Francesco Guicciardini: differenze tra le versioni

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=== La critica secentesca ===
[[File:Anthonis van Dyck 030.jpg|thumb|right|[[Antoon van Dyck]], Ritratto equestre di Anton Giulio Brignole Sale, [[1627]]]]
«L’angolo di prospettiva dal quale si prese a considerare, nella prima metà del secolo XVII, l’opera guicciardiniana, la posizione di questa nel giudizio dei lettori secenteschi, sono bene indicati da uno spirito acuto dell’epoca, [[Anton Giulio Brignole Sale|A. G. Brignole Sale]] (1636): «quindi non per altro, a mio giudizio, porta pregio il Guicciardini sopra il [[Paolo Giovio|Giovio]], sol che questi, qual pittor gentile, de’ soggetti ch’egli ha per le mani colorisce agli occhi altrui con vivacissimi ritratti, senza inviscerarsi, la superficie, quegli per contrario, qual esperto notomista, trascurando anzi dilacerando la vaghezza della pelle, vien con l'acutezza della sua sagacità fino a mostrarci il cuore e il cervello de’ famosi personaggi ben penetrato»<ref>A. G. BRIGNOLE-SALE, ''Tacito abburatato'', Genova, 1643, Disc. IV, p. 133.</ref>. All’affiatamento con lo spirito dell’opera guicciardiniana si accompagnò, sul piano letterario, una migliore intelligenza del suo stile, di cui si cominciò ad ammirare, superando le pedanti riserve linguistiche, la scorrevolezza, l’intima misura e precisione pur nel tono sostenuto<ref>«Or chi non vede – scriveva il Tassoni – che questo è uno stil maestoso e nobile, quale appunto conviensi alla grandezza delle cose proposte e alla prudenza politica dell'Istorico che le tratta? e che non ostante i periodi sien tutti numerosi e sostenuti, per esser ben collocate le parole fra loro, e però l'ordine, e 'l senso facile e piano in maniera che 'l lettore non trova scabrosità né intoppi, come nello stil del Villani, che va saltellando e intoppando a ogni passo etc... ». A. TASSONI, Pensieri diversi, Venezia, 1665, libro IX, p. 324. Il legame del pensiero politico tassoniano con quello del G. (incluso, a differenza del Machiavelli, tra gli storici della «prima schiera» con Comines e Giovio, ossia considerato pari agli antichi; v. cap. XIII del libro X dei Pensieri) e del Machiavelli è noto: i due fiorentini, come dice il Fassò, furono «i due poli» a cui si volse la sua riflessione politica. (Introduz. a TassoNI, Opere, Milano-Roma, 1942, p. 49).</ref>. Tuttavia, proprio dal piú accreditato esponente letterario del tacitismo, [[Traiano Boccalini|T. Boccalini]] (1612), fu formulato un giudizio tra i meno benevoli alla Storia<ref>T. BOCCALINI, ''Ragguagli di Parnaso e Pietra del paragone politico'', I, Bari, 1910, Cent. I, ragg. VI.</ref>.»<ref>{{cita libro|titolo=I classici italiani nella storia della critica: Da Dante al Marino|autore=[[Walter Binni]]|editore=[[Nuova Italia]]|anno=1970|pp=493}}</ref>
 
=== Il giudizio di Francesco De Sanctis ===