Louis Rossetto: differenze tra le versioni
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A causa della rapida espansione della società creata da Rossetto e Metcalfe per la gestione delle attività di Wired, ''Wired Ventures'', i due soci lanciarono un'[[offerta pubblica iniziale]] ma, dopo il fallimento di quest'operazione, agli inizi del 1997 dovettero accettare Providence Equity come partner finanziario. La rivista ''Wired'' assicurava profitti, mentre le attività on-line, riunite in ''Wired Digital'', non lo erano: per questo motivo, Providence assunse il controllo di ''Wired Ventures'' da Rossetto e Metcalfe nell'aprile del 1997<ref name="salon">{{en}} [http://archive.salon.com/21st/feature/1999/02/cov_17feature.html "The War for Wired" by Kevin Kelleher] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20041012205047/http://archive.salon.com/21st/feature/1999/02/cov_17feature.html |data=12 ottobre 2004 }}</ref>. Un anno dopo, nel maggio 1998, Providence vendette la società in più parti, cedendo prima ''Wired'' alla casa editrice [[Condé Nast Publications]] e poi ''Wired Digital'' a [[Lycos]]<ref name="salon"/>.
Dopo l'esperienza di ''Wired'', conclusasi nel 2001 con la nomina di [[Chris Anderson]] alla direzione della rivista, Rossetto ha quasi sempre cercato di non mostrarsi in pubblico, sebbene abbia collaborato al rinnovamento grafico di ''[[Reason Magazine]]'' ed abbia difeso pubblicamente l'intervento militare statunitense in Iraq<ref>[https://www.reason.com/0112/ed.ng.editors.shtml Reason Magazine - Editor's Note] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060320223209/http://www.reason.com/0112/ed.ng.editors.shtml |data=20 marzo 2006 }}</ref><ref>
==Note==
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