Fausto Bertinotti: differenze tra le versioni

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Fausto Bertinotti nasce a Milano, nel quartiere di Precotto, da Enrico, [[macchinista ferroviario|macchinista]] delle [[Ferrovie dello Stato]], e da Rosa, casalinga. È il secondogenito, dopo Ferruccio, anche lui ferroviere. Nel [[1957]] si trasferisce con tutta la famiglia nel paese natale paterno, [[Varallo Pombia]] ([[provincia di Novara|NO]]). Nel [[1962]] si diploma, con tre anni di ritardo per via di alcune bocciature<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/ottobre/07/giovane_Fausto_ripetente_incallito_che_co_0_9810072779.shtml Il giovane Fausto, un ripetente incallito che stava con i cowboy]</ref>, come [[Perito industriale|perito elettronico]] all'[[Istituto Tecnico Industriale|istituto]] Omar di [[Novara]]<ref>[[Corriere della Sera]] del 3 marzo [[2003]] [http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/03_Marzo/03/bertinotti.shtml]</ref>.
 
Nel [[1965]] sposa la diciottenne Gabriella Fagno; la cerimonia avviene in chiesa per volontà di sua madre, in quanto Fausto si è sempre dichiarato non credente<ref>''[[Corriere della Sera]]'' del 4 aprile [[2006]] [http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/04_Aprile/24/palomba.shtml]</ref>. Nel [[1970]] nasce il suo unico figlio, Duccio, così chiamato in onore del partigiano [[Duccio Galimberti]].
 
== Il sindacato ==
Aderisce al [[Partito Socialista Italiano]] nel [[1960]]. Nel [[1964]] entra nella [[CGIL]], diventando segretario della ''Federazione Italiana degli Operai Tessili'' (FIOT) di [[Sesto San Giovanni]], e tre anni dopo diviene segretario della Camera del lavoro di [[Novara]]. Sempre nel 1964 è tra i socialisti che rifiutano di fare del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] un partito di Governo e partecipa alla scissione del [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria|PSIUP]] che nel [[1972]] confluirà nel [[Partito Comunista Italiano]]. Dal [[1975]] al [[1985]] è segretario regionale della CGIL piemontese (si era infatti trasferito a [[Torino]]). Diventa il ''leader'' della corrente più a [[Sinistra (politica)|sinistra]] della [[CGIL]], ovvero [[Essere sindacato]], fortemente critica nei confronti della politica di [[concertazione]] condotta dalla maggioranza.
 
Da questa importante prospettiva prende parte alle lotte operaie di quel tempo, e quindi a quella degli operai della [[FIAT]] nel 1980, terminata con i 35 giorni di sciopero e la [[marcia dei quarantamila]] che segnò una disfatta per il sindacato e per il [[Partito Comunista Italiano]] che quella lotta sostenne. Come sindacalista, sosterrà la necessità di far valere il diritto di sciopero contro ''"le ingiustizie della classe padronale''". Nel [[1985]] entra nella segreteria nazionale della [[Cgil]] e si trasferisce a [[Roma]].
 
Tra il [[1989]] e il [[1991]] è tra i comunisti che non accettano lo scioglimento del [[Partito Comunista Italiano|PCI]], ma seguirà poi il consiglio di [[Pietro Ingrao]], suo storico punto di riferimento, di aderire al [[Partito Democratico della Sinistra]]. Nel maggio [[1993]] lasciò il [[Partito Democratico della Sinistra]] accusandolo di condotta incoerente al proprio mandato elettorale causata dalla determinante astensione, al voto di fiducia, per la creazione del [[Governo Ciampi]]. A settembre accetta l'invito di [[Armando Cossutta]] e [[Lucio Magri]] di iscriversi al [[Partito della Rifondazione Comunista]] per diventarne, nel gennaio [[1994]], segretario nazionale. Con l'accettazione della carica di segretario del [[Partito della Rifondazione Comunista]] deve abbandonare ogni incarico sindacale.
 
