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Anche Fernando Schiavetti fu esule prima a [[Marsiglia]] (1926) e poi a [[Zurigo]]. Già segretario del PRI (1920-1922), durante l'esilio si avvicinò a [[Giustizia e Libertà]] di Carlo Rosselli. Nel dopoguerra entrò nel [[Partito d'Azione]], come la maggior parte dei GL, e fu eletto deputato. Alla dissoluzione del PdAz entrò nel [[Partito Socialista Italiano]]. Giovanni Conti, invece, restò in Italia - sorvegliato speciale - ed ebbe più volte il suo studio legale distrutto dai fascisti.
 
Il gruppo fiorentino proseguì nella sua attività di propaganda antifascista con il foglio ''[[Non Mollare]]'', fino al maggio 1925. Carlo Rosselli fu arrestato alla fine del 1926 per aver favorito l'espatrio in Svizzera del leader socialista [[Filippo Turati]]. Fu detenuto nelle carceri di [[Como]] e poi inviato al confino<ref>Cfr. Commissione di Milano, ordinanza del 15.12.1926 contro Carlo Rosselli (“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino ''[[Non Mollare]]'' uscito a Firenze nel 1925; favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 238</ref> di [[Isola di Lipari|Lipari]]. Il 27 luglio [[1929]] Rosselli evase dall'isola, insieme con [[Francesco Fausto Nitti]] ed [[Emilio Lussu]], con un motoscafo diretto in [[Tunisia]], da cui poi raggiunse la [[Francia]].<ref>Cfr. ''La storia sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta'' trasmesso da [[Rai Storia]] il 3 gennaio 2012.</ref>. Giunto a [[Parigi]] fondò il movimento [[Giustizia e Libertà]], di orientamento repubblicano, antifascista e liberalsocialista. Allo scoppio della [[Guerra civile spagnola]], Rosselli fu subito attivo nel sostegno alle forze repubblicane, combattendo in prima persona a [[Huelva]]. Il 17 agosto 1936, nell'ambito delle [[Brigate Internazionali]], costituì la prima formazione composta da volontari italiani, la [[Colonna Italiana]]. Successivamente propose a Pacciardi di porsi al comando di una legione antifascista italiana sotto il patronato politico dei partiti socialista, comunista e repubblicano (Battaglione Garibaldi). Nel giugno [[1937]] lasciò la Spagna per recarsi a [[Bagnoles-de-l'Orne]] per delle cure termali, dove fu raggiunto dal fratello [[Nello Rosselli|Nello]]. Il 9 dello stesso mese i due fratelli furono uccisi da una squadra di "cagoulards", miliziani della "[[Cagoule]]", formazione eversiva di destra francese, su mandato, forse, dei [[servizio segreto|servizi segreti]] fascisti.
 
Prima dell'evasione da Lipari, insieme a Carlo Rosselli, Emilio Lussu vi stava scontando cinque anni di confino. Giunto a Parigi, partecipò anch'egli alla fondazione di Giustizia e Libertà. Alla morte di Rosselli ne divenne l'uomo politico di riferimento. Rientrato in Italia dopo il [[Caduta del fascismo|25 luglio 1943]] fu fautore della confluenza di GL nel partito d'Azione. Partecipò alla [[Mancata difesa di Roma|difesa di Roma]] del 10 settembre 1943. Fu per breve tempo ministro della Repubblica Italiana. Allo scioglimento del PdAz entrò nel Partito Socialista. Infine prese parte alla scissione socialista che dette vita al [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria|Partito Socialista di Unità Proletaria]] (1963).
 
Ernesto Rossi fu dirigente del nucleo clandestino milanese di "[[Giustizia e Libertà]]". Fu arrestato solo il 30 ottobre 1930.<ref name=":0">{{Cita news|nome2=|autore=Antonio Carioto|titolo=Ada, l’altra metà di Ernesto Rossi Un amore consacrato dalla galera|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=4 febbraio 2016|p=39}}</ref> Gli furono inflitti venti anni di carcere dal [[Tribunale Speciale]], dei quali nove scontati nelle "patrie galere" e quattro al confino<ref>Commissione di Roma, ordinanza del 6.11.1939 contro Ernesto Rossi e altri (“Dirigenti di "Giustizia e Libertà", dopo aver scontata la condanna inflitta loro dal TS, vengono confinati”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1437</ref> nell'isola di [[Ventotene]]. Nell'isola tirrenica, con [[Altiero Spinelli]] ed [[Eugenio Colorni]] si fece portatore delle idee federaliste europee che nel 1941 furono raccolte nel [[Manifesto di Ventotene]]. Entrato nel [[Partito d'Azione]], fu sottosegretario alla Ricostruzione (1945). Fu poi tra i fondatori del [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]] ma rifiutando di occupare incarichi di direzione.
 
Prima dell'evasione da Lipari, insieme a Carlo Rosselli, Emilio Lussu vi stava scontando cinque anni di confino. Giunto a Parigi, partecipò anch'egli alla fondazione di Giustizia e Libertà. Alla morte di Rosselli ne divenne l'uomo politico di riferimento. Rientrato in Italia dopo il [[Caduta del fascismo|25 luglio 1943]] fu fautore della confluenza di GL nel partito d'Azione. Partecipò alla [[Mancata difesa di Roma|difesa di Roma]] del 10 settembre 1943. Fu per breve tempo ministro della Repubblica Italiana. Allo scioglimento del PdAz entrò nel Partito Socialista. Infine prese parte alla scissione socialista che dette vita al [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria|Partito Socialista di Unità Proletaria]] (1963).
 
Tito Zaniboni organizzò un fallito attentato a Benito Mussolini il 4 novembre 1925. Arrestato, fu condannato a trent'anni di reclusione. Fu scarcerato l'8 settembre 1943. Nel febbraio 1944, il maresciallo [[Pietro Badoglio]] gli affidò l'incarico di alto commissario "per l'epurazione nazionale dal fascismo". A metà maggio rassegnò le dimissioni. Nel [[Governo Badoglio II|secondo Governo Badoglio]] fu poi nominato alto commissario per i profughi e i reduci.