Reverse engineering: differenze tra le versioni

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La retro ingegneria informatica, applicata cioè a sistemi software o hardware con scopi di [[interoperabilità]], per esempio al fine di supportare formati di file o periferiche hardware non documentati, {{cn|è prevalentemente ritenuta legale}}, sebbene i detentori spesso facciano valere i loro brevetti. Tuttavia, poiché nell'[[Unione europea]] la legge per i brevetti software non è mai stata approvata, si applica la legge del diritto penale informatico locale. Nel caso specifico italiano, la reingegnerizzazione a scopo di interoperabilità con altri sistemi (e solo a questo scopo) è un atto pienamente lecito ai sensi dell'art. 64 della legge 633 del 22 aprile 1941, come modificata dall'art. 5 del D. Lgs. 518/1992, sia in senso "leggero" (''qualora egli compia tali atti durante operazioni di caricamento, visualizzazione, esecuzione, trasmissione o memorizzazione del programma che egli ha il diritto di eseguire'') che in senso di [[decompilazione]] vera e propria, ''ma solo al fine di permettere l'interoperabilità del software con altri programmi''. L'accezione di ''software'' è estesa per analogia a concetti informatici quali il ''formato'' di un file o la struttura interna di un [[Protocollo di rete|protocollo]].
 
== L'ingegneria inversa inIn architettura ==
A partire dalla fine degli anni ottanta alcuni architetti di fama internazionale, come [[Frank Owen Gehry]], si avvalgono di questa tecnica per poter progettare al meglio le loro architetture. Queste opere sono costituite principalmente da [[superfici]] libere, di difficile gestione da parte di programmi CAD tradizionali.
Infatti la progettazione di tali edifici comincia da un modello tridimensionale reale, come un plastico o addirittura una vera e propria scultura che poi verrà scansionata con uno scanner 3D per digitalizzare tali forme e viene poi gestita per mezzo di software di modellazione 3D.