Tra il [[1989]] e il [[1991]] è tra i comunisti che non accettano lo scioglimento del [[Partito Comunista Italiano|PCI]], ma seguirà poi il consiglio di [[Pietro Ingrao]], suo storico punto di riferimento, di aderire al [[Partito Democratico della Sinistra]]. Nel maggio [[1993]] lasciò il [[Partito Democratico della Sinistra]], accusandolo di condotta incoerente al proprio mandato elettorale causata dalla determinante astensione, al voto di fiducia, per la creazione del [[Governo Ciampi]]. A settembre accetta l'invito di [[Armando Cossutta]] e [[Lucio Magri]] di iscriversi al [[Partito della Rifondazione Comunista]] per diventarne, nel gennaio [[1994]], segretario nazionale. Con l'accettazione della carica di segretario del [[Partito della Rifondazione Comunista]] deve abbandonare ogni incarico sindacale.
== La politica ==
Nei primi anni sessanta milita nel [[Partito Socialista Italiano]] all'interno della corrente di sinistra di [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]]. Quando nel [[1966]] il PSI si riunifica col PSDI, Bertinotti il giorno prima della fusione non aderisce al nuovo partito<ref>{{Cita news|autore=|titolo=Otto esponenti socialisti respingono l'unificazione| url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0013/articleid,0111_01_1966_0218_0013_5449362/anews,true/|pubblicazione=[[La Stampa]]|giorno=25|mese=novembre|anno=1966}}</ref>. Entra quindi nel [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]], che successivamente nel [[1972]] confluirà in maggioranza nel [[Partito Comunista Italiano]]. Il 12 settembre 1972 Bertinotti viene cooptato nel Comitato Regionale piemontese del PCI<ref>[http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1972_09/19720913_0006.pdf PIEMONTE: DECINE DI SEZIONI DEL PSIUP ENTRANO NEL PCI] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304125048/http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=%2Farchivio%2Funi_1972_09%2F19720913_0006.pdf |data=4 marzo 2016 }}</ref>.
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Il 28 settembre [[1993]] Bertinotti si iscrive al [[Partito della Rifondazione Comunista]]<ref>[http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1993/09/28/Politica/PRC-ADERISCONO-BERTINOTTI-E-ALTRI-TRENTA_175500.php PRC: ADERISCONO BERTINOTTI E ALTRI TRENTA]</ref>, consapevole che pochi mesi dopo ne sarebbe diventato il segretario nazionale, grazie all'accordo tra la corrente di Cossutta e quella di Magri nel gennaio [[1994]]<ref>[http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1993/09/16/Politica/PRC-BERTINOTTI-SEGRETARIO-COSSUTTA-E-MAGRI_162900.php PRC: BERTINOTTI SEGRETARIO? COSSUTTA E MAGRI]</ref>, per estromettere da segretario [[Sergio Garavini]], che aveva diretto il partito fin dalla fondazione. Curiosamente Bertinotti il 23 aprile [[1985]] era entrato nella segreteria confederale della [[CGIL]] prendendo anche allora il posto di [[Sergio Garavini|Garavini]]<ref>[http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1985_04/19850424_0002.pdf Lama: «Così riducono quasi a zero le possibilità di evitare il referendum»] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304100804/http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=%2Farchivio%2Funi_1985_04%2F19850424_0002.pdf |data=4 marzo 2016 }}</ref>.
 
Nel 1995, Bertinotti, insieme ad [[Armando Cossutta]], decide di rompere l'unità con i partiti dell'alleanza dei Progressisti, e di votare contro la fiducia al neo Governo di [[Lamberto Dini]], proposto dal Presidente [[Oscar Luigi Scalfaro]] per impedire le elezioni invocate da [[Silvio Berlusconi]] dopo che [[Umberto Bossi]] aveva rotto l'alleanza di centro-destra facendone cadere il governo; contro la scelta di Bertinotti e Cossutta si schierano Garavini, [[Lucio Magri]], [[Rino Serri]], e complessivamente 12 deputati, 3 senatori e 2 europarlamentari del PRC. I parlamentari dissidenti del PRC salvano con il loro voto il Governo Dini, ed escono dal partito.
 
