Angelo Colocci: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
La data di nascita è stata calcolata dal Lattes in base alle note di carattere biografico apposte dallo stesso Colocci alla fine del codice ''Vat. lat.'' 4787; era figlio di Niccolò Colocci, appartenente a
Colocci era un poeta in lingua latina di una certa reputazione tra gli eruditi suoi contemporanei, un antiquario dalla notevole conoscenza dell'antica [[metrologia]] e degli "arnesi sacrificali", e un sapiente collezionista di sculture romane, inscrizioni, medaglie e gemme intagliate.<ref>Boder 1977:226.</ref> La sua collezione di sculture veniva menzionata da [[Andrea Fulvio]] in ''Antiquitates Urbis'' (1527), la sua guida topografica delle [[Roma antica|antiche rovine e reperti romani]] della città. In merito alla commissione di [[papa Leone X]] a [[Raffaello]] per disegnare il più accuratamente possibile la ricostruzione della Roma dei Cesari, Angelo Colocci e [[Baldassare Castiglione]] redassero la cortese [[Lettera di Raffaello d'Urbino a Leone X|lettera di accompagnamento]], con correzioni di Raffaello, allegata al progetto finale.<ref>La più lunga copia della lettera di presentazione si trova nella Bayerisches Staatsbibliothek, Munich: Ingrid D. Rowland, "Raphael, Angelo Colocci, and the Genesis of the Architectural Orders" ''The Art Bulletin'' 76.1 (marzo 1994:81-104).</ref> Una parte considerevole della sua fortuna è stata spesa inoltre per ingrandire una delle biblioteche private più impressionanti del suo tempo,<ref>{{Fr}} S. Lattès: ''Recherches sur la bibliothèque d'Angelo Colocci'', ''MAH'' 48 (1931).</ref> trattata in modo brutale durante il [[Sacco di Roma (1527)|saccheggio di Roma, nel 1527]], quando Colocci venne costretto a pagare tangenti esorbitanti per poter preservare la sua stessa vita.<ref name="Lowry 2003"/> Ebbe, comunque, la lungimiranza di inviare alcuni dei suoi manoscritti in custodia a Firenze. I restanti manoscritti di Colocci nella [[Biblioteca Vaticana]] sono tuttora oltre duecento, anche dopo che le depredazioni napoleoniche ebbero spostate le liriche [[lingua occitana|provenzali]] alla [[Bibliothèque National]] di Parigi. Colocci fu uno dei primi a scoprire e catalogare la poesia provenzale. La stampa greca di Roma venne affidata alle sue cure,<ref>V. Fanelli, "Il ginnasio greco di Leone X a Roma" ''Studi Romani'' 9 (1961:395.)</ref> dato che egli era il mecenate dell'accademia greca fondata a Roma da [[Andrea Giovanni Lascaris|Janus Lascaris]], frequentatore della sua villa dal 1516 al 1521. Colocci ebbe parte nella traduzione in italiano del ''De architectura'' di [[Vitruvio]] su istanza di Raffaello, compiuta dal ravennate Marco Fabio Calvo e basata sull'edizione del 1511 di [[Giovanni Giocondo|Fra Giocondo]]; la copia di Raffaello, a Monaco,<ref>Bayerische Staatsbibliothek, Cod, it, 37.</ref> reca annotazioni di Colocci e correzioni, così come quella di Raffaello.
Dopo la morte di sua moglie Girolama Bufalini Colocci, in seguito a una lunga malattia, nel 1518, Colocci prese gli [[ordini minori]] e venne fatto [[Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino|vescovo di Nocera]] nel 1537.<ref>Il suo primo biografo, Federico Ubaldini, ''Vita Angeli Colotii episcopi Nucerini'', Roma 1673, e chiosato da Bober 1977:225, nota 13; Ubaldini's ''Vita di mons. Angelo Colocci'', a cura di V. Fanelli, (Città del Vaticano) 1969, con annotazioni copiose e una bibliografia. Il ''Dizionario
Nel settembre del 1969 ci fu una conferenza su Angelo Colocci al Palazzo della Signoria del suo luogo natale, [[Iesi]]<ref>Come risulta negli ''Atti del convegno di studi su Angelo Colocci (Jesi, 13-14 settembre 1969)'' a cura di V. Fanelli, (Città di Castello), 1972, e successivamente in ''Ricerche su Angelo Colocci e sulla Roma cinquecentesca'' sempre di Fanelli (Città del Vaticano) 1979</ref>.
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