Cesone Duilio Longo: differenze tra le versioni

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Nel [[450 a.C.]] fu eletto tra i decemviri per il [[Decemviri Legibus Scribundis Consulari Imperio (450 a.C.)|secondo decemvirato]]<ref>Tito Livio, ''Ab urbe condita libri'', Libro III, 35</ref>, che sebbene arrivò a produrre quello per cui era stato istituito, ovvero la riforma dell'ordinamento romano attraverso la stesura delle [[Leggi delle XII tavole]], si caratterizzò per una forte impronta antipopolare ed autoritaria, tanto che i dieci magistrati andarono oltre il mandato che fu loro conferito.
 
Allo scoppio delle ostilità contro [[Sabini]] ed [[Equi]], Cesone, con i colleghi decemviri [[Lucio Minucio Esquilino Augurino]], [[Tito Antonio Merenda]], [[Marco Cornelio Maluginense (decemviro)|Marco Cornelio Maluginense]] e [[Marco Sergio Esquilino]], fu mandato a condurre le operazioni contro gli Equi, che, come al solito, si svolsero sul [[monte Algido]]. Tra i propri soldati militava [[Lucio Verginio]], padre ed assassino della figlia [[Verginia]], futuro [[tribuno della plebe]]<ref>Tito Livio, ''Ab urbe condita libri'', Libro III, 41</ref>.
 
Nel [[449 a.C.]], ristabilite le prerogative dei [[Tribuni della plebe]] dai consoli [[Lucio Valerio Potito]] e [[Marco Orazio Barbato]], fu accusato dai tribuni per le azioni illegali adottate durante il decemvirato e per questo fu inviato in esilio, dopo che gli furono confiscati i propri beni<ref>Tito Livio, ''Ab urbe condita libri'', Libro III, 4, 58.</ref>.