Alfonso La Marmora: differenze tra le versioni
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Agli inizi di settembre del [[1873]] uscì il suo famoso libro ''Un po' più di luce sugli eventi politici e militari del 1866'', pubblicato a Firenze. Un passionale ''[[pamphlet]]'' con il quale il generale difese il suo operato, ma nel quale pubblicò documenti diplomatici che la [[Impero tedesco|Germania]] ritenne non dovessero essere a disposizione di La Marmora, né che dovessero essere resi noti. Una speciale interpellanza fu rivolta al [[Governo Minghetti II|governo Minghetti]] e il ministro degli esteri [[Emilio Visconti-Venosta]] deplorò la pubblicazione che casualmente era avvenuta durante la visita di Vittorio Emanuele II in Austria e Germania, ciò che aumentò l'imbarazzo del governo<ref>{{Cita|Massari|pp. 424, 427-428}}.</ref>.
Amareggiato per le ulteriori e sempre più accese polemiche, La Marmora trovò tuttavia una certa serenità nei viaggi, uno dei quali lo portò sui campi di battaglia della [[guerra franco-prussiana]] (1870-1871). Intanto, la morte gli toglieva uno ad uno i suoi più cari congiunti: sopravvisse a tutti i suoi fratelli e nel 1876 morì anche la moglie Giovanna Teresa Bertie Mathew. Le ultime pubblicazioni del generale furono ''Un episodio del Risorgimento italiano'', nel quale narrò la repressione
Nel novembre del 1877 la malattia della quale soffriva andò aggravandosi e la mattina del 5 gennaio 1878, alle ore 9,30, Alfonso La Marmora morì, a poco più di 73 anni. Due giorni dopo la salma venne trasportata nella chiesa della [[Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze|Misericordia]]. La cerimonia a Firenze fu solenne, ma non vi poté intervenire [[Umberto I di Savoia|Umberto di Savoia]] poiché il padre Vittorio Emanuele II versava in gravi condizioni (morirà il 9 gennaio). La salma del generale la sera dello stesso 7 partì per Biella<ref>{{Cita|Massari|pp. 446, 448}}.</ref> dove fu sepolta nella [[basilica di San Sebastiano (Biella)|chiesa di San Sebastiano]] e dove tuttora riposa.
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