Bertholletia excelsa: differenze tra le versioni
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L'albero della noce del Brasile cresce principlamente nell'[[amazzonia]] meridionale, tra [[Perù]], [[Brasile]] e [[Bolivia]].
L'albero della ''Bertholletia excelsa'', localmente noto come ''almendro'' o ''castaño'', può arrivare a misurare più di 50 metri di altezza ed è quindi uno di quegli alberi definiti emergenti nella foresta tropicale. I grandi frutti legnosi, noti in botanica come pixidii, delle dimensioni di una noce di
== La raccolta e l'uso ==
La '''noce del Brasile''' viene raccolta durante il periodo piovoso, dicembre-marzo, da raccoglitori locali che temporalmente si trasferiscono nella foresta, spesso con le famiglie, per la raccolta del frutto. Ogni raccoglitore ha un sentiero o un settore di foresta che percorre periodicamente per raccogliere le capusle cadute. Con abilità e l'uso di un ''machete'' le capsule sono aperte e gli spicchi legnosi estratti e raccolti in aree apposite. Da qui verranno trasportati attraverso la foresta con mezzi rudimentali verso un centro di raccolta principale da cui, normalmente con delle imbarcazioni fluviali, raggiungono gli stabilimenti di trasformazione. In questi stabilimenti, noti come ''beneficiadoras'', la noce viene
Nonostante il nome commerciale di noce del Brasile (o in alcuni casi, noce amazzonica), il
In [[Italia]] la noce del Brasile è poco nota e normalmente commecializzata ancora con il guscio. La maggior parte della produzione viene inviata in Europa per l'industria alimentare. Dato però anche l'alto contenuto di grassi, la noce è utilizzata anche per la produzione di olio
==Conservazione e futuro==
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Nonostante la raccolta avvenga senza danneggiare gli alberi, durante l'epoca dell'estrazione migliaia di raccoglitori e le loro famiglie si trasferiscono nelle aree forestali. Molte di queste famiglie hanno come principale fonte proteica alimentare la carne di animali selvatici. Dopo l'epoca della raccolta o estrazione, molte specie di mammiferi ed uccelli si trovano in condizione critica di conservazione. È stata segnalata per esempio l'estinzione locale della scimmia ragno (''[[Ateles paniscus]]'') per l'impatto delle attività venatorie di sussistenza. La '''noce del Brasile''' non può venir in questo modo considerato un prodotto a tutti gli effetti ambientalmente sostenibile.
Va considerato un altro aspetto, più legato all'ecologia della pianta. Tale aspetto è dato dalla stretta relazione tra gli impollinatori e l'albero; la '''noce del Brasile''' produce frutti solo in aree naturali. Per quanto l'albero possa venire coltivato con relativa facilità in presenza di clima appropriato, l'assenza dell'insetto [[imenottero]] che lo impollina, (tale insetto è esclusivamente selvatico ed adatto solo all'ambiente forestale), rende impossibile la fecondazione dei fiori e, quindi, la produzione di frutti.
Infine l'aspetto sociale: raccoglitori e lavoratori degli stabilimenti di trasformazione, indigeni o meticci da generazione residenti in aree periforestali (la maggior parte dei meticci, noti come [[caboclos]] in Brasile e [[camba]] in Bolivia, risiede in queste aree dall'epoca dell'estrazione del [[caucciu]]), vengono pagati cifre molto basse e non godono di forme di assistenza sociale. Date anche le condizioni precarie dei luoghi di raccolta e lavoro, l'alta incidenza di gravi malattie tropicali, quali la [[malaria]], [[leishmaniosi]] e [[febbre gialla]], è facilmente intuibile l'impatto sulle condizioni di vita di questi lavoratori. Si tratta, purtroppo, del frequente paradosso di un prodotto del mercato mondiale che gode di prezzi elevati ma che produce pochi e settoriali benefici per le popolazioni locali che lo raccolgono.
== Collegamenti esterni ==
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