Grazie a questo salvataggio, vengono evitate le elezioni invocate da Berlusconi, e il centro-sinistra guadagna i 12 mesi di tempo sufficienti per recuperare il consenso popolare facendo dimenticare "il ribaltone" e vincendo le elezioni del 1996, concedendo al partito di Bertinotti e Cossutta un patto di "desistenza" che consentirà al PRC di portare ancora i suoi rappresentanti in parlamento. Con l'uscita di Garavini, dei dirigenti ex ingraiani a lui più vicini, e della corrente di Magri, Bertinotti dapprima resta subalterno a Cossutta, ma poi unisce progressivamente attorno alla sua corrente tutte le anime non filosovietiche rimaste nel partito, compresa la maggioranza degli ex aderenti a Democrazia Proletaria, arrivando a mettere in minoranza la corrente di Cossutta.
 
==== Segreteria ====
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===== 1996: Il patto di desistenza =====
[[File:Fausto Bertinotti 1996.jpg|thumb|Fausto Bertinotti nel 1996]]
Alleato della coalizione dei "Progressisti" perdente alle elezioni politiche del [[1994]], stipula un ''[[patto di desistenza]]'' con [[L'Ulivo]] nel [[1996]]: Rifondazione non si presentava in alcuni collegi uninominali alla camera e al senato, dando ai suoi elettori l'indicazione di votare per i candidati scelti da [[Romano Prodi]], e il [[centro-sinistra]] faceva lo stesso, cioè non si presentava in alcune città, favorendo così l'elezione dei candidati di Rifondazione Comunista.
 
===== 1998: Il ritiro della fiducia a Prodi =====
Le elezioni politiche del [[1996]] sono vinte dal[[l'Ulivo]] e Prodi diviene [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]]. Non mancano, durante il suo governo, attriti con Rifondazione Comunista: sulla riforma delle pensioni e, soprattutto, sulla legge finanziaria del [[1998]], quando, dopo aver votato "a scatola chiusa" due leggi finanziarie indigeste, Prodi si aspetta di incassare il terzo ''"''" bertinottiano ("senza prendere ordini da chi non fa parte del governo") nel voto di fiducia. Ma il PRC vota contro, il governo cade e alcuni esponenti abbandonano il PRC fondando il partito dei [[Comunisti Italiani]], con a capo [[Armando Cossutta]] e [[Oliviero Diliberto]]. Il Segretario del PDS, [[Massimo D'Alema]], diviene così Presidente del Consiglio del successivo governo, con l'appoggio del nuovo gruppo dei Comunisti Italiani di Diliberto-Cossutta e con l'appoggio di Clemente Mastella, passato dalle file di centrodestra a quelle della sinistra.
 
Il PRC, indebolito dalla scissione, alle elezioni europee del [[1999]] ha un sostanziale insuccesso, nonostante Bertinotti risulti eletto deputato al [[Parlamento europeo|Parlamento di [[Strasburgo]]. Nelle elezioni politiche del [[2001]], Rifondazione Comunista è promotrice di una desistenza unilaterale nei confronti della coalizione dell'Ulivo, che candida alla presidenza del consiglio [[Francesco Rutelli]]. Ottenendo il 5 per cento nel proporzionale alla Camera e alcuni senatori con il riparto proporzionale, Rifondazione Comunista riesce a mantenere una sua rappresentanza in [[Parlamento]].
 
===== 2002: Il disgelo con l'Ulivo e la nascita dell'Unione =====
[[File:Ingrao Bertinotti.jpg|miniatura|Fausto Bertinotti saluta [[Pietro Ingrao]]]]
Dal [[2002]] inizia il disgelo tra Rifondazione e il [[Centro-sinistra]], che si alleano sia alle elezioni amministrative, sia peralle leelezioni regionali del [[2005]], nettamente vinte dall'[[L'Unione|Unione]], la nuova denominazione dell'alleanza di centro-sinistra, di cui Rifondazione entra a far parte.
 
