Genzano di Roma: differenze tra le versioni
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==Storia==
===Età medievale===
[[Image:Genzano_Vecchio_Corso_Vecchio.jpg|140px|thumb|right|<center>Genzano Vecchio</center>]]▼
[[Image:Genzano_Torrione.jpg|140px|thumb|right|<center>Torre saracinesca</br>(XIII secolo)</center>]]▼
Il più antico documento in cui rinviene il toponimo "''Genzano''" è una bolla di [[Papa Lucio III|Lucio III]] datata [[2 aprile]] [[1183]] ()<ref>"''Costae montis qui dicitur Genzano''". Nicola Ratti, ''op. cit.'', Appendice de' documenti numero 1, pag. 93.</ref>. L'origine del nome "Genzano" è tuttora fonte di discussione. Per alcuni il poggio su cui sorge il paese, posto sul bordo esterno del [[Lago di Nemi]], proseguimento del "''Nemus Aricinum''", era dedicato alla dea Cinzia ("''Cynthia Fanum''"), il cui culto era unito a quello di [[Diana (divinità)|Diana nemorense]]<ref>"Giace a questo lago [Speculum Dianae, ''NdR''] vicino Cinchiano castello così corrottamente detto invece di Cinthiano, nominato da Cinthia, qual è Trivia, overo Diana". "[[Leandro Alberti]], ''Descrittione di tutta l'Italia, et isole pertinenti ad essa. Di fra Leandro Alberti bolognese. Nella quale si contiene il sito di essa,l'origine, & le signorie delle citta, & de' castelli; co' nomi antichi, & moderni; i costumi de popoli, & le conditioni de paesi''", Venezia: Paolo Ugolino, pag. 153, 1596.</ref>. Per Nicola Ratti, invece, l'etimologia deriverebbe da ''fundus Gentiani'', cioè dal terreno di proprietà della famiglia romana ''Gentia''<ref>Nicola Ratti, ''op. cit'', Cap. I, pag. 2.</ref>.
Nelle età precedenti il territorio dell'odierna Genzano ricadeva sotto la giurisdizione di ''[[Lanuvio|Lanuvium]]'' e ''[[Ariccia|Aricia]]'', ma verosimilmente non è stato mai sede di alcun centro abitato, sia pur piccolo. Ciononostante, nel territorio genzanese sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici latini i romani<ref>«Al Museo Vaticano sono custoditi un "Putto che stringe l'oca" e una "Giovenca", provenienti dall'altura genzanese che si riversa sul lago; mentre sulla via Appia furono ritrovati reperti vari, pezzi di colonne e parti di zoccoli in marmo; un cippo miliare, alto quasi un metro [...]. E mosaici, bolli figulini, fistole; da scavi per la ristrutturazione del cimitero, e così reperti, andati persi, dell'acquedotto che da Nemi doveva giungere a Genzano passando dai giardini dell'attuale Convento Cappuccini. Così come i reperti di Monte Due Torri, attestano fino al 389 a.C. allorché Camillo rase a suolo la comunità Maecia, l'antico Maecium.» Mariano Apa, ''Tracce di memoria, Arte e Cultura a Genzano di Roma, con un saggio introduttivo di Marcello Fagiolo'', Genzano di Roma: Comune di Genzano, p. 20, 1982.</ref>. È stato ipotizzata anche la presenza
Nel [[1153]] il territorio, dove già nel [[XII secolo]] era stata eretta una torre da parte dei [[Gandolfi (famiglia)|Gandolfi]] (torre abbattuta nel [[1188]])<ref>Antonio Nibby, ''op. cit.'', I, p. 225</ref>), venne dato in possesso, dal [[Papa Anastasio IV]], ai [[cistercensi]] dell'Abbazia di Sant’Anastasio alle Acque Salvie<ref>Nicola Ratti, ''op. cit.'', Cap. I, pag. 3.</ref>. Nel [[1255]], i [[Ordine dei Cistercensi|cistercensi]] vi edificarono un grande Castello fortificato attorno al quale crebbe poi lentamente il paese (''Genzano Vecchio''). Riferisce l'erudito [[Gaetano Moroni]]<ref>Gaetano Moroni, ''[[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica|Dizionario di erudizione storico-ecclesiastico da S. Pietro sino ai nostri giorni, specialmente intorno ai principali Santi, Beati, Martiri, Padri; compilazione del cavaliere Gaetano Moroni Romano]]'', In Venezia: dalla Tipografia Emiliana, 1840.</ref>:▼
