Italici: differenze tra le versioni
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== L'evoluzione del concetto di "Italici" ==
Inizialmente, gli indoeuropeisti erano stati inclini a postulare, per i vari popoli [[indoeuropei]] parlanti [[lingue italiche]], ovvero appartenenti a quelle famiglie linguistiche indoeuropee attestate esclusivamente in territorio italico nell'antichità, un ramo indoeuropeo unitario, parallelo per esempio a quello [[celti]]co o [[germani]]co e per questo identificato sotto la comune etichetta di "italico"; caposcuola di questa ipotesi è considerato [[Antoine Meillet]] ([[1866]]-[[1936]])<ref>{{cita|Francisco Villar|pp. 474-475}}.</ref>. A partire dall'opera di [[Alois Walde]] ([[1869]]-[[1924]]), però, questo schema unitario è stato sottoposto a critica radicale; decisive, in questo senso, sono state le argomentazioni addotte da [[Vittore Pisani]] ([[1899]]-[[1990]]) e, in seguito anche da [[Giacomo Devoto]] ([[1897]]-[[1974]]), che ha individuato l'esistenza di due distinti rami indoeuropei nei quali è possibile inscrivere le lingue italiche e i popoli che le parlavano. Variamente riformulate negli anni successivi alla [[Seconda guerra mondiale]], le varie ricostruzioni relative all'esistenza di due diverse famiglie indoeuropee si sono definitivamente imposte, anche se i tratti specifici che le separano o che le avvicinano, nonché i processi esatti di formazione e di penetrazione in Italia, restano oggetto di ricerca da parte della [[linguistica storica]]<ref name=villar478 />.
Nel corso degli anni duemila grazie al lavoro di [[Piero Bassetti]], la parola italico si carica di un nuovo significato. Gli italici non sono tanto i cittadini italiani in Italia e fuori d’Italia, ma anche e soprattutto i discendenti degli italiani, gli italofoni e gli italofili: una comunità globale stimata attorno ai 250 milioni di persone nel mondo, alle quali la [[globalizzazione]] conferisce significati e potenzialità nuove. In un mondo sempre più interconnesso, la soggettività individuale e collettiva, a lungo legata al concetto di territorio, non è più rapportabile alla dimensione territoriale. La '''glocalizzazione''' ha generato una fortissima mobilità di persone, idee e merci e ha modificato profondamente l’idea di cittadinanza e di appartenenza. La parola italico sta ad indicare un nuovo popolo glocale, risultato di appartenenze plurime. Sono quelle che sono state definite da [[Arjun Appadurai]] comunità “di sentimento”, la cui identità non è tanto o soltanto etnica, linguistica o politico-istituzionale, quanto piuttosto culturale e valoriale, e al tempo stesso comunità “di pratica” o “di funzione”, aggregazioni che si sono costituite appunto intorno all'esercizio di pratiche comuni.
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== Note ==
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