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Raffaele Rossetti subì l'aggressione da parte delle [[squadre d'azione]] fasciste (13 giugno 1925) e poi espatriò in Francia. E' stato segretario del PRI in esilio tra il 1932 e il 1933. Durante la [[guerra civile spagnola]] si trasferì a [[Barcellona]] e collaborò con la radio locale lanciando proclami antifascisti. Per tale motivo, il governo italiano gli revocò la medaglia d'oro conseguita nella prima Guerra Mondiale. Con l'avvento della Repubblica, tale provvedimento fu annullato.
 
Anche Fernando Schiavetti fu esule prima a [[Marsiglia]] (1926) e poi a [[Zurigo]]. Già segretario del PRI (1920-1922), durante l'esilio si avvicinò a [[Giustizia e Libertà]] di Carlo Rosselli. Nel dopoguerra entrò nel [[Partito d'Azione]], come la maggior parte dei GL, e fu eletto deputato. Alla dissoluzione del PdAz entòentrò nel [[Partito Socialista Italiano]]. Giovanni Conti, invece, restò in Italia - sorvegliato speciale - ed ebbe più volte il suo studio legale distrutto dai fascisti.
Carlo Rosselli fu arrestato alla fine del 1926 per aver favorito l'espatrio in Svizzera del leader socialista [[Filippo Turati]]. Fu detenuto nelle carceri di [[Como]] e poi inviato al confino<ref>Cfr. Commissione di Milano, ordinanza del 15.12.1926 contro Carlo Rosselli (“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino ''[[Non Mollare]]'' uscito a Firenze nel 1925; favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 238</ref> di [[Isola di Lipari|Lipari]]. Il 27 luglio [[1929]] Rosselli evase dall'isola, insieme con [[Francesco Fausto Nitti]] ed [[Emilio Lussu]], con un motoscafo diretto in [[Tunisia]], da cui poi raggiunse la [[Francia]].<ref>Cfr. ''La storia sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta'' trasmesso da [[Rai Storia]] il 3 gennaio 2012.</ref>. Giunto a [[Parigi]] fondò il movimento [[Giustizia e Libertà]], di orientamento repubblicano, antifascista e liberalsocialista. Allo scoppio della [[Guerra civile spagnola]], Rosselli fu subito attivo nel sostegno alle forze repubblicane, combattendo in prima persona a [[Huelva]]. Il 17 agosto 1936, nell'ambito delle [[Brigate Internazionali]], costituì la prima formazione composta da volontari italiani, la [[Colonna Italiana]]. Successivamente propose a Pacciardi di porsi al comando di una legione antifascista italiana sotto il patronato politico dei partiti socialista, comunista e repubblicano (Battaglione Garibaldi). Nel giugno [[1937]] lasciò la Spagna per recarsi a [[Bagnoles-de-l'Orne]] per delle cure termali, dove poi fu raggiunto dal fratello [[Nello Rosselli|Nello]]. Il 9 dello stesso mese i due fratelli furono uccisi da una squadra di "cagoulards", miliziani della "[[Cagoule]]", formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei [[servizio segreto|servizi segreti]] fascisti.
 
Carlo Rosselli fu arrestato alla fine del 1926 per aver favorito l'espatrio in Svizzera del leader socialista [[Filippo Turati]]. Fu detenuto nelle carceri di [[Como]] e poi inviato al confino<ref>Cfr. Commissione di Milano, ordinanza del 15.12.1926 contro Carlo Rosselli (“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino ''[[Non Mollare]]'' uscito a Firenze nel 1925; favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 238</ref> di [[Isola di Lipari|Lipari]]. Il 27 luglio [[1929]] Rosselli evase dall'isola, insieme con [[Francesco Fausto Nitti]] ed [[Emilio Lussu]], con un motoscafo diretto in [[Tunisia]], da cui poi raggiunse la [[Francia]].<ref>Cfr. ''La storia sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta'' trasmesso da [[Rai Storia]] il 3 gennaio 2012.</ref>. Giunto a [[Parigi]] fondò il movimento [[Giustizia e Libertà]], di orientamento repubblicano, antifascista e liberalsocialista. Allo scoppio della [[Guerra civile spagnola]], Rosselli fu subito attivo nel sostegno alle forze repubblicane, combattendo in prima persona a [[Huelva]]. Il 17 agosto 1936, nell'ambito delle [[Brigate Internazionali]], costituì la prima formazione composta da volontari italiani, la [[Colonna Italiana]]. Successivamente propose a Pacciardi di porsi al comando di una legione antifascista italiana sotto il patronato politico dei partiti socialista, comunista e repubblicano (Battaglione Garibaldi). Nel giugno [[1937]] lasciò la Spagna per recarsi a [[Bagnoles-de-l'Orne]] per delle cure termali, dove poi fu raggiunto dal fratello [[Nello Rosselli|Nello]]. Il 9 dello stesso mese i due fratelli furono uccisi da una squadra di "cagoulards", miliziani della "[[Cagoule]]", formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei [[servizio segreto|servizi segreti]] fascisti.
 