▲[[Image:Genzano_Vecchio_Corso_Vecchio.jpg|140px|thumb|right|<center>Genzano Vecchio</center>]]
▲[[Image:Genzano_Torrione.jpg|140px|thumb|right|<center>Torre saracinesca</br>(XIII secolo)</center>]]
▲Nel [[1153]] il territorio, dove già nel [[XII secolo]] era stata eretta una torre da parte dei [[Gandolfi (famiglia)|Gandolfi]] (torre abbattuta nel [[1188]])<ref>Antonio Nibby, ''op. cit.'', I, p. 225</ref>), venne dato in possesso, dal [[Papa Anastasio IV]], ai [[cistercensi]] dell'Abbazia di Sant’Anastasio alle Acque Salvie<ref>Nicola Ratti, ''op. cit.'', Cap. I, pag. 3.</ref>. Nel [[1255]], i [[Ordine dei Cistercensi|cistercensi]] vi edificarono un grande Castello fortificato attorno al quale crebbe poi lentamente il paese (''Genzano Vecchio''). Riferisce l'erudito [[Gaetano Moroni]]<ref>Gaetano Moroni, ''Dizionario di erudizione storico-ecclesiastico da S. Pietro sino ai nostri giorni, specialmente intorno ai principali Santi, Beati, Martiri, Padri; compilazione del cavaliere Gaetano Moroni Romano'', In Venezia: dalla Tipografia Emiliana, 1840.</ref>:
{{quote|Genzano Vecchio ebbe mura castellane, e torri di opera saracinesca da quelle parti da cui poteva essere attaccata, cioè da aquilone, ponente, e mezzodì: mentre dalla parte orientale era invincibilmente difesa dall'altissima rupe a picco del cratere del lago Nemorese. Molti avanzi di tali mura ed alcune torri sono tuttora in piedi. La porta principale di Genzano, prima che si edificasse il palazzo baronale, a capo agli stradoni, era nel luogo del portone del palazzo Cesarini[...]; da ciò ebbe origine il diritto antichissimo di passare per l'odierno portone, per gli abitanti di Genzano Vecchio|Gaetano Moroni, ''Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica'', Vol. XXIX, p. 26, In Venezia: dalla Tipografia Emiliana, 1840}}
Genzano fu retto dai Cistercensi senza soluzioni di continuo fino al [[1378]], allorché venne donato dall'[[Antipapa Clemente VII]] a Giordano
Infine, i Cistercensi
===Il periodo Cesariniano===
Nel [[1563]] il castello fu ceduto, per 150.000 scudi, da [[Marcantonio Colonna]], il futuro vincitore di [[Battaglia di Lepanto (1571)|Lepanto (1571)]], a Fabrizio Massimi e da questi, il [[2 ottobre]] del [[1564]] a [[Giuliano Cesarini (1491-1565)|Giuliano Cesarini]], marchese di [[Civitanova Marche]]. Iniziò in questa data il ''periodo Cesariniano'', un periodo di sviluppo economico, demografico e urbanistico per Genzano.
[[Image:Parco_Palazzo_Sforza_Cesarini.jpg|198px|thumb|right|<center>Veduta di Palazzo Cesarini dal parco.</center>]]▼
[[Image:Genzano_Piazza_San_Sebastiano.jpg|198px|thumb|right|<center>Piazza S. Sebastiano, Fontana di S. Sebastiano e Collegiata SS. Trinità</center>]]▼
Nel [[1643]] ''Giuliano III Cesarini'' tracciò le ''olmate'', degli stradoni ombreggiati da quattro filari di olmi, e ristrutturò il palazzo baronale. Scrive [[Gaetano Moroni]]: "Gli stradoni olmati partono da un punto centrico [la "Catena", ''NdR''], e divergendo, quello a destra è la strada corriera che guida alla città, quello di mezzo il più lungo e piano conduce al palazzo Cesarini, e l'altro a manca porta al convento de' cappuccini"<ref>Gaetano Moroni, ''Dizionario di erudizione cit.'', Vol. XXIX, p. 27.</ref>. Lo stesso duca, nel [[1636]], aveva iniziato la ricostruzione della chiesa di ''Santa Maria della Cima'', con dipinti di [[Francesco Cozza (pittore)|Francesco Cozza]]. Nel [[1696]] la figliuola di Giuliano III, ''Livia'', ultima erede dei [[Cesarini]], vi farà porre i corpi delle martiri ''Vincenza'' e ''Tigri'', protettrici di Genzano oltre a S. Tommaso di Villanova<ref>Gaetano Moroni, ''Dizionario di erudizione cit.'', Vol. XXIX, p. 28.</ref>.
