Rus': differenze tra le versioni

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Al di là del dibattito normannisti/antinormannisti: tolgo riferimento esplicito all'autore
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Gli studiosi come Omeljan Pritsak e Horace G. Lunt offrono spiegazioni che vanno al di là di semplicistici tentativi di attribuire "etnie" sulla base dell'interpretazione ''prima facie'' di prove letterarie, filologiche e archeologiche. Essi vedono i Rus' come clan disparati, e spesso mutuamente antagonisti, di guerrieri e mercanti carismatici, che formarono reti di ampia portata attraverso il Mare del Nord e il Mar Baltico.<ref name="Pritsak 1981 14">{{cita|Pritsak 1981|p. 14}}.</ref><ref>{{cita|Lunt 1975|p. 271}}.</ref> Essi erano una "comunità multietnica, multilinguistica e non territoriale di nomadi del mare e di insediamenti commerciali" che conteneva numerosi Norreni, ma ugualmente Slavi, Balti e Finni.<ref name="Pritsak 1981 14"/>
 
Tale tesi è condivisa anche da Ciro Lo Muzio, il quale osserva anzitutto che gliGli argomenti avanzati sia dai normannisti che dagli antinormannisti "non sono dirimenti a favore dell'una o dell'altra tesi, qualora si voglia cercare nel termine Rus' una definita accezione etnica o nazionale oppure si voglia intendere la nascita della Russia storica come frutto di una conquista militare da parte di guerrieri svedesi".<ref>{{cita|Lo Muzio 2002-2005||Treccani_l-europa-tardoantica-e-medievale-la-nascita-degli-stati-fuori-dei-confini-dell-impero-la-russia_(Il-Mondo-dell'Archeologia)}}</ref> Invece, analizzando le varie fonti (specialmente arabe e bizantine), appare ragionevole l'ipotesi che "la Rus' non fosse un gruppo etnico o tribale, bensì una sorta di corporazione o, meglio, un'organizzazione mercantile multietnica. All'interno di questa prese avvio assai per tempo un processo di reciproca assimilazione tra le diverse componenti (scandinava, forse inizialmente egemone, slava, baltica e finnica) che solo gradualmente avrebbe portato la parte slava (o slavizzata) a diventare dominante".<ref>''Ibidem''.</ref>
 
Benché sembri che tutti i loro nomi fossero originariamente scandinavi, questo potrebbe riflettere la posizione sacrale detenuta dall'isola di [[Uppsala]].<ref>{{cita|Pritsak 1981|p. 28}}.</ref> Le prove fornite dalla ''Cronaca degli anni passati'', scritta circa tre secoli più tardi, non possono essere prese come un resoconto storiografico accurato; perché i racconti di "migrazione" da terre lontane erano ''topoi'' letterari comuni usati dai sovrani per legittimare il loro temporaneo dominio differenziandosi al tempo stesso dalle tribù dei loro sudditi "baltici" e "slavi". Toločko sostiene che "la storia del viaggio del clan reale è un espediente con la propria funzione all'interno della narrazione della cronaca. ... Eppure se lo prendiamo per quello che effettivamente è, se accettiamo che non è una descrizione etnografica documentaria del decimo secolo, ma una ''origo gentis'' medievale magistralmente costruita da un clerico cristiano degli inizi del XII secolo, allora dobbiamo riconsiderare la narrazione accademica consolidata della prima fase della storia europea orientale, che deve così tanto alla ''Cronaca degli anni passati''.<ref>{{cita|Toločko 2008|pp. 184 e 188, resp}}.</ref>