'Ala' al-Din II di Delhi: differenze tra le versioni

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Con la sconfitta di Iqbalmand cessò il pericolo proveniente da nord; a quel punto le forze del sultanato poterono essere rivolte in direzione opposta per depredare i ricchi Stati del sud. La politica espansionista di ʿAlāʾ-ud-dīn seguì due linee guida: inviare dei comandanti fidati alla testa delle spedizioni e imporre dei tributi anziché tentare direttamente l'annessione. Il sultano si rese conto infatti che guidare le spedizioni in prima persona avrebbe significato abbandonare le ricche regioni di Delhi e del [[Doab]] che assicuravano la sopravvivenza dello Stato e il potere dello stesso Sultano; inoltre voler imporre il dominio diretto sugli Stati a sud della barriera geografica costituita dai monti [[Vindhya]] e dal fiume [[Narmada]] avrebbe significato guerre lunghe e dispendiose, perciò preferì imporre ai territori invasi un grosso riscatto per ottenere la fine dell'occupazione e un tributo annuale.
 
Già nel 1294 ʿAlāʾ-ud-dīn aveva saccheggiato Devagiri, mentre nel 1297 aveva conquistato e annesso il [[Gujarat]]. Nel 1307 attaccò nuovamente Devagiri, il cui sovrano [[Shankaradeva]] si era rifiutato di pagare il tributo imposto in precedenza, e il regno fu conquistato definitivamente divenendo la base operativa per le successive spedizioni nel [[Deccan]]; da qui partì per sconfiggere i [[Rajput]], nel 1309 occupò il regno dei [[Kakatiya]] e infine nel 1310 l'esercito di ʿAlāʾ-ud-dīn razziò il [[regno [[Pandya]] nell'estremo sud del [[subcontinente indiano]]. Quando ʿAlāʾ-ud-dīn morì, gran parte del Deccan fu posto sotto tributo da parte di Delhi ma significativamente soltanto Devagiri fu annessa direttamente al Sultanato, mentre solo l'[[Orissa]] e il [[regno Pandya]] rimasero completamente indipendenti.<ref>a) Wolpert, p. 112; Torri, p. 204.</ref>
 
== Relazioni familiari ==