Locri Epizefiri: differenze tra le versioni

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Già Timeo<ref>FGrH 566 F 43</ref> era a conoscenza di tale storia e, a suo parere, alludeva a una contesa poetica tra [[Aristone]] di ''Reghion'' ed Eunomo di Locri, vinta peraltro da quest'ultimo. [[Eliano]]<ref>Nat. an. V, 9.</ref> parla di una controversia tra gli abitanti di ''Reghion'' e quelli di Locri a proposito del diritto di transitare o lavorare i campi appartenenti al territorio di confine. A questa leggenda potrebbe riferirsi quanto riporta [[Aristotele]]<ref>Rhet. II, 22, 8; III, 2, 6</ref> che dice di rifarsi a [[Stesicoro]] circa un [[proverbio]], noto ai locresi, che raccomandava di temere il canto delle cavallette, volendo alludere con questo al pericolo di un'invasione dei ''Reghini''. Va ricordato che la notizia del silenzio delle cicale reggine, che si contrapponeva al canto di quelle di Locri, compare pure in [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]].<ref>Nat. Hist., XI, 95.</ref>
 
[[Strabone]] dà una spiegazione del fenomeno in termini razionalistici sostenendo che, siccome le cicale locresi si trovavano al sole, le loro membrane potevano asciugarsi dalla rugiada e quindi permettere il canto, mentre quelle reggineregine, poste in una zona d'ombra, avevano sempre le membrane umide.<ref>Strab. VI, 1, 6.</ref>
 
== Archeologia ==