Caduta della Repubblica Sociale Italiana: differenze tra le versioni

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Fu riconosciuto malgrado un sommario travestimento poco dopo le 4 del pomeriggio del 27 aprile a [[Dongo (Italia)|Dongo]], divenne un prigioniero scomodo e con urgenza il [[CLNAI]] confermò la sentenza di morte del 16 agosto [[1944]]. {{citazione necessaria|Mussolini accolse la richiesta del cardinale [[Ildefonso Schuster]] di disarmare o allontanare i reparti che presidiavano Milano}} evitando ulteriori scontri cruenti casa per casa. I primi armati a entrare a Milano furono i Garibaldini dell'[[Oltrepò Pavese]], il 28 aprile alle ore 17.30, nell'attesa dei vincitori angloamericani, che, nonostante la mancanza di notizie, non potevano esser lontani.
 
La [[United States Army North|Quinta Armata]] americana il 25 aprile aveva cinque divisioni oltre il Po, e una di queste, la 1ª, con oltre diecimila carristi e settecento cingolati, da Cremona puntava su Torino e la ValValle d'Aosta, mentre una seconda, la 34ª, da Brescia marciava su Bergamo, diretta a Como e poi in Piemonte. Non sollecitate da niente e da nessuno, truppe americane raggiungeranno il centro di Milano il 29 aprile [[1945]]. In Arcivescovado, appena dopo aver confermato la rinuncia alla difesa di Milano e stante la diserzione dei tedeschi ai ''colloqui a tre'', Mussolini disse ai delegati del CLNAI [[Raffaele Cadorna Jr]], [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]] e [[Achille Marazza]] che non poteva dare prima di un'ora una risposta alle richieste di ''resa incondizionata''. Una risposta che non fu mai data, perché Mussolini abbandonerà la Prefettura, diretto a Como, alle 8 di sera dello stesso 25 aprile, con accanto [[Nicola Bombacci]] e con [[Rodolfo Graziani|Graziani]] nell'automezzo della scorta SS comandata da [[Fritz Birzer]].
 
Fino all'ultimo Pavolini tentò di convincerli a unirsi agli uomini già presenti in [[Valtellina]] per un'ultima simbolica resistenza nel [[ridotto alpino repubblicano]]. Mussolini venne giustiziato a [[Giulino]] il 28 aprile alle ore 16.30. Il suo cadavere, assieme a quelli dell'amante [[Clara Petacci|Claretta Petacci]] e dei quindici gerarchi fucilati a [[Dongo (Italia)|Dongo]], venne portato nella notte a [[Milano]] dove venne esposto in [[Piazzale Loreto]].