Nel frattempo, Bertinotti è eletto al [[Parlamento europeo]] alle elezioni del [[2004]], ricevendo in tutta [[Italia]] circa 380&nbsp;000 preferenze. Iscritto al gruppo della [[Sinistra Unitaria Europea - Sinistra Verde Nordica]] di cui è presidente, è membro della Commissione per i problemi economici e monetari; della Commissione giuridica; della Delegazione alla commissione parlamentare mista [[Unione europea|UE]]-ex Repubblica iugoslava di [[Repubblica di Macedonia|Macedonia]].
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=====2007: le critiche a Prodi=====
[[File:Bertinotti07022007-4.jpg|thumb|left|Fausto Bertinotti durante il [[governo Prodi II]]]]
In alcune interviste Bertinotti rilascia dichiarazioni che fanno scalpore e vengono interpretate dalla stampa nazionale come segnale della prossima caduta del governo Prodi. Bertinotti paragona Prodi a [[Vincenzo Cardarelli]], ''«il più grande poeta morente»'', paragona il suo governo ad un ''"brodino caldo''", dichiara ''«[[Governo Prodi II|questo governo]] ha fallito»''. In seguito non smentirà le sue dichiarazioni e il partito di cui è ''leader'' di fatto ne prende le difese dopo gli attacchi di alcuni "prodiani". Tuttavia il PRC continua a far parte del governo e della maggioranza che cadrà pochi mesi dopo in seguito alla sottrazione della fiducia da parte del movimento politico di Mastella - ex guardasigilli del Governo Prodi - come per altro confermato durante la trasmissione ''Che tempo che fa'' da Prodi stesso. Tuttavia da mesi si consumavano continue schermaglie tra Rifondazione, UDEUR e Italia dei Valori, che logorarono la stabilità della compagine governativa.
 
In un'intervista del 7 aprile [[2008]], prima delle elezioni politiche, [[Romano Prodi]] attribuì la caduta del governo a «''chi ha minato continuamente l'azione del governo, di chi ha fatto certe dichiarazioni istituzionalmente opinabili...''», parole che hanno fatto ritenere si riferisse a Bertinotti<ref>[http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200804articoli/31691girata.asp Prodi, addio cantando Bob Dylan] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090623130359/http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200804articoli/31691girata.asp |data=23 giugno 2009 }}, intervista del 7 aprile 2008</ref>. A due giorni dal voto, dopo la disfatta elettorale che segna la scomparsa del PRC dal Parlamento, Prodi dichiarerà in un'intervista ''«A Bertinotti consiglio di rinfrancarsi con un brodino riscaldato»''.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/15/prodi-per-due-volte-ho-battuto-silvio.html Prodi: Per due volte ho battuto Silvio per due volte sono stato mandato via], articolo del 15 aprile 2008 de ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]''</ref> Prodi osservò anche come i responsabili principali della caduta del suo governo, i partiti della sinistra radicale e l'[[UDEUR]], fossero rimasti spazzati via dalle elezioni e commentò il fatto con le parole «''si dorme nel letto che si è preparato''»<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/16/prodi-ai-traditori-fuori-dalle-camere-chi.html Prodi ai traditori: fuori dalle Camere chi mi fece cadere]</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2008/aprile/15/Prodi_amaro_dorme_nel_letto_co_9_080415034.shtml Prodi amaro: si dorme nel letto che si è preparato]</ref>.
 
