Emilio Becuzzi: differenze tra le versioni

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|Attività = generale
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , veterano della [[guerra italo-turca]], della [[prima guerra mondiale]] e della [[guerra d'Etiopia]]. Durante la [[seconda guerra mondiale]] fu comandante interinale della [[133ª Divisione corazzata "Littorio"]], e successivamente effettivo della [[15ª Divisione fanteria "Bergamo"]] schierata a [[Spalato]], in [[Dalmazia]]. All'atto dell'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] cercò dapprima di resistere ai tedeschi in base alla "[[Memoria OP 44]]",raggiungendo un accordo di collaborazione con i [[partigiani jugoslavi]] in base agli ordini impartiti dal comandante della [[2ª Armata (Regio Esercito)|2ª Armata]], generale [[Mario Robotti]], e del comandante del [[XVIII Corpo d'armata (Regio Esercito)|XVIII Corpo d'armata]], generale [[Umberto Spigo]]. Successivamente quest'ultimo gli ordinò di consegnare il materiale militare italiano ai tedeschi non appena fossero giunti in città, ed egli decise di obbedire ignorando le insistenze dei partigliani, degli ufficiali alleati presenti in città, e di alcuni ufficiali italiani. Allora a Spalato successe il caos, e l'intera [[Divisione (unità militare)|Divisione]] "[[Bergamo]]", fu disarmata dai partigiani, ma la reazione tedesca fu rapida e il 19 iniziarono i bombardamenti aerei contro gli obiettivi italiani, tanto che egli decise di imbarcarsi sulla [[torpediniera]] della [[Regia marina]] ''[[Aretusa (torpediniera)| Aretusa]]'' per raggiungere [[Bari]], abbandonando così le proprie truppe. A quell'epoca risultava decorato con la [[Ordine militare di Savoia|Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia]], tre [[Medaglia d'argento al valor militare|Medaglie d'argento]] e due di [[Valor militare|bronzo al valor militare]]
}}