Scuola siciliana: differenze tra le versioni

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Le quattro poesie in questione presentano maggiore affinità all'originale volgare siciliano, evidenziando una trascrizione precedente alla compilazione dei canzonieri vaticani (presumibilmente tra il [[1270]] e il [[1290]]). Pertanto, a differenza di quanto lungamente ritenuto, la diffusione delle liriche siciliane non si limitò a dotti copisti, e riguardò altresì prima la [[Lombardia]] che la [[Toscana]]. Ciò confermerebbe, seppur indirettamente, l'esistenza del manoscritto citato dal Barbieri, se non addirittura di un vero e proprio canzoniere, e di uno strato culturale unitaristico in grado di recepirle.
 
La scoperta rafforza l'ipotesi che la [[lingua italiana]] abbia tratto impulso fondamentale dai poeti della scuola siciliana, che col carattere laico delle proprie tematiche e i tratti innovativi del loro linguaggio rappresentarono una rivolta artistica contrapposta al primato religioso, in particolare della [[lingua latina ecclesiastica]], e alla conseguente reazione restauratrice della Chiesa<ref>{{Cita libro |autore = Noemi Ghetti |titolo = L'ombra di Cavalcanti e Dante |editore = L'asino d'oro |città = Firenze |anno = 2011 |isbn = 978-88-6443-054-6}}</ref>, di cui un' emblematico esempio è la collocazione dantesco-[[Tomismo|tomistica]] di Federico II e Pier della Vigna nel [[Inferno - Canto decimo|decimo]] e [[Inferno - Canto tredicesimo|tredicesimo canto dell'Inferno]] nella [[Divina Commedia]].
 
== La lingua ==