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Donna Livia contribuì in maniera decisiva al piano urbanistico della cittadina, portando a termine nel [[1708]] la costruzione di ''Genzano Nuova'', impiantata su un sistema di triangolazioni, secondo il piano affidato nel [[1643]] dal padre Giuliano III all'architetto romano [[Ludovico Gregorini]] e al podestà di Genzano ''Giovanni Iacobini''. Tra la prima metà del XVII e l'inizio del XVIII secolo venne innestato un secondo tridente, più interno del primo (quello delle ''Olmate''), costituito dalla ''via Livia'' (1680 circa), la strada dove si svolge nella ricorrenza del [[Corpus Domini]] la tradizionale [[Infiorata]], dalla ''via Sforza'' ([[1708]]), e dalla via che conduce al convento dei [[Cappuccini]]. Questo particolare impianto urbanistico, estremamente innovativo per l'epoca, caratterizzato da un duplice trivio (''tridente olmato'' e ''tridente edificato''), suscitò l'ammirazione di molti artisti del tempo, tra i quali [[Carlo Maratta]], che qui si stabilì e risiedette per diversi anni<ref>Mariano Apa, ''op. cit.''</ref>. Nel [[1677]] l'ultimo dei Cesarini, ''Filippo Cesarini'', aveva fatto costruire, lungo la strada corriera di ''Genzano Nuova'', la ''Chiesa di San Sebastiano'' affiancata dal ''Conservatorio delle Maestre Pie''; queste due opere saranno sciaguratamente distrutte nel [[1916]] dall'amministrazione comunale dell'epoca<ref>Mario dell'Arco, ''Storia di Genzano di Nicola Ratti trascritta e ampliata da Mario dell'Arco'', Marino: Stamperia S. Lucia, 1976.</ref>. L'incremento demografico nei secoli [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo|XVII]] determinerà l'espansione di Genzano verso la pianura sottostante (''Genzano Nuova'')<ref>Nicola Ratti, ''op. cit.'', Cap. VI, ''Miglioramenti di Genzano, e suo ingrandimento sotto i Duchi Cesarini, e Sforza'', pagg. 44-62.</ref>.
L'attraversamento del paese da parte della via corriera diretta a [[Napoli]] ruppe l'isolamento geografico di Genzano e comportò, oltre a notevoli vantaggi economici, il coinvolgimento di Genzano in eventi bellici fra i quali occorre ricordare la [[Guerra di successione austriaca]]: dal maggio al novembre [[1744]] Genzano fu infatti occupata dalle truppe austriache guidate dal principe [[Johann Lobkowitz]] il quale fronteggiava le truppe guidate dal re di Napoli [[Carlo di Borbone]], accampate sul monte Artemisio. L'attacco del Lobkowitz, nella notte fra il [[10 agosto|10]] e l'[[11 agosto]] [[1744]] ("''[[Battaglia di Velletri]]''") venne respinto dalle truppe ispano-napoletane permettendo così la sopravvivenza del giovane [[Regno delle Due Sicilie]].
▲[[Image:Parco_Palazzo_Sforza_Cesarini.jpg|198px|thumb|right|<center>Veduta di Palazzo Cesarini dal parco.</center>]]
▲[[Image:Genzano_Piazza_San_Sebastiano.jpg|198px|thumb|right|<center>Piazza S. Sebastiano, Fontana di S. Sebastiano e Collegiata SS. Trinità</center>]]
Dal [[1781]] al [[1808]] si procede alla costruzione della ''Chiesa Collegiata della Santissima Trinità'' su disegno di [[Pietro Camporese|Pietro]] e [[Giuseppe Camporese]], ispirata alla [[Basilica di Sant'Andrea della Valle]].
Anche Genzano ebbe una sua parte nei fatti del 1798 (vedi [[Rivoluzione Francese nei Castelli Romani e a Velletri]]). </br>
Con la [[Restaurazione]], e la fine della feudalità, Genzano entrò sotto le dipendenze dirette della [[Stato Pontificio|Santa Sede]] che lo elesse a capoluogo; nella sua giurisdizione erano comprese anche Nemi, Civita Lavinia (ora Lanuvio) e Ardea<ref>Gaetano Moroni, ''Dizionario di erudizione cit.'', Vol. XXIX, p. 30.</ref>. il [[23 settembre]] [[1828]] ebbe il titolo di ''città'' da parte del [[papa
===Periodo Post-Unitario===
Con la presa di [[Roma]] e la fine del [[Potere temporale dei papi|Potere temporale]], Genzano entrò a far parte dello [[Italia|Stato italiano]]; il [[Consiglio comunale]] modificò il nome in ''Genzano di Roma'' per evitare confusione con altre località omonime, ad esempio [[Genzano di Lucania]]. Ciò fu fatto con deliberazione consiliare del [[4 dicembre]] [[1842]], approvata con regio decreto [[5 gennaio]] [[1873]]<ref>Corrado Lampe (''a cura di''), ''Genzano di Roma: Genzano e l'Infiorata'', Amministrazione Comunale di Genzano, 1985, p. 26.</ref>.
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