Onnipotenza: differenze tra le versioni

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Il Teismo Dipolare afferma che in ogni coppia, entrambe le caratteristiche contengono un qualche elemento di ''bene''. Pertanto, al fine di inglobare tutte le perfezioni, Dio deve comprendere il bene in ''entrambe'' le caratteristiche e non può essere limitato ad una, perché un Dio limitato da una ne soffrirebbe i relativi limiti e mancherebbe di bene nell'altra. Per esempio, vi è del "bene" nell'essere giusto e anche del bene nell'essere misericordioso. Nell'essere giusto, Dio determina che il bene viene ricompensato e il male punito. Nell'essere misericordioso, Dio perdona coloro peccano. Ne consegue, quindi, che un Dio che fosse ''solo'' giusto o ''solo'' misericordioso sarebbe meno che perfetto. Il teismo dipolare sostiene che un Dio perfetto deve incorporare il bene in ''entrambe'' tali caratteristiche. Quindi, un Dio perfetto ha le caratteristiche "buone" della giustizia ''e'' le caratteristiche buone della misericordia. In alternativa, c'è del bene nell'avere il potere assoluto e del bene nel guidare con la persuasione. Un Dio che sia perfetto non può governare unicamente con la [[predestinazione]], perché poi gli mancherebbe il bene di un Dio che guidi con la persuasione. Dio deve dunque incorporare il "bene" in termini di potenza e di persuasione. Da questa conclusione, alcuni rifiutano l'esistenza di un Dio onnipotente.</ref>
 
Le opere più popolari che propongono questo punto sono di [[Harold Kushner]] (nell'[[Ebraismo]]). La necessità di una visione modificata dell'onnipotenza è stata anche articolata da [[Alfred North Whitehead]] nei primi anni del [[XX secolo]] e sviluppata dal succitato filosofo [[Stati Uniti d'America|statunitense]] Charles Hartshorne. Hartshorneche ha sostenuto le sue tesi nel contesto del sistema teologico noto come "Teologia del Processo".
 
La questione dell'onnipotenza divina è stata ampiamente dibattuta nella [[Scolastica (filosofia)|Scolastica]] medievale in particolare a partire dalla riflessione di [[Tommaso d'Aquino]], anche se gli antecedenti si possono rintracciare già nella teologia scientifica di Teodorico di Chartes. Il dibattito verte su due termini principali ''potentia absoluta'' e ''potentia ordinata dei''. Per l'Aquinate la ''potentia ordinata'' è rappresentata nel piano dell'ordine naturale, mentre la possibilità di Dio di agire ''de potentia absoluta'' gli è garantita dalla sua posizione prospettica privilegiata, quella fuori da tempo, come il ''man on the tower'' chaucheriano. Le due grandi posizioni alternative all'interno del dibattito sono quelle che verranno costituite da [[Duns Scoto]] e [[Guglielmo d'Ockham]]. Scoto dà della ''potentia dei'' un'interpretazione politico-giuridica a cui se ne aggiunge una che si rifà al ''locus'' teologico dell'uomo inteso come ''viator''. Il primo argomento è esteso a tutte le creature razionali che infatti possono agire ''ordinate'', ovvero ''de iure'', oppure ''absolute'', ovvero ''de facto''. La possibilità d'azione ''de facto'' è legata alla possibilità di soprassedere alle leggi: così un re può modificare la legge mondana, ma deve sempre rispettare quella divina. Dio non deve sottostare dunque ad alcun tipo di legiferazione che non possa modificare e in questo si costituisce la sua onnipotenza.

La seconda argomentazione scotista si riferisce alle accuse che evidenzierebbero nell'azione divina ''de potentia absoluta'' un agire divino ''inordinate'' e dunque un segno d'imperfezione e dunque di qui la contraddizione (questa è per altro la posizione di Ockham). Scoto risponde che l'uomo dalla sua posizione di ''viator'' potrebbe cogliere come ''inordinate'' un cambiamento che invece dall'onnisciente prospettiva divina era sempre stato concepito come parte dell'ordine cosmico. La contraddizione dunque sarebbe insussistente per l'incapacità umana di afferrare pienamente l'agire divino. Ockham si pone in contrasto con la concezione Scotista affermando che qualunque modificazione ''absolute'' dell'ordine naturale sarebbe sintomo dell'imperfezione divina poiché nel momento della creazione Dio dovrebbe aver ordinato la natura nel miglior modo possibile e solo un errore lo costringerebbe a metterci mano, da qui la contraddizione. La ''potentia absoluta'' era la possibilità divina di scegliere a un certo ''t{{apici e pedici|b=0}}'' tra un'infinità di mondi possibili il mondo che poi da ''t{{apici e pedici|b=1}}'' sarebbe proseguito ''ordinate'' attraverso le leggi naturali che lo costituivano. Un'obiezione possibile alla tesi ockhamista è costituita dagli eventi miracolosi che sono però collocati da Ockham negli avvenimenti ''de potentia ordinata'' ovvero rispondenti alle leggi di natura che trasgredirebbero solo apparentemente. L'importanza della posizione del ''venerabilis inceptor'' sta nell'invenzione del concetto di mondo possibile e quindi nel suo collocarsi come antecedente diretto alla teoria dei mondi possibili e del mondo migliore di [[Leibniz]]. Il dibattito medievale proseguì dopo questi segnavia su due vie distinte: quella scotista, inaugurata dal ''doctor soctlissubtilis'', e quella ockhamista, inaugurata dal ''doctor invincibilis''.
 
=== Motivi scritturali ===