Moduino: differenze tra le versioni
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Intorno all’800, ancora molto giovane, entrò nella corte carolingia e intrecciò rapporti con i principali intellettuali dell’epoca: fu allievo di Alcuino, il quale gli dedicò il carme “E''n tuus Albinus''”<ref>MGH, PLAC I, 1881, pp. 249 (carm.32).</ref>; strinse una profonda amicizia con Teodulfo d’Orleans, a cui scrisse una lettera per consolarlo dell'esilio nell’820; conobbe anche Angilberto, al quale fa affettuosamente riferimento nella prima egloga<ref>I, 85 ''meus Homerus.''</ref>, e Eginardo.
Moduino assunse un ruolo di primo piano sotto il successore di Carlo, [[Ludovico il Pio]], di cui divenne uno dei più fedeli consiglieri. Nell’815 fu nominato vescovo della città di Autun, carica che mantenne fino alla morte. Durante le tormentate lotte intestine degli anni ‘30<ref>Le guerre che insanguinarono ripetutamente l'Impero sorsero per la successione al trono e portarono i figli dell'imperatore [[Lotario I|Lotario]], [[Pipino d'Italia|Pipino]] e [[Ludovico il Germanico]] a scontrarsi ripetutamente col padre e il fratellastro (Carlo il Calvo). Episodio culminante fu la battaglia di Colmar (833), che portò alla deposizione di Ludovico il Pio.</ref>, Moduino rimase sempre leale a Ludovico e [[Carlo il Calvo]]. Per questa sua fedeltà, Walafrido Strabone lo paragona "al marinaio che osserva gli scogli
Nel’835 Ludovico riuscì a riprendere definitivamente il controllo dell’[[Impero carolingio|Impero]] e, durante il sinodo di [[Thionville]], fece deporre gli uomini di chiesa che lo avevano tradito; tra essi vi era [[Agobardo di Lione|Agobardo]], [[Arcidiocesi di Lione|arcivescovo di Lione]] e sostenitore di [[Lotario I|Lotario]]. Dopo la sua destituzione, Moduino assunse, in qualità di ''[[Missi dominici|missus dominicus]],'' la reggenza della diocesi di Lione fino all’837. Durante l’incarico si dimostrò un capace funzionario e tentò di limitare il potere ecclesiastico locale subordinandolo all’autorità civile; per questo, fu violentemente attaccato da [[Floro di Lione|Floro]], allievo di Agobardo e assertore dell’indipendenza della chiesa, che lo accusò di aver fatto giudicare dei chierici a dei tribunali laici, “avendo così dimostrato meno pietà di [[Costantino I|Costantino]] appena uscito dal paganesimo”<ref>Per la vicenda di Floro: E. Caillemer, 1882 e MGH, PLAC II, 1884 pp. 554-564 (carm. 26-27-28).</ref>.
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