Giochi nell'antica Roma: differenze tra le versioni
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[[Image:Xii scripta ephesus.jpg|upright=1.4|thumb|Tavoliere di XII scripta al museo di [[Efeso]]]]
Questi giochi erano preferiti dagli adulti poiché spesso erano veri e propri giochi d'azzardo dai quali la legge escludeva i minori sotto l'autorità del ''pater familias'' tanto che non erano esigibili le loro eventuali perdite al gioco<ref>Salza Prina Ricotti, ''op.cit.'', p. 96</ref>. La ''lex alearia'' fin dall'età repubblicana cercò di limitare con scarso successo la diffusione dei giochi d'azzardo<ref>La Lex Alearia indicava come giochi proibiti: ''Capita aut navia'' ("testa o croce"), Astragali (''tali''), Dadi (''alea, tesserae''), Morra (''micatio, digitus micare''), [[Ludus latrunculorum]] (in Salza Prina Ricotti, ''op.cit.'', p. 74.</ref> che si praticavano spesso nei banchetti<ref>Plauto, ''Captivi'', 70.</ref> specie con il gioco dei dadi che era consentito solo nei ''Saturnalia''. La legge stabiliva anche che i debiti di gioco non erano esigibili e che anzi chi aveva perduto ai dadi poteva esigere legalmente l'intera somma persa.<ref>W.Monacchi, ''Alla scoperta di Tifernum Mataurense, Guida alla mostra'', Sant’Angelo in Vado, Macerata 1997, p. 190</ref>
L'uso delle ''tabulae lusoriae'' era poi esteso anche ai giochi che richiedevano riflessione e calcolo come nel gioco del [[Ludus duodecim scriptorum]] cioè "gioco delle dodici linee" dove spesso al posto delle linee incise c'erano delle lettere che formavano frasi di ogni genere, ad esempio:
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