Matteo d'Afflitto: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
 
Figlio di un nobile, studiò [[discipline umanistiche]] e [[giurisprudenza]] [[Università degli Studi di Napoli Federico II|all'Università di Napoli]], dove ebbe come maestro Antonio d'Alessandro e dove divenne dottore in [[diritto civile]] il 22 giugno 1468 e poco dopo ottenne la laurea in [[diritto canonico]].<ref name="DBI" /> Sempre nel 1468 si era sposato con Orsina, figlia del giurista Giovanni Antonio Carafa.<ref name="DBI" /> Senza avere una cattedra, insegnò [[diritto romano]] e feudale a Napoli e praticò anche come [[avvocato]] e [[giureconsulto]]. Dal 1490 in poi ricoprì cariche giudiziarie presso la [[Regia Camera della Sommaria|Camera Summaria]] e la Cura Vicaria, e fu anche membro del Consiglio Reale di Napoli dal 1495 al 1501.<ref name="DBI" />
 
Come la maggior parte dei giuristi napoletani dell'epoca, d'Afflitto si concentrò esclusivamente sulla [[Feudalesimo|legge feudale]] e sullo ius patrium, la legge indigena napoletana. Fu tra gli ultimi aderenti a un'influente scuola di giuristi napoletani che aveva fornito all'Europa volumi di accademia sul diritto feudale sin dal XIII secolo.
 
Le sue opere principali includono il ''Tractatus celeberrimus de iure protomiseos sive di iure congrui'' (1496), il commento della legge feudale ''Commentaria super primo (-tertio) feudorum libro'' (1543/47), le 404 ''Decisiones SR Consilii Neapolitani'' (1509 e seguenti) e il commento alla legislazione reale ''Singularis lectura super omnibus sacris constitutionibus Regnorum utriusque Siciliae citra et ultra'' (1517 e seguenti).
 
== Opere ==