Danilo Abbruciati: differenze tra le versioni

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|GiornoMeseMorte = 27 aprile
|AnnoMorte = 1982
|Attività = criminalemafioso
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , uno dei boss dell'organizzazione mafiosa romana [[Banda della Magliana]]
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==Biografia==
===Gli inizi===
Figlio del pugile [[Otello Abbruciati]] (detto ''il Moro'', per via della sua carnagione scura), campione italiano dei [[Pesi piuma]] e dei [[Pesi leggeri|leggeri]]<ref>[http://news.boxeringweb.net/la-storia/la-boxe-nella-storia/4495-otello-qil-moroq-abbruciati-un-grande-degli-anni-trenta-.html Otello "il moro" Abbruciati : un grande degli anni trenta] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140409053855/http://news.boxeringweb.net/la-storia/la-boxe-nella-storia/4495-otello-qil-moroq-abbruciati-un-grande-degli-anni-trenta-.html |data=9 aprile 2014 }}</ref>, Danilo nasce al [[Trionfale]], quartiere della zona nord di [[Roma]] per poi trasferirsi, successivamente, con l'intera famiglia, nella zona di [[Primavalle]], cimentandosi lui stesso nell'arte del pugilato per poi abbandonare la disciplina per mancanza di rigore e perfezione nella pratica, richiestagli da suo padre e suo allenatore.<ref>[http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/08/03/news/danilo_abbruciati-19953483/ Danilo Abbruciati], Biografia su [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]</ref> Dalla figura paterna (padre-padrone) e dalla frustrazione di non sentirsi mai all'altezza, nonostante fosse molto promettente anche nel pugilato, nasce la sua ribellione e la sua voglia di rivalsa.
 
La sua carriera da criminale inizia quando, appena compiuta la maggiore età, comincia a frequentare un gruppo di ragazzi della buona società romana che ben presto si trasforma in una vera e propria ''batteria'' di rapinatori, denominata dalla stampa come la ''Gang dei Camaleonti'' che, nel biennio [[1964]]/[[1965]], si specializza in furti nelle abitazioni dei ricchi quartieri capitolini e che gli procura la sua prima condanna (a 4 anni) detentiva. Nel [[1967]], intanto convive con Claudia e nel [[1970]], nasce la loro unica figlia.
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===La Banda della Magliana===
{{vedi anche|Banda della Magliana}}
Tornato di nuovo libero, nel luglio del [[1979]], Abbruciati trova una situazione del tutto nuova tra le strade della capitale, una nuova banda di criminali, infatti, sta mano a mano prendendo il controllo dei traffici illeciti della città: la [[Banda della Magliana]]. Grazie all'incontro con i vecchi amici del Testaccio, Abbruciati entra in contatto con i boss di quel nascente clan, [[Enrico De Pedis]] e [[Franco Giuseppucci]], con i quali riallaccia vecchi rapporti di collaborazione e inizia a lavorare con loro (e assieme aalla sua nuova amante, [[Fabiola Moretti]] sua vecchia conoscenza e da sempre innamorata di lui) nello smercio della droga nel quartiere.<ref>{{YouTube|autore=HistoryChannelItalia|id=toStII2Uz8s|titolo=Antonio Mancini racconta - Danilo Abbruciati il Camaleonte|data=3 dicembre 2010}}</ref>
 
Come poi riferirà anni dopo, un altro dei capi della Magliana, [[Maurizio Abbatino]], interrogato dagli inquirenti nell'istruttoria del processo che vedrà alla sbarra tutta quell'organizzazione malavitosa romana, nel [[1992]]: "''prima dell'omicidio di Franco Giuseppucci, avevano cominciato a gravitare intorno alla nostra banda, più precisamente nell'orbita di "Renatino" (De Pedis, ndr), Paolo Frau e Danilo Abbruciati. Quest'ultimo era stato uno dei boss della malavita romana, ma, a seguito dell'emergere della nostra banda e dei cambiamenti che ciò induceva nell'ambiente malavitoso, si era trovato "cane sciolto", per questo motivo si era avvicinato a De Pedis, cercando di rientrare nel giro, insieme al Frau che era il suo "tirapiedi"''."<ref name="ordinanza">[https://nottecriminale.wordpress.com/2011/11/14/banda-della-magliana-la-vera-storia-in-esclusiva-l%E2%80%99intera-ordinanza-di-sentenza/ Banda della Magliana: la vera storia. In esclusiva, l'intera ordinanza di sentenza]</ref>
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Un profilo criminale a tutto tondo quindi, quello di Abbruciati, che poteva godere del rispetto da parte degli altri malavitosi che lo temevano e che avrebbero pagato a duro prezzo qualsiasi affronto nei suoi riguardi. Come, ad esempio avvenne a due esponenti della criminalità romana, Roberto Belardinelli (detto Bebbo) e Massimo Barbieri. Con il primo il motivo del contendere fu una banale rissa in un locale notturno capitolino, nel corso della quale Abbruciati esplose alcuni colpi di pistola all'indirizzo del Belardinelli che si dette alla fuga e che, come spiega Fabiola Moretti interrogata dal giudice istruttore, iniziò una guerra personale contro Abbruciati che trovò la fine con un morto ammazzato e innocente. La Moretti spiega che ''Bebo sparò raffiche di mitra contro le auto parcheggiate in via dei Ponziani. Infine sequestrò Oscaretto Meschino, per farsi dire, a suon di botte, dove potesse trovare Danilo. Infine una mattina che Danilo doveva incontrare Umbertino Cappellari sulla via del Mare dove, all'altezza della deviazione per Fiumicino, questi aveva un magazzino di lampadari, Bebo Belardinelli si trovò sul posto e uccise Umbertino, sotto gli occhi del figlio Pino, tossicodipendente: per sua fortuna Danilo era arrivato in ritardo all'appuntamento, sicché al suo posto morì il Cappellari.''
 
Lo scontro con Massimo Barbieri fu causato, invece, da un festino organizzato da quest'ultimo con la madre di sua figlia e con la sorella. Il Camaleonte non accettò questa mancanza di rispetto e cercò di vendicarsi uccidendo Barbieri ma, tradito dalla pistola, inceppatasi all'ultimo momento, lo pestò a sangue con il calcio dell'arma stessa. Dal canto suo, Barbieri cercò di vendicarsi attentando alla vita di Abbruciati con un colpo di pistola alla tempia. Il proiettile, che il Camaleonte decise di far rimuovere solo a vendetta eseguita, però non lo uccise e non lasciò conseguenze gravi, segnando tuttavia la condanna a morte dell'attentatore. Come se non bastasse, Barbieri si rese responsabile del rapimento e delle sevizie a danno di Fabiola Moretti, amante di Abbruciati. La tanto attesa occasione per la vendetta venne offerta ai Testaccini da un compare di Barbieri, Angelo Angelotti, il quale sfruttò il dissidio dell'ex amico con gli esponenti della banda per sbarazzarsi di lui, in quanto segretamente innamorato della moglie. Attirato con una scusa a un droga party presso un'abitazione di Ladispoli, Barbieri venne narcotizzato e legato per poi essere torturato per ore con un coltello da Abbruciati e De Pedis. Una volta ucciso, il suo corpo venne carbonizzato e abbandonato nella campagna romana.
 
===La morte===