Il 6 maggio [[2009]], [[Silvio Sircana]], ex-portavoce del governo Prodi, dichiarò in un'intervista: ''«Prodi è colui che si è speso e non poco per "sdoganare" Bertinotti, dandogli l'occasione, miseramente sprecata, come Presidente della Camera, di dimostrare che la questione comunista era definitivamente superata»''.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2009/maggio/06/Bertinotti_attacca_Prodi_spregiudicato_uomo_co_9_090506073.shtml Bertinotti attacca: Prodi spregiudicato uomo di potere]</ref>
 
==== Appoggio ai "Movimenti" ====
A partire dal [[2001]], Bertinotti porta il PRC ad assumere posizioni vicine al [[Movimento no-global|movimento alter-mondialista]]. L'appoggio e la condivisione delle istanze dei movimenti diviene caratteristica della politica del PRC, numerosi esponenti vengono eletti nelle liste di Rifondazione, come [[Vittorio Agnoletto]], [[Luisa Morgantini]], [[Daniele Farina]], [[Francesco Saverio Caruso]]. Nel 2005, grazie anche al PRC, nasce un importante organismo politico europeo della sinistra d'alternativa, la [[Sinistra Europea]].
 
==== L'abolizione della proprietà privata ====
Nel marzo del 2005 rilasciò una intervista al ''[[Corriere della Sera]]'' in cui dichiarò: «Certo: la proprietà privata non si può abrogare per decreto. Ma è un obiettivo»<ref>{{Cita news|autore=Aldo Cazzullo|titolo=«Voglio la fine della proprietà privata»|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/03_Marzo/03/bertinotti.shtml|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=03|mese=03|anno=2005}}</ref>.
 
==== Referendum ====
===== Articolo 18 =====
È tra i promotori del referendum del giugno 2003, sull'estensione dell'articolo 18 dello [http://www.stato.rdbcub.it/speciale/referendum_2003/ref2003_0004_legge_300_70.html statuto dei lavoratori] anche ai lavoratori subordinati delle aziende con meno di 16 dipendenti. Il referendum fallisce per il mancato raggiungimento del ''quorum'' di votanti.
 
===== Fecondazione assistita =====
Al [[referendum]] sulla fecondazione assistita del 12 e 13 giugno del [[2005]], sostiene il ''"''" per tutti e quattro i quesiti. Il referendum fallisce per il mancato raggiungimento del ''quorum'' di votanti (solo il 25,5% degli aventi diritto si reca alle urne, la percentuale più bassa nella storia referendaria della Repubblica).
 
===Presidente della Camera della XV legislatura===
{{vedi anche|Elezione del Presidente della Camera del 2006}}
[[File:Bertinotti Marini 2006.jpg|thumb|Il Presidente del Senato della Repubblica [[Franco Marini]] e Fausto Bertinotti Presidente della Camera il 18 dicembre [[2006]]]]
Il 29 aprile [[2006]] Bertinotti è eletto [[Presidente della Camera dei deputati]] della [[Repubblica Italiana]] alla quarta votazione, superando con 337 voti la soglia dei 305 richiesti dal ''[[quorum]]''. Ha concluso il suo incarico il 29 aprile [[2008]].
 
==== Contestazioni ====
Nel marzo [[2007]] viene contestato dai militanti dei Collettivi Universitari durante un convegno all'[[Università La Sapienza di Roma]]<ref>''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' del 26 marzo [[2007]] [http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/politica/bertinotti-contestato/bertinotti-contestato/bertinotti-contestato.html]</ref>. Motivo della contestazione: non aver contrastato il rifinanziamento della missione militare in Afghanistan e l'appoggio alla missione militare in Libano (fine 2006). Nel [[2008]], durante il corteo del [[Festa del lavoro|primo maggio]] a Torino, viene contestato da alcuni giovani dei centri sociali, a causa della sua partecipazione alla [[Salone Internazionale del Libro|Fiera Internazionale del Libro]], dedicata all'anniversario della fondazione dello stato di [[Israele]].
 
