Teatro alla Scala: differenze tra le versioni

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Dopo la ritirata degli austriaci ([[1859]]), l'attività riprende con ''[[Lucia di Lammermoor]]'' di Donizetti: alla recita del 9 agosto assiste anche il re [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]]. A seguito dell'unità d'Italia, la [[Comuni d'Italia|Municipalità]] si sostituì al governo austriaco nell'erogazione di sovvenzioni al teatro.
 
Nel [[1860]], in occasione della serata di apertura della Stagione di Carnevale e Quaresima, venne inaugurato il nuovo sistema di lumi a gas del lampadario del Sanquirico. Nel [[1883]] venne invece completato l'impianto di illuminazione elettrica con la connessione alla vicina [[Centrale Santa Radegonda]].
 
Negli anni immediatamente successivi si tentarono alcuni esperimenti, per lo più falliti: ''[[I profughi fiamminghi]]'' di [[Franco Faccio]] su libretto di [[Emilio Praga]] nel [[1863]], manifesto antiverdiano che proponeva l'abbandono delle tradizionali formule operistiche, e ''[[Mefistofele (opera)|Mefistofele]]'' di [[Arrigo Boito]] ([[1868]]), spettacolo di quasi sei ore che si rifaceva al [[musikdrama|dramma wagneriano]].