Cripta di Sant'Emidio: differenze tra le versioni
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===Il ''Battesimo di Polisia''===
L'opera, collocata in posizione dominante alle spalle del sarcofago emidiano, fu realizzata da [[Lazzaro Giosafatti]], tra il [[1728]] e il [[1730]], su commissione dell'[[arcidiacono]] [[Luigi Lenti]]. Essa va considerata il culmine degli interventi effettuati all'inizio del Settecento, finalizzati a dare ulteriore risalto proprio alla parte centrale della cripta. Questa [[scultura]] è considerata il capolavoro dell'autore. Molti ne lodano la bellezza del concetto, l'esecuzione priva di difetti e l'equilibrio. Le figure sono rappresentate con dimensioni più grandi del naturale e scolpite in un unico blocco di bianchissimo marmo di [[Carrara]]. Essa rappresenta il momento più significativo della [[storia]] e della [[leggenda]] che legano questi due santi.
Polisia era la giovane [[figlia]] del [[proconsole]] di Ascoli [[Polimio (proconsole)|Polimio]], questi credette di riconoscere nel vescovo [[Emidio]] la reincarnazione del dio [[Asclepio|Esculapio]], così gli chiese di dedicare sacrifici agli dei, promettendogli in cambio il [[matrimonio]] con la figlia. Sant'Emidio, invece, riuscì a convertire la giovane Polisia al [[Cristianesimo]] e la battezzò nelle acque del [[fiume]] [[Tronto]]. A seguito di questo Polimio ordinò l'arresto della figlia e la [[decapitazione]] del santo. La giovane fanciulla cercò di sottrarsi alla cattura scappando e rifugiandosi tra i [[bosco|boschi]] del ''monte Nero'', oggi [[Monte Ascensione|monte dell'Ascensione]], la [[montagna]] che si staglia osservando il panorama [[nord]] della [[città]]. Quando i pretoriani stavano per raggiungerla e catturarla ella sparì in una voragine. Nacque sul monte il paese di [[Polesio]], nei pressi del [[romitorio]] vicino alla zona del [[crepaccio]].
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