Eric Hobsbawm: differenze tra le versioni

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Nelle proprie opere, Hobsbawm presenta una visione della storia "dal basso"<ref>"Le indagini di Hobsbawm si collocavano dentro una storia dal basso, percorsa non solo sul piano economico e sociale ma anche culturale e istituzionale; una storia che aveva trovato non solo nelle «[[Nouvelle Histoire|Annales]]» francesi ma anche nella storiografia britannica fra le due guerre sviluppi importanti e significativi": Anna Maria Rao, ''Transizioni. Hobsbawm nella modernistica italiana'', in "Studi storici" 4/2013, p. 783.</ref>, che, partendo da episodi minori legati alla vita delle persone riesce, mettendo insieme infiniti tasselli, a raffigurare il quadro storico dell'epoca analizzata in maniera totalmente innovativa ed affascinante. La storia così di un'epoca diventa,per Hobsbawm, la somma tendente all'infinito dei ricordi umani e della loro interazione. Al riguardo Hobsbawm ebbe modo di scrivere:
{{citazione|La memoria è vita. Essa è in perpetua evoluzione. Rimane a volte latente per lunghi periodi e poi ad un tratto rivive. La storia è la ricostruzione sempre incompleta e problematica di quello che non è più. La memoria appartiene sempre al nostro tempo e forma un eterno presente. La storia invece è rappresentazione del passato.|Eric Hobsbawm, ''[[L'Età degli imperi]]''}}
Questa visione "sociale" della storia rende lo stile narrativo dello storico estremamente scorrevole, veritiero ed affascinante e lo porta, al fine di descrivedescrivere un'epoca storica, a sconfinare dalla musica all'arte, passando per lo sport e la moda e gli intrattenimenti dell'epoca. Tale stile, contrapposto se si vuole allo storiografia classica, rende Hobsbawm uno storico facilmente comprensibile e quasi un sorta di narratore-scrittore in prima persona.
 
== Opere ==