione della Galleria Vittorio Emanuele II. Dal 1957 è consigliere della [[Fabbrica del Duomo]] occupandosi dei restauri delle vetrate, delle volte e del rinforzo della guglia maggiore; segue anche la realizzazione della quinta porta, opra dello scultore [[Luciano Minguzzi|Minguzzi]]. Nel 1958 copre la cattedra di Composizione architettonica; con Vallardi pubblica "Logica e realtà degli edifici". Nel 1959 pubblica il "Sillabario di architettura" con l'editore Tamburini; nello stesso anno accademico è incaricato di Restauro architettonico dei monumenti. Nell'anno 1961-62 è incaricato di Elementi di composizione e partecipa alla progettazione della nuova sede di via Bonardi della Facoltà di Architettura del Politecnico.
E' anche impegnato nei progetti del cimitero di Bruzzano e dell'ampliamento della sede di Milano delle Assicurazioni Generali.

Il 1963 lo vede candidato preside alla Facoltà, ma la sede universitaria è occupata dagli studenti che contestano l'ordinamento "accademico" e in particolare gli rimproverano il progetto troppo "conservatore" della Snia Viscosa. Amareggiato dalle polemiche e dal clima dilagante, si dimette dagli incarichi universitari il 1°febbraio 1964. Continua la sua intensa attività professionale, di saggista e conferenziere, fino alla morte improvvisa avvenuta il 23 agosto 1980, nella sua casa di Capiago Intimiano.