=== Candidato a Presidente del Consiglio de la Sinistra l'Arcobaleno ===
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=== Ritiro dagli incarichi di direzione politica ===
Dopo la sconfitta nelle elezioni del [[Elezioni politiche italiane del 2008|13 e 14 aprile 2008]], Bertinotti conferma il proprio ritiro da incarichi di direzione politica, come aveva già annunciato ancor prima della candidatura per la Sinistra l'Arcobaleno: "''La mia vicenda di direzione politica termina qui, purtroppo con una sconfitta [...] Lascio ruoli di direzione, farò il militante. Un atto di onestà intellettuale impone di riconoscere questa sconfitta come netta, dalle proporzioni impreviste che la rendono anche più ampia''".<ref>[http://www.repubblica.it/2008/04/dirette/sezioni/politica/elezioni-2008/lunedi-14/index.html Politiche 2008, netta vittoria del Pdl, maggioranza chiara anche in Senato]</ref>
 
In un'intervista di marzo 2010, ormai fuori dalla vita politica, ha espresso la sua preoccupazione per l'assenza di una sinistra unita; ma ha indicato in [[Nichi Vendola]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/03/28/bertinotti-70-anni-tra-lotta-lusso-quelle.html Bertinotti, 70 anni tra lotta e lusso Quelle sofferenze dentro al Palazzo - Repubblica.it » Ricerca<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> la speranza per essa. Tuttavia nel numero di agosto 2011 della rivista "''Alternative per il Socialismo"'', Bertinotti prende le distanze dalle ambizioni governative di Vendola<ref>http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=17905&catid=39&Itemid=68 «Nessun governo con il Pd» Bertinotti, applausi dagli ex</ref>, distanze che si rafforzeranno con l'appoggio a [[Rivoluzione Civile (lista elettorale)|Rivoluzione Civile]], lista sostenuta dal PRC (con PDCI, Di Pietro e Verdi)<ref>[http://www.huffingtonpost.it/fausto-bertinotti/sto-con-ingroia-ci-vuole-_b_2345510.html Fausto Bertinotti: Sto con Ingroia, ci vuole una lista alternativa a Monti e al centrosinistra<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
=== Presidenza della Fondazione Camera dei Deputati XVI legislatura ===
A partire da maggio 2008 Bertinotti è diventato Presidente della Fondazione Camera dei Deputati, incarico spettante ada ogni Presidente della Camera nella legislatura successiva alla cessazione dall'incarico. Con le [[elezioni politiche italiane del 2013|elezioni politiche del 2013]] e l'apertura della [[XVII legislatura della Repubblica Italiana|XVII legislatura]] si è concluso anche tale ruolo.
 
=== Rivista "''Alternative per il Socialismo"'' ===
Da giugno 2007 Bertinotti ha dato vita alla rivista ''Alternative per il socialismo'', un bimestrale di analisi e cultura politica di cui è direttore. La rivista è nata con una finalità molto ambiziosa: contribuire alla ricerca di una cultura politica della trasformazione, oltre le “scadenze”"scadenze" costrittive della quotidianità politica. Queste le parole di Bertinotti a proposito del titolo:<br />
'''"Alternative''' è ciò che è maturato nel nuovo secolo di critica alla globalizzazione capitalistica, e noi tra questo.<br />
'''Noi''', è ciò che è cresciuto nel processo di rifondazione, la resistenza e la rottura, e nel suo rapporto con i movimenti.<br />
'''Per il socialismo''' è una scelta che viene motivata sulla base di quel percorso (percorsi) e che propone un'idea liberata di società aperta, sia come possibilità che come società stessa."
 
=== Seminari ===
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=== Comunione e Liberazione ===
Dall'agosto [[2015]], quando è intervenuto all'annuale ''Meeting'', tenutosi a Rimini<ref>{{cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/03/meeting-rimini-questa-volta-matteo-renzi-accetta-linvito-di-comunione-e-liberazione/1840911|titolo=Meeting CL Rimini 2015, questa volta Matteo Renzi accetta l’invito|sito=Ilfattoquotidiano.it|data=3 luglio 2015}}</ref> Fausto Bertinotti si è avvicinato al movimento cattolico di [[Comunione e Liberazione]].
 
== Opere ==