Mo' Better Blues: differenze tra le versioni
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Oltre alle difficoltà con il padre, Spike Lee dovette affrontare altri problemi con la sorella Joie. Il ruolo di Indigo era il più importante mai interpretato da essa, e l'attrice dichiarò che quella fu la sua esperienza più dura, soprattutto per quanto riguarda la scena di [[sesso]] interpretata con Denzel Washington. ''«È stata un'esperienza davvero terribile. Non credo di essere riuscita a sentirmi davvero in intimità con lui, e penso che nel film si veda. La presenza di Spike ha creato una vera e propria tensione tra noi. Mi fa sentire a disagio ancora adesso, è una scena che non riesco assolutamente a guardare»'', dichiarò l'attrice.
Durante la festa per la fine della [[postproduzione]], il [[18 marzo]] 1990, morì [[Robin Harris]], che era stato Sweet Dick Willie in ''Fa' la cosa giusta'' e che in ''Mo' Better Blues'' interpreta il [[comico]] che intrettiene il pubblico durante le pause dei numeri musicali. Harris aveva solo tre anni in più di Spike Lee. Il film e il libro sulla lavorazione della [[pellicola]] furono dedicati a lui.
===Accoglienza===
Il film uscì nelle sale cinematografiche [[stati Uniti d'America|statunitensi]] il [[3 agosto]] 1990. L'incasso complessivo fu di 16.153.593 $.
===Critiche===
Il film ebbe recensioni contrastanti. Nessuno contestò la riuscita del film come studio sul jazz, ma molti sembrarono preoccuparsi dei due manager ebrei del Beneath the Underdog, indecisi se il loro ritratto fosse [[antisemitismo|antisemita]] oppure no. La Anti-Defamation League of B'nai B'rith giudicò l'insistere sull'avarizia dei due fratelli come uno dei più offensivi [[stereotipo|stereotipi]] sugli ebrei. John Turturro, che interpretò uno dei due fratelli, si dichiarò molto sorpreso per le lamentele dell'associazione. ''«Rimasi scioccato da quella reazione. Mia moglie è ebrea. Noi non ne abbiamo mai discusso come un problema. Sono stati i media a definire "tirchi bastardi" i fratelli Flatbush»'', dichiarò l'attore. L'avvocato di Spike Lee consigliò al regista di scrivere una lettera aperta al ''[[New York Times]]'', nella quale dichiarare di non essere antisemita, ma Lee si rifiutò: ''«Personalmente ritenevo fosse sciocco, e in parte anche buffo, sostenere che in tutta la storia musicale americana nessun ebreo avesse mai sfruttato un musicista afroamericano»'', dichiarò.
In [[Europa]] il film è stato accolto dalla critica con molte riserve, ed è stato definito perlopiù come un lungo videoclip.
Per Furia Berti il film ''«non è una storia d'amore, bensì un film sulle relazioni: quella tra Bleek e il suo manager, suo padre, le sue donne, la sua band, la sua musica. Andando più in profondità, è un film sulla relazione tra Spike Lee e il jazz, suo padre, la sua ossessione per il cinema»''.
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