Il figliol prodigo (Prokof'ev): differenze tra le versioni

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==Scene, costumi e coreografia==
Rouault, mentre preparava l'edizione del suo ciclo di stampe del ''Misere'', trovò il tempo per creare, su richiesta di Djagilev, le scene e i costumi per ''Il figliol prodigo''. La prima e la terza scena, più aderenti al racconto evangelico, sono rappresentate con scenari simili, con un identico fondale che riproduce due tendoni posti vicino a un molo; sul fondo un faro e due imbarcazioni ancorate. La seconda parte rappresenta una grande tenda, al centro vi è una tavola imbandita con vivande; sullo sfondo, appena accennate, appaiono delle persone. I costumi sono a tinte scure, marroni quelli del padre e delle due sorelle. Il giovane e i compagni sono invece vestiti con colori chiari e in mezzo spicca il rosso acceso dell'abito della sirena.<br /> Balanchine realizzò questa coreografia agli esordi della sua carriera, a soli 24 anni. Il balletto rivela un aspetto marcatamente espressionista e presenta numerosi richiami alla simbologia fiabesca russa. Gli spunti religiosi della parabola sono rispettati nella prima e terza scena, mentre nella seconda è realizzata una sorta di fantastico divertimento dagli aspetti grotteschi, ben sottolineato dalla musica di Prokof'ev <ref name=Pasi>{{cita libro | nome=Mario | cognome=Pasi | titolo=AA.VV. Il Balletto. Repertorio del Teatro di Danza dal 1581 | anno=1979 | editore=Mondadori | città=Milano }}</ref>. La coreografia è molto vitale, dinamica e presenta, parecchi anni prima di [[Maurice Béjart]], blocchi di ballerini che interagiscono, si scompongono e si riassemblano con atteggiamenti primitivi, quasi animaleschi. È un balletto questo quasi interamente maschile che presenta però, al centro, il polo d'attrazione di un passo a due del protagonista con la sirena<ref name=Pasi/>. La coreografia di Balanchine, estremamente espressiva e quasi violenta, sarà rinnegata dopo molti anni dal coreografo che ormai aveva trovato la sua cifra stilistica di creatore neoclassico, stilizzato ed estremamente raffinato. <ref>Citato nell'articolo di Alberto Testa ''Grande Balanchine insieme a Prokofiev'' in ''La Repubblica'' del 18 aprile 1986</ref>
 
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