Prima dell'evasione da Lipari, insieme a Carlo Rosselli, Emilio Lussu vi stava scontando cinque anni di confino. Giunto a Parigi, partecipò anch'egli alla fondazione di Giustizia e Libertà. Alla morte di Rosselli ne divenne l'uomo politico di riferimento. Rientrato in Italia dopo il [[Caduta del fascismo|25 luglio 1943]] fu fautore della confluenza di GL nel partito d'Azione. Partecipò alla [[Mancata difesa di Roma|difesa di Roma]] del 10 settembre 1943. Fu per breve tempo ministro della Repubblica Italiana. Allo scioglimento del PdAz entrò nel Partito Socialista. Infine prese parte alla scissione socialista che dette vita al [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria|Partito Socialista di Unità Proletaria]] (1963).
 
Ernesto Rossi fu dirigente del nucleo clandestino milanese di "[[Giustizia e Libertà]]". Fu arrestato solo il 30 ottobre 1930.<ref name=":0">{{Cita news|nome2=|autore=Antonio Carioto|titolo=Ada, l’altra metà di Ernesto Rossi Un amore consacrato dalla galera|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=4 febbraio 2016|p=39}}</ref> Gli furono inflitti venti anni di carcere dal [[Tribunale Speciale]], dei quali nove scontati nelle "patrie galere" e quattro al confino<ref>Commissione di Roma, ordinanza del 6.11.1939 contro Ernesto Rossi e altri (“Dirigenti di "Giustizia e Libertà", dopo aver scontata la condanna inflitta loro dal TS, vengono confinati”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1437</ref> nell'isola di [[Ventotene]]. Nell'isola tirrenica, con [[Altiero Spinelli]] ed [[Eugenio Colorni]] si fece portatore delle idee federaliste europee che nel 1941 furono raccolte nel [[Manifesto di Ventotene]]. Entrato nel [[Partito d'Azione]], fu sottosegretario alla Ricostruzione (1945). Fu poi tra i fondatori del [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]] ma rifiutando di occupare incarichi di direzione.
Anche Fernando Schiavetti fu esule prima a [[Marsiglia]] (1926) e poi a [[Zurigo]]. Già segretario del PRI (1920-1922) durante l'esilio si avvicinò a [[Giustizia e Libertà]] di Carlo Rosselli. Nel dopoguerra entrò nel [[Partito d'Azione]], come la maggior parte dei GL, e fu eletto deputato. Alla dissoluzione del PdAz entò nel [[Partito Socialista Italiano]].
 
Tito Zaniboni organizzò un fallito attentato a Benito Mussolini il 4 novembre 1925. Arrestato, fu condannato a trent'anni di reclusione. Fu scarcerato l'8 settembre 1943. Nel febbraio 1944, il maresciallo [[Pietro Badoglio]] gli affidò l'incarico di alto commissario "per l'epurazione nazionale dal fascismo". A età maggio rassegnò le dimissioni. Nel [[Governo Badoglio II|secondo Governo Badoglio]] fu poi nominato alto commissario per i profughi e i reduci.
 
[[Peppino Garibaldi|Peppino]], [[Ricciotti Garibaldi jr|Ricciotti]] e [[Sante Garibaldi]] si trasferirono in Francia nel 1925 e proseguirono nell'organizzazione di una legione garibaldina. In seguito Ricciotti entrò in contatto con il vice questore Francesco La Polla, il quale reclutò i tre fratelli come agenti del [[Governo Mussolini|governo fascista]]<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 33: "Il La Polla convinse Ricciotti Garibaldi (e questi, a sua volta, i fratelli Peppino e Sante) a diventare - a pagamento- agente segreto del fascismo"}}.</ref>. La polizia francese svolse le sue indagini e individuò Ricciotti come agente provocatore ; il 5 novembre 1926 lo arrestò. Peppino partì per New York dove rimase fino al 1940, quando tornò in Italia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre venne arrestato dai tedeschi e rinchiuso a [[Carcere di Regina Coeli|Regina Coeli]]. Finita la guerra, si ritirò a vita